2021-01-23
L’ente creato da Wojtyla difende Joe dai «veleni della Chiesa americana»
Cortocircuito del Pontificio istituto teologico oggi guidato da monsignor Vincenzo Paglia: veste i panni dell'avvocato dell'ortodossia di Joe Biden attaccando chi è rimasto nel solco della tradizione. Per poi pentirsi e cancellare tuttoChe il Pontificio istituto teologico voluto da san Giovanni Paolo II per approfondire gli studi su matrimonio e famiglia, da quando è sotto la guida del gran cancelliere monsignor Vincenzo Paglia avesse cambiato rotta, lo si sapeva. Il forte aggiornamento dei piani di studio e il conseguente allontanamento dei docenti di teologia morale e fondamentale - Livio Melina e José Noriega -, avvenuti nel 2019, sono solo alcuni dei tanti indizi del nuovo corso, ben diverso da quello dato all'Istituto dal compianto cardinale Carlo Caffarra, che nel gennaio 1981 aveva ricevuto dal pontefice polacco l'incarico di fondarlo.Già si sapeva, insomma, che la musica era cambiata. E pure molto. Ciò nonostante, mai ci si sarebbe aspettati di assistere allo spettacolo delle ultime ore, con l'Istituto per il Matrimonio e la famiglia di papa Wojtyla vestire i panni dell'avvocato dell'ortodossia del 46º presidente degli Stati Uniti d'America, Joe Biden. Un fatto quanto meno singolare, se si pensa che a muover critiche al nuovo inquilino della Casa Bianca - e proprio a riguardo della necessità, per il presidente, di agire come un cattolico coerente - sono in questi giorni stati coloro che più di tutti ne conoscono la carriera politica, ossia i vescovi americani.Più precisamente, è stato monsignor José H. Gomez, presidente della Conferenza episcopale Usa, a scrivere una sobria dichiarazione all'indirizzo del neopresidente democratico in cui ricorda il «dovere di proclamare il Vangelo in tutta la sua verità e potenza [...] anche quando quell'insegnamento è scomodo». Non solo. Gomez ha pure sottolineato che c'è da augurarsi che Biden e il suo staff, più che «imporre ulteriori espansioni dell'aborto e della contraccezione, come ha promesso», si decidano a lavorare «con la Chiesa [...] per affrontare i complicati fattori culturali ed economici che conducono all'aborto e scoraggiano le famiglie». Ebbene, rispetto a tutto questo, l'Istituto guidato da monsignor Paglia che cosa ha fatto? Ha condiviso sulla propria pagina Facebook un articolo pubblicato su Huffington Post di Maria Antonietta Calabrò, intitolato «Un cattolico alla Casa Bianca tra i veleni della chiesa americana», nel quale si riportano voci di studiosi secondo i quali Biden avrebbe solo un problema con la Chiesa americana, anzi neppure con tutta, bensì solo con «quella che si è modellata a partire dalle nomine episcopali dei due pontificati precedenti, sulla retorica dei principi non negoziabili». In pratica, il Pontificio istituto voluto da Giovanni Paolo II ha pubblicato un articolo in cui si criticano i vescovi americani scettici verso Biden in quanto rei d'essere rimasti nel solco dottrinale dello stesso Papa polacco. Un cortocircuito logico come se ne sono visti pochi.Prova ne sia che sotto quel post, sulla pagina dell'Istituto, sono in poche ore fioccate decine di commenti critici, diversi dei quali peraltro da parte proprio di ex studenti, che si son detti increduli per una difesa del nuovo presidente Usa così sentita che forse solo Kamala Harris, la sua vice, avrebbe potuto fare di meglio. Addirittura, per difendere la linea notoriamente abortista del «cattolico» Biden, l'amministratore della pagina Facebook dell'Istituto pontificio si è spinto alla difesa della pratica abortiva, sia pure paludata con surreali sofismi.Per esempio, rispondendo a chi faceva notare che l'ex vice di Obama ha più volte difeso il diritto di abortire - non esattamente una posizione cattolica -, si è scritto che «difendere il diritto all'aborto non significa difendere l'aborto»; che sarebbe un po' come affermare che difendere il diritto di assumere sostanze stupefacenti non significa difendere la droga. Ennesimo cortocircuito.Sbigottiti sia dall'articolo pro Biden sia dalle spiazzanti risposte date in sua difesa, piegando con disinvoltura la dottrina cattolica all'agenda democratica, parecchi follower della pagina Facebook dell'Istituto hanno espresso in tanti commenti la loro indignazione. Così, in poche ore, sotto il post a difesa del presidente Usa - e di fatto contro i vescovi americani - si sono addensate decine di critiche che devono aver messo all'angolo l'amministratore della pagina, costringendolo alla resa.Tanto che alla fine c'è stato un ulteriore colpo di scena: la rimozione del post della discordia. Tutto cancellato: l'articolo della Calabrò e le critiche degli utenti. Un tentativo di retromarcia abbastanza goffo considerando che, nel frattempo, La Verità aveva ampiamente provveduto ad eseguire degli screenshot immortalanti la schermata scomparsa, con tanto di commenti. Cosa sia successo nella cabina di regia social dell'Istituto per il Matrimonio e la famiglia, insomma, resta così poco chiaro. Anche se la sensazione è che la vicinanza manifestata dall'Istituto per il Matrimonio e la famiglia a Biden fosse forte e sincera. Non pareva, insomma, un fuoco di Paglia.
«Ci sono forze che cercano di dividerci, di ridefinire la nostra storia e di distruggere le nostre tradizioni condivise. La chiamano la cultura woke». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un video messaggio al gala 50esimo anniversario della National Italian American Foundation a Washington. "È un tentativo di cancellare la storia fondamentale degli italoamericani e di negare il loro posto speciale in questa nazione. Non glielo permetteremo. Il Columbus Day è qui per restare», ha aggiunto il presidente del Consiglio ringraziando Donald Trump per aver ripristinato quest'anno la celebrazione.
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L'amministratore delegato e direttore generale di Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma premiato a Washington
L’amministratore delegato del Gruppo FS Italiane ha ricevuto il Premio Dea Roma della National Italian American Foundation per il contributo alla modernizzazione delle infrastrutture di trasporto e alla crescita sostenibile del Paese.
La NIAF (National Italian American Foundation) ha conferito a Stefano Antonio Donnarumma, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo FS Italiane, il Premio NIAF Dea Roma come leader nell’eccellenza ingegneristica per la crescita nazionale e l’infrastruttura sostenibile.
La cerimonia si è svolta sabato 18 ottobre 2025 durante il Gala del 50° Anniversario della NIAF, all’Hotel Washington Hilton di Washington D.C. negli Stati Uniti d’America. Il riconoscimento è stato assegnato per evidenziare il ruolo cruciale svolto da Donnarumma nella trasformazione e modernizzazione delle infrastrutture di trasporto italiane, con un forte impegno verso la sostenibilità e l’innovazione.
«È un vero onore ricevere questo premio che ho il piacere di dedicare a tutti gli italiani che creano valore sia nel nostro Paese che all’estero e diffondono principi volti a generare competenze specifiche nell’ambito dell’ingegneria, della tecnologia e dell’innovazione. Nel Gruppo FS Italiane abbiamo avviato quest’anno un Piano Strategico da 100 miliardi di euro di investimenti che rappresenta un motore fondamentale per la crescita e lo sviluppo del Paese». ha dichiarato Stefano Antonio Donnarumma.
Sotto la guida di Donnarumma, il Gruppo FS sta promuovendo importanti progressi nello sviluppo di linee ferroviarie ad Alta Velocità e nelle soluzioni di mobilità sostenibile, contribuendo a collegare le comunità italiane e a supportare gli obiettivi ambientali nazionali. Il Piano Strategico 2025-2029 include diversi interventi per migliorare la qualità del servizio ferroviario, costruire nuove linee ad alta velocità e dotare la rete del sistema ERTMS per garantire maggiore unione fra le diversi reti ferroviarie europee. Più di 60 miliardi è il valore degli investimenti destinati all'infrastruttura ferroviaria, con l'obiettivo di diventare leader nella mobilità e migliorare l’esperienza di viaggio. Questo comprende l’attivazione di nuove linee ad alta velocità per collegare aree non ancora servite, con l'obiettivo di aumentare del 30% le persone raggiunte dal sistema Alta Velocità. Sul fronte della sostenibilità, inoltre, il Gruppo FS - primo consumatore di energia elettrica del Paese con circa il 2% della domanda nazionale – si pone l’obiettivo di decarbonizzare i consumi energetici attraverso la produzione da fonti rinnovabili e l’installazione di oltre 1 GW di capacità rinnovabile entro il 2029, pari al 19% di tutti i consumi del Gruppo FS, e di circa 2 GW entro il 2034. Fondamentale è anche il presidio internazionale, con una previsione di crescita del volume passeggeri pari al 40%.
Il Gruppo FS ha infatti inserito lo sviluppo internazionale tra le sue priorità, destinando una quota significativa degli investimenti al rafforzamento della propria presenza oltre confine. L’obiettivo è consolidare il posizionamento del Gruppo in Europa, ormai percepita come un’estensione naturale del mercato domestico, e promuovere una rete ferroviaria sempre più integrata e in linea con i principi della mobilità sostenibile.
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