2022-09-30
Centrodestra in ansia per il caso Lombardia
Letizia Moratti (Imagoeconomica)
La Moratti fa capire alla coalizione che correrà in ogni caso per il Pirellone e rifiuterà un posto da ministro. E su Rai 3 rilancia: «Il passaggio di testimone era nei patti». Braccio di ferro in vista su Fontana tra Lega e Fdi. Il Terzo polo intanto è alla finestra.La mossa del cavallo è buttar giù qualcuno dalla torre. Per Letizia Moratti, ospite del programma di Marco Damilano su Rai 3, l’indiziato è Attilio Fontana. «Sono stata chiamata da lui in un momento molto difficile durante la pandemia e ho accettato per amore della mia regione, anche perché l’impegno era continuare. Sono state fatte delle promesse». È il primo nodo del centrodestra vincitore, il conduttore de Il cavallo e la torre la definisce «la guastafeste». Lei non vorrebbe esserlo ma non può fare a meno. «In questi due anni ho costruito una rete civica per capire istanze e proposte della gente. Adesso aspetto una decisione. E non andrò a fare il ministro a Roma perché ritengo che il mio valore aggiunto sia rimanere qui». Con un omerico cortocircuito: l’attuale vicepresidente della Lombardia, tornata locomotiva del Paese, oggi è anche la collaboratrice più vicina al numero uno Fontana e fra sei mesi potrebbe essere sua acerrima rivale nella corsa alla rielezione.L’affaire Moratti è un cuneo piantato nel fianco del centrodestra in vista della battaglia elettorale per Palazzo Lombardia del marzo 2023. Tempo fa Matteo Salvini aveva lanciato la ricandidatura di Fontana, forte del primato leghista sul territorio e del recupero d’immagine del governatore dopo il salto di qualità della campagna vaccinale e l’archiviazione delle inchieste pandemiche, rivelatesi flop strumentalizzati dalla sinistra nel tentativo di dare una spallata al governo regionale durante il periodo più tremendo del Covid. Atteggiamento politico di infimo livello. Lo stesso Fontana ha accettato l’offerta di tentare il bis: «Nel Paese c’è una maggioranza nuova, solida, coesa. Avremo un governo in carica per i prossimi cinque anni e così sarà per la Lombardia, con me, nel prossimo futuro. Il fatto che il centrodestra sia oltre il 50% conferma che il modello Lombardia è vincente».La strategia si scontra con la ferrea volontà di una delle lady più prestigiose del quadrilatero Vip milanese. A 72 anni, Moratti ha spiazzato gli alleati lanciando l’idea di una sua lista civica ed è pronta a scendere in campo in autonomia e a sfidare tutti, esattamente come fece Gabriele Albertini nel 2013 quando partecipò alla corsa regionale contro Roberto Maroni. Gli effetti furono disastrosi (4% e nessun appeal fuori dalla cerchia dei Navigli), ma l’azione di disturbo consentì a Umberto Ambrosoli di arrivare a pochi punti dal candidato leghista (42-38). Oggi la situazione è diversa. La Lega è uscita ridimensionata dalle elezioni e Fratelli d’Italia (che l’ha doppiata anche in Lombardia) potrebbe voler riconsiderare il candidato governatore, intestandosi proprio la Moratti insieme con Forza Italia. Salvini ha sentito puzza di bruciato e ha commentato: «Squadra che vince non si cambia. Do per scontato che la vice governatrice di centrodestra, che lavora a sostegno del governatore di centrodestra, sia a disposizione del centrodestra». La risposta di Ignazio La Russa non è stata rassicurante: «Non accamperemo pretese ma una riflessione sulla candidatura della Moratti va fatta. Non ci fosse stato il caso della Sicilia (polemiche sul nome di Renato Schifani, che poi ha vinto, ndr), la ricandidatura di Fontana sarebbe stata automatica. Ora non è più automatica ma resta un principio importante». Per Palazzo Pirelli si era fatto il nome anche di Giancarlo Giorgetti, ma è probabile che la sua figura venga spesa nell’esecutivo.Proprio per evitare lo showdown, nei giorni scorsi a lady Moratti è stato proposto invano un ministero. Ex ministro dell’Istruzione, ex sindaco di Milano ed ex presidente della Rai, avrebbe il profilo istituzionale perfetto per ricoprire un ruolo di primo piano a Roma. Ma chi la conosce fa sapere: «Ha ringraziato e detto no, lei vuole candidarsi a casa sua per finire il lavoro cominciato sulla Sanità lombarda». Dove dal suo arrivo ogni polemica si placò, sia per l’innegabile capacità organizzativa, sia per le solide relazioni della potente famiglia milanese dentro il sistema dei media. «Io corro da sola», ma non ci crede nessuno. Alla finestra, pronti ad accoglierla, ci sono Carlo Calenda e Matteo Renzi, con i quali un accordo è più che possibile: in alcune città della Lombardia (Milano centro, Bergamo, Brescia, Como e Lecco) il Terzo Polo è andato oltre il 10% e Moratti sarebbe la testimonial perfetta per sdoganare i socialdemocratici riformisti travestiti da liberali. Spiega il segretario regionale Niccolò Carretta: «In Azione vogliamo costruire una proposta competitiva, efficace e migliorativa, per la Lombardia». Una scelta legittima e al tempo stesso singolare, poiché tutti ricordano le feroci critiche che la neonata Azione aveva mosso alla Moratti medesima - accodandosi alla Cgil, ai Cobas e all’ultrasinistro Pierfrancesco Majorino - agli albori della campagna vaccinale. In una deriva impressionista, se il Pd lombardo dovesse tenere lontano il Movimento 5 stelle dalla coalizione e imbarcare il Terzo polo, ecco che l’attuale vice di Fontana si accaserebbe di fatto sotto le bandiere rosse. Raggiungendo la cognata Milly pur rimanendo ferma.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)