2018-08-05
«Leggere nel pensiero è una forma d’arte»
Francesco Tesei, il più grande mentalista italiano, lavora a un nuovo spettacolo che sarà nei teatri all'inizio del 2019: «Mi piace suscitare stupore e far vacillare le certezze della gente. Uso in chiave psicologica gli aspetti magici della comunicazione. E un pizzico di illusionismo».Percy Bysshe Shelley diceva che «un uomo per essere buono e grande deve immaginare intensamente». Il nome dello spirito ribelle del romanticismo inglese fa capolino nella conversazione quando nell'intervista con Francesco Tesei, unanimemente considerato il più grande mentalista italiano, il ghiaccio è già abbondantemente rotto. Shelley e gli altri romantici la chiamavano immaginazione, Tesei la modernizza in empatia. Per lui che dello straordinario, della suggestione che porta a chiedersi se sappia leggere nei nostri pensieri ha fatto pane quotidiano, empatia è la parola chiave negli spettacoli portati sul palcoscenico, Mind Juggler e The Game e sul grande schermo. Protagonista su Sky 1 di Il Mentalista, dove affascina con le sue performance, anticipando le scelte di coloro che si prestano ai suoi esperimenti, tra cui campioni di scacchi e poker (gente che con le strategie mentali, proprie e altrui, per portare a casa la partita, ha parecchia confidenza) sabato 8 settembre sarà ospite alla Rocca d'Anfo, in provincia di Brescia, con uno show fatto di estratti dai suoi più celebri spettacoli teatrali, per La Rocca tra le Nuvole, nell'ambito della rassegna Nuvole. Eventi in Valle Sabbia per raccontare la salute mentale promosso dalla Comunità Montana valsabbina. Se dici mentalista, pensi a una persona in grado di intuire quel che stai pensando. E magari non hai ben chiara la distinzione tra un mentalista e un illusionista tout court, come il celeberrimo David Copperfield, già mister Claudia Schiffer. La chiacchierata con Tesei, che è pure regista teatrale e scrittore, si muove sul binario del dare risposta a curiosità e perplessità, tra fascinazione e un pizzico di timore di fronte a chi sa così ben addentrarsi nei meccanismi della comunicazione e del nostro cervello. Perché il mentalismo parla degli incantesimi della mente e del comunicare, delle amletiche domande che l'uomo si fa dalla notte dei tempi. E che in epoca di social network debbono fare i conti con i rischi della «manipolazione» tecnologica. Il nostro libero arbitrio è davvero così libero oppure dentro la nostra mente esiste un ordine che regola il caos e tutto è comune e condiviso? Si crede che un mentalista possa intuire i pensieri altrui. Idea che affascina ma presta anche il fianco a timori di una possibile ed eventuale manipolazione.«Il mentalismo non è una scienza, ripetibile in laboratorio o testabile, ma una forma d'arte. Io faccio spettacoli, non conferenze. La mia priorità è creare performance che regalino emozioni e suggestioni. Il mentalismo solleva dubbi che fanno vacillare le convinzioni del pubblico, compreso l'interrogativo se il mentalista sia, o meno, in grado di leggere e suggestionare i pensieri altrui». E lo è?«Ribadisco, è una forma d'arte e come tale va guardata. Certo pone di fronte a degli interrogativi, suggestioni rispetto al fatto che io sia in grado di leggere nei pensieri del pubblico. Non dimentichiamo poi che il mentalismo ha delle radici nell'illusionismo. Il mentalismo che piace a me e che ho abbracciato, tuttavia, è quello del momento storico attuale, in cui c'è molto più interesse per l'aspetto comunicativo e psicologico». Come si distingue un mentalista da un illusionista? «Lo ripeto, il mentalismo ha radici nell'illusionismo. Io ho fatto l'illusionista da giovane e da quell'esperienza ho ereditato il piacere di lasciare a bocca aperta le persone. E questa voglia di sollevare un senso di stupore e di meraviglia nel pubblico è rimasta anche nelle performance da mentalista. Ma a differenza dell'illusionista, che magari vuole stupire con un coniglio che salta fuori dal cappello, il mentalista vuole stupire mettendo l'accento sulle domande esistenziali relative a quanto siamo liberi nelle nostre scelte o quanto siamo condizionabili, a quanto la realtà sia solo una cosa oggettiva o piuttosto che noi costruiamo soprattutto nella nostra mente». Quindi cosa è il mentalismo per Francesco Tesei? «Il mentalismo che ho abbracciato, come anticipato, è quello di oggi, in cui si è sostanzialmente perso l'interesse per la telepatia e per il mondo del paranormale e vi è molta più attenzione per la componente psicologica e della comunicazione. Quindi il mio è un mentalismo in chiave psicologica che interessa gli aspetti magici della comunicazione. E con un pizzico di illusionismo. L'aggettivo magico resta una delle parole chiave per me».In Mind Juggler e The Game lei mostra che a ingannarci sono spesso i nostri stessi pensieri, i nostri ragionamenti… «La più grande illusione della nostra mente è confondere gli eventi indipendenti da noi con quelli di cui invece abbiamo piena responsabilità. Le domande che suscitano i miei spettacoli, in particolare The Game, sono una sorta di inno a prenderci le nostre responsabilità. Capita che parliamo di fortuna confondendo tra ciò di cui non abbiamo alcuna responsabilità e ciò in cui abbiamo invece responsabilità oggettive e personali». E quindi gli «incantesimi» della mente possono aiutarci a influenzare ciò che è imponderabile per definizione, ovvero la «dea bendata»? «Leggendo le biografie di personaggi famosi, come Steve Jobs, mi sono reso conto che parlando della loro storia citavano spesso la fortuna. Ma nulla succede per caso. Se mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto è perché ho creato le premesse per essere lì». Lei ha affermato: Io sono un mentalista: non ragiono in termini di vittoria o di sconfitta. Quello che a me interessa è … il controllo».«È la frase che ho detto in chiusura al campione di scacchi in The Mentalist. Ovvero, sono stato in grado di prevedere le tue mosse. Non ragiono in termini di vittoria o di sconfitta, perché non si tratta di una prova di forza mentale, ma della condivisione di un'esperienza in cui si riesce a creare assieme qualcosa di stupefacente. E in cui non ci sono vincitori o sconfitti».Si farà una seconda stagione di The Mentalist?«Le posso solo dire che ci sono vari progetti televisivi che stiamo valutando con più canali». E invece, a proposito di performance, sta già lavorando a un nuovo spettacolo?«Continuerò a portare in giro Mind Juggler e The Game, ma sto lavorando a un nuovo spettacolo di cui farò le prove generali aperte al pubblico in zona Forlì e che sarà nei teatri da inizio 2019. Posso solo anticipare che affronterà il tema del rapporto con il mondo altamente tecnologico in cui viviamo».
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)