2025-03-19
Lega: «Si va nella giusta direzione». Teatrino di Renzi sul caso autogrill
Pierferdinando Casini (Imagoeconomica)
Antonio Tajani: «Il governo farà una sintesi. Siamo tre partiti ma la decisione sarà unica». Il Rottamatore sfrutta l’occasione per chiedere di togliere il segreto di Stato sul suo incontro con Marco Mancini.«Niente truppe italiane in Ucraina e nessuna ipotesi di esercito europeo, nessun taglio ai fondi per lo sviluppo e nessun accenno a un debito comune europeo, massimo sostegno all’impegno di Donald Trump per la pace e investimenti per la sicurezza in Italia. Bene il discorso di Giorgia Meloni che va nella giusta direzione, fortemente auspicata da Matteo Salvini». È quanto si afferma in una nota della Lega a proposito delle comunicazioni del premier in Senato in vista del Consiglio europeo. Salvini, impegnato a Varsavia, non era in aula ma si era sentito al telefono con la Meloni prima delle comunicazioni. «Avete iniziato a cambiare narrazione, e alla fine riuscirete nei vostri intenti. Ora spaventate gli italiani, dicendo loro che bisogna prepararsi, che bisogna investire in armi, mettere i sacchi alle finestre. Poi li convincerete a entrare in guerra. Il ministro Crosetto si è già messo l’elmetto». È una parte dell’intervento di Ettore Licheri, senatore M5s, che ha preso la parola subito dopo la Meloni. Fuori dall’Aula il vicepremier azzurro e ministro degli Esteri Antonio Tajani, a proposito della proposta dell’Alta rappresentante Ue della politica estera, Kaja Kallas, da 40 miliardi per l’Ucraina ha detto: «Tutti parlano di cifre ma qui bisogna trovarli questi soldi. Le proposte sono proposte, le decisioni sono la sintesi di un dibattito. Vediamo come va a finire tra Russia e Ucraina. Dobbiamo andare avanti sulla Difesa perché non possiamo non farlo, la sicurezza europea non la possono pagare gli americani, dobbiamo noi fare un passo in avanti, lavorando per conto nostro e rinforzando il pilastro europeo della Nato. Noi siamo favorevoli al piano della Von der Leyen ma abbiamo sempre detto che non si devono usare i soldi della coesione. Bisogna vedere con l’Europa cosa decide, poi il governo farà una sintesi. Siamo tre partiti ma la decisione sarà unica». «Le armi sono uno strumento di morte e noi vogliamo la pace e la vita. Tutto ciò però non deve confondere nostre coscienze», ha detto Pier Ferdinando Casini intervenendo a nome del Pd. «Oggi siamo messi davanti a drammatico tornante della nostra vita dalla nuova presidenza di Trump che ci ha spiegato con le cattive che non è disposto a pagare per la nostra Difesa. Sono scelte dolorose e impopolari quelle di investire sulla nostra sicurezza ma dobbiamo realizzare questo obiettivo con Francia, Germania, Gran Bretagna».Prima del suo intervento a nome di Italia viva Matteo Renzi era stato tranchant: «Meloni ha fatto un discorso imbarazzato e imbarazzante», ritenendosi poi insoddisfatto perché il premier non ha risposto alle sue cinque domande: economia, caso Almasri, Paragon, dazi e Ia. «Presidente, le dico di essere un po’ più sovranista. Lei sta cercando il bacio della pantofola con Trump», ha detto il leader di Iv che ha poi messo in scena un teatrino facendo recapitare dagli assistenti di Aula una lettera alla Meloni per chiedere di togliere il segreto di Stato sull’incontro tra lui e Marco Mancini, all’epoca dirigente del Dis, nell’autogrill di Fiano Romano. L’ex premier Mario Monti nel suo intervento ha detto di condividere il monito lanciato dalla Meloni: «Non scaviamo un solco tra le due parti dell’Occidente», ma «non è l’Unione europea che lo sta creando, ma sono gli Stati Uniti. La presidenza Trump, imperiale nelle intenzioni e nei toni, porterà gli Usa ad abdicare a molte posizioni di leadership nella comunità internazionale e causerà la creazione di vuoti che l’Europa sarà chiamata a colmare. Sarà fondamentale la Difesa comune. Ma per l’Europa e per l’Italia le conseguenze della rivoluzione trumpiana andranno oltre quelle riguardanti la difesa».«Molto buono il discorso del presidente Giorgia Meloni. La vicinanza storica della Lega con il ministro Salvini e il ministro Giorgetti agli Usa sono positivi per l’Italia. Anche Tajani sta lavorando per rafforzare rapporti bilaterali», ha scritto su X Andrea Stroppa, il referente in Italia di Elon Musk, dopo le comunicazioni del premier a Palazzo Madama.«Dopo il discorso di oggi in Senato, il commento più sincero che si possa fare è: aridatece #Draghi». L’Unione Europea deve diventare una forza oggi. Draghi lo ha capito e lo ha detto, più volte. È tempo che lo capiscano anche a Bruxelles» ha affermato il leader di Azione Carlo Calenda, che al premier ha detto: «Lei si troverà a un bivio, perché Trump lascerà l’Ucraina indifesa e sguarnita. È il bivio della storia dove lei dovrà scegliere. La scelta è riarmarci per garantirci contro un dittatore. La patria è quella che si difende in comune con L’Europa».Negativo il giudizio di Riccardo Magi segretario di +Europa sul discorso della Meloni che «non disegna né immagina un ruolo dell’Europa, sperando che la zatterina Italia non affondi nell’Atlantico. Tutto l’opposto di quello che chiediamo noi: Europa federale fino agli Stati Uniti d’Europa, esercito comune, politica estera comune, e più integrazione europea. Meloni invece ha parlato molto di Trump, a cui si è affidata per la soluzione della guerra in Ucraina. In pratica, sulle grandi questioni internazionali, Meloni scarica l’Europa e, politicamente, consegna l’Italia totalmente nelle mani degli Usa».«Quelle al Senato sembravano parole di una ministra del governo Trump, non certo della presidente del Consiglio italiana. Francamente trovo incredibile continuare con un atteggiamento che colloca il nostro Paese dove non dovrebbe stare, per poi giustificare una folle corsa al riarmo», ha commentato Nicola Fratoianni di Avs.
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)