2023-07-16
Legge Natura: o dici sì o sei «furbo»
Il «Corriere» sdogana la lotta al climate change: «Non è solo per chi è di sinistra». E randella chi ha dubbi, sposando il dogma del riscaldamento dovuto alla CO2.Aldo Cazzullo è una grande penna del Corriere della Sera. Ho amici che lo leggono regolarmente e provano ammirazione. Mi son fatto convincere e, finalmente, l’ho letto venerdì. Si chiede: «Perché mai lottare contro il cambiamento climatico sarebbe una cosa di sinistra?». La domanda forse voleva essere retorica, ma io una risposta l’avrei: per essere di sinistra bisogna essere dotati di una buona dose d’ottusaggine. Questo pensiero sembrerebbe un pregiudizio politico, e lo stesso potrebbe dire uno di sinistra a proposito di uno che di sinistra non è. Epperò, lottare contro il cambiamento climatico è sicuramente una cosa ottusa, è come lottare contro il fatto che fra poche ore sarà notte e che fra pochi mesi arriverà l’inverno. Secondo Cazzullo, invece, chi considera futile codesta lotta è «un furbacchione che dice quel che dice per finire sui giornali». Io, per esempio, sarei uno di quelli. Come ogni giornalista Cazzullo è andato sul posto: «Dopo 30 anni sono tornato a Giacarta e l’ho trovata irriconoscibile. Vista dall’aereo è impressionante: lembi di città sono sott’acqua. L’acqua dell’oceano è a 30 gradi». Vado su Google Maps e ammiro la città dalle foto dall’alto; addirittura mi ci immergo dentro, stando seduto alla mia scrivania. Non so bene come dall’aereo abbia potuto dedurre che la temperatura dell’oceano lì dirimpettaio è di 30 gradi. Ma in realtà in certe aree è anche superiore, fino a 35 gradi, e non solo nell’intorno dell’Arcipelago indonesiano, ma per una larga fascia tropicale tutta attorno al globo. L’editorialista dà per scontato che queste temperature siano dovute alla CO2 antropica. Tuttavia, tra gli altri, il lavoro di Iskhaq Iskandar e collaboratori dal titolo «Cosa determina la tendenza al riscaldamento nel mare indonesiano?» (pubblicato nel 2020 su Progress in Earth and planetary science) non nomina neppure la CO2, mentre v’è una dettagliata trattazione delle correnti suboceaniche, che sono la causa di quelle acque così gradevolmente calde da indurre i locali a ringraziare Dio, tanto bene la cosa fa alla loro economia. Probabilmente molti lettori del Corriere sono convinti che 18.000 italiani sono morti per il riscaldamento globale, cioè perché la temperatura è superiore di 1 grado rispetto a quella di 100 anni fa. Non vogliono prendere in considerazione l’idea che potrebbe avere influito di più, per esempio, la mancata climatizzazione, che li ha esposti potenzialmente a temperature di 15 gradi superiori alla temperatura degli ambienti climatizzati. E purtroppo a rendere più costosa la climatizzazione è stato l’esplodere dei costi dell’energia elettrica per colpa dei tentativi di attuare l’inattuabile: la transizione energetica. Purtroppo la legge sulla «conservazione della Natura» avrà esattamente le stesse conseguenze potenziali: gli aumenti delle bollette saranno maggiori, e i morti per caldo aumenteranno. Poi si può sempre dare la colpa alla CO2.