2021-07-03
Botta e risposta sul senso della malattia
Nel riquadro Deborah Giovanati (IStock)
Mario, rimasto paralizzato, ha chiesto il suicidio assistito e replica a Deborah Giovanati: «Dolori e complicanze, per me è diventata solo sopravvivenza». La consigliera milanese affetta da sclerosi: «La tua vita vale come prima, prego per te».Lo scorso 19 giugno, su queste colonne, Deborah Giovanati (consigliera di zona 9 a Milano, affetta da sclerosi multipla) scrisse una lettera a Mario (nome di fantasia), ragazzo marchigiano che ha richiesto il suicidio assistito in Italia dopo un incidente che lo ha paralizzato. Mario ha risposto e lo scambio prosegue.Buongiorno Deborah, sono Mario e il mio nome è di fantasia perché l'ho chiesto io per preservare la mia privacy e quella della mia famiglia per non aver la processione mediatica e di persone a casa. Lo Stato non mi paga per uccidermi semmai si attiene ad una sentenza della Corte Costituzionale secondo cui un malato in determinate condizioni ha il diritto di porre fine alle proprie sofferenze in Italia, vicino i propri cari anziché essere costretto ad esiliare all'estero spendendo più di 12.000 euro. Lo Stato non mi pagherebbe la morte, se dovessi pagare il farmaco lo pagherei. Lo Stato non dà l'opzione di morire: ognuno è libero di scegliere ciò che vuole. Potrei scegliere le cure palliative che sarebbero un suicidio assistito con la differenza che si viene sedati e non si sa per quanti giorni il proprio corpo regga, ma sarebbe un'agonia infinita per me e i miei cari. L'associazione Luca Coscioni non mi sta usando come scrive lei, mi dispiace che pensi queste cose, ma ognuno ha le proprie idee e vanno rispettate, l'associazione l'ho contattata io meno di un anno fa quando dopo aver fatto tutti i documenti e ricevuto il semaforo verde ero pronto per andare a morire in Svizzera, scrissi loro una mail ringraziandoli per le battaglie che facevano e dove stavo andando, loro mi consigliarono di provare in Italia perché c'era qualche possibilità, ora insieme abbiamo ottenuto un traguardo importante per tutte le persone malate o gravemente disabili, il diritto di decidere a casa nostra sulla nostra vita, quando è ora di porre fine alle sofferenze, la stessa associazione porta avanti battaglie a favore dei disabili, gli ausili sempre per i disabili, per il diritto alla scienza e alla salute e tante altre fra cui le libertà civili. Tutti hanno diritto alle cure, alla medicina e alla scienza anche perché in questi anni se non mi fossi affidato a loro sarei passato già a miglior vita. Preciso una cosa, ognuno di noi è differente dall'altro e vede la vita e la morte in maniera diversa, ha un livello e limite del dolore, della dignità diversa e va rispettata qualunque sia la sua decisione. Io e la mia famiglia stiamo bene, ho tutti gli aiuti economici, tutti gli ausili, infermieri, fisioterapia, assistenti sociali, assistenza giornaliera. Ho tutto e di più, fortunatamente in questi anni non mi è mancato nulla, la stessa associazione appena ci siamo conosciuti mi ha chiesto se avevo bisogno sia di assistenza personale sia di aiuto economico. In questi anni ho provato di tutto per recuperare qualcosa di autonomia andando in centri di riabilitazione, ho chiamato i centri più importanti in Italia, in Europa, in America dove curano le lesioni midollari ma per ora non c'è speranza, sono paralizzato dal collo in giù e non sento più nulla del mio corpo, da anni i dolori e le complicanze fisiche sono in continuo aumento e per me questa è diventata sopravvivenza, tutte le umiliazioni che si subiscono giornalmente e tante altre cose che non sto qui a specificare, non sono più sopportabili e la decisione di farla finita è mia visto che fortunatamente sono pienamente cosciente e non sono arrabbiato con niente e nessuno, sono la persona più tranquilla al mondo, non ho né rimorsi né rimpianti, ho fatto e avuto tutto prima dell'incidente, ho accettato la disabilità senza mai piangermi addosso e sono altrettanto sereno per morire. Ammiro chi non fa la mia scelta, sicuramente è più forte di me e io sarò più fragile mentalmente, nel sopportare dolori e quant'altro, ora la saluto e le auguro buona fortuna e tanta salute, spero guarisca dalla sua malattia e non sarò io a farle cambiare idea: lei è libera di pensare diversamente da me, non ci vedremo e non risponderò ad eventuali repliche perché quelle forze che mi rimangono le devo tenere per altre cose. Carissimo Mario, ti ringrazio per avermi risposto. Non sai quanto mi dispiace che non ci potremo vedere, conoscere, incontrare. Perché in quella circostanza non avrei voluto parlare di sentenze o battaglie politiche, ma solamente poterti conoscere. Chiederti chi sei, che musica ti piace, quali sia il tuo film preferito. E chissà, magari saremmo diventati buoni amici, o magari invece ti sarei stata proprio sulle scatole. Ma per scoprirlo dobbiamo per forza incontraci. Vivere per poter incontrare ancora una volta una persona sconosciuta. In fondo tutta la nostra vita è fatta di incontri «apparentemente» casuali, e anche ora puoi aprire la tua porta per un nuovo incontro. Comunque ti ringrazio di questo piccolo pezzo di strada fatto per corrispondenza e ti chiedo ancora una volta di vederci prima di andare fino in fondo al suicidio. Ora mi è impossibile dimenticarti, e la tua decisione mi distrugge. Se ti avessi visto compiere questo gesto disperato, senza la tua disabilità, in piedi, io ti avrei fermato. Ed è la stessa cosa in questo momento. La tua vita è importante anche ora, non un briciolo di meno rispetto a prima. Si può essere essere indifferenti rispetto ad un uomo che chiede di morire? Io non ci riesco. Continuerò a pregare per te. Un abbraccio.
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