2019-01-26
No, non nasciamo tutti uguali. Per fortuna
Una ricerca della fondazione Gates ha selezionato 60.000 mamme per sancire che l'etnia non modifica nulla. Ma non siamo tutti uguali, per fortuna. La felicità per ognuno è legata alla scoperta della propria diversità. Chi ci libererà, e quando, da quella particolarmente pervasiva forma di razzismo che è l'egualitarismo, che ci vuole tutti uguali, sani e perfetti? Quando la smetteranno con l'uguaglianza obbligatoria? L'ossessivo «siamo tutti uguali», proposto come constatazione ma soprattutto come ingiunzione e programma, che traspira ansia da ogni lettera? No, che non siamo tutti uguali, per fortuna! Lo sanno, i propagandisti dell'eguaglianza a buon mercato, che la felicità per ognuno è legata alla scoperta che tu sei quello lì, unico, diverso da tutti gli altri, con tutte le sue qualità e difetti, e va bene così? Vale a dire la «persona» unica, sacra e irripetibile definitivamente affermata dalla cultura ebraica e cristiana? No che non lo sanno. Ed è agghiacciante che i loro peana all'uguaglianza obbligatoria si alzino proprio mentre si avvicina il Giorno della Memoria.Naturalmente è la fondazione Bill e Melinda Gates, assieme all'Università di Oxford, che (come racconta Anna Meldolesi in «Siamo tutti uguali (alla nascita)» sul Corriere della Sera di ieri) «ha reclutato 500 gravidanze» in Italia, tra decine di migliaia di future mamme «selezionate» in tutto il mondo. Qui, direi, basta la lingua. Reclutare gravidanze e selezionare «mamme sane» è tutto un programma: linguistico, politico, scientifico. E poiché qui siamo nel «mondo Gates», signore, finanziatore e ideologo di questa visione del mondo e della vita, reclutamento e selezione avvengono soprattutto via Internet, dal sito Intergrowth 21, una » rete di salute globale» dedicata al «controllo di maternità, del feto e del neonato». (Superfluo notare in questa visione del mondo di oggi-domani la completa abolizione del papà, inutile complicazione per la triplice alleanza mamma-impresa-scienza). In questo modo sono state selezionate circa 60.000 mamme, con caratteristiche simili di età e «indice di massa corporea«, per concentrarsi poi su 1.300 neonati, seguiti fino ai due anni, misurandone i «parametri fisici», tra i quali, naturalmente, la circonferenza cranica, antica e inestirpabile passione di chi nutre più o meno segrete tentazioni eugenetiche e di intervento sulla vita, il corpo e i gruppi umani. Misurare la testa, nella fantasia un po' infantile dello scienziato, è un modo di impadronirsene.«Il fattore chiave», spiega la ricerca, «è che le madri ricevano cure e nutrimento adeguato.» In entrambi questi campi, come è noto, Bill Gates è presente con i suoi investimenti e le sue imprese, cibo e vaccini compresi. I risultati non sono sorprendenti: a queste condizioni «abbiamo dimostrato che madri sane hanno bimbi sani», concludendo: «indipendentemente dall'etnia». Ah, ecco: l'etnia, vecchia responsabile di tutti i razzismi, secondo la visione global prodotta da Bill Gates. Contrastata, in effetti, dalle culture etniche del mondo intero, che hanno visto nell'imperativo «tutti uguali» il nuovo razzismo globale, nemico di tutte le tradizioni culturali e spirituali del mondo, destinate a lasciare campo libero ai mercati e all'uomo nuovo omologato, perfetto consumatore e loro inerme preda. Mentre perfino i vecchi imperi, a cominciare da quello britannico, avevano rispettato le vecchie culture per quel che valevano. Ad esempio con quelle caraibiche integrando i Rastafari per le loro capacità creative, come anche gli aspiranti alla classe media e all'ordine costituito.In effetti, a intralciare la strada al dispotismo egualitario è stato ed è soprattutto il rapporto tra l'essere umano e il suo territorio, con le sue specifiche tradizioni, generatrici di senso di appartenenza e quindi di identità e forza. A casa propria si è più forti, perché si partecipa dell'energia della propria terra, come dimostrano antropologia e ecologia. Ci dà forza anche la forma tradizionale del corpo (e magari anche della circonferenza cranica, diversa da quelle standard), perché è quella della nostra gente. Difficile da capire per chi vede la materia in modo esclusivamente quantitativo, ma (come già spiegava Leonardo) è lui a sbagliare, ed è quello qualitativo che prevale. L'uomo, l'animale più debole, ha prevalso perché era il più intelligente. E l'intelligenza non è quantità, né uniformità, ma rischio e intuizione. E diversità.