2020-12-04
Le toghe di Milano indagano sui soldi dai dalla Philip Morris a Casaleggio
L'inchiesta irrompe nella lotta tra big del fumo per ottenere vantaggi fiscali in manovra Un terzo dei deputati Ue lascia il partito. Dopo le rivelazioni documentali del Riformista, il foglio renziano diretto da Piero Sansonetti, sui rapporti tra il colosso Usa Philip Morris e l'azienda di Davide Casaleggio, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo conoscitivo a modello 45, e quindi al momento senza ipotesi di reato né indagati, sulle consulenze, per un totale di circa 24 milioni di euro. Del fascicolo, aperto dal pool di contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione coordinato dall'aggiunto Maurizio Romanelli, ha scritto ieri La Stampa, specificando che degli accertamenti si occuperà il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano. Gli inquirenti vogliono capire che genere di consulenze la società di Davide Casaleggio, presidente della piattaforma Rousseau e figlio di Gianroberto, cofondatore del Movimento 5 stelle, abbia ottenuto dalla multinazionale e se ci siano eventuali legami tra quei soldi incassati e alcuni provvedimenti di legge favorevoli all'industria del tabacco e, in particolare, alla Philp Morris. «Non ho mai richiesto nulla per i clienti a eletti o governanti del Movimento 5 stelle, mantenendo sempre una distinzione netta tra le due realtà», ha spiegato due giorni fa Davide, aggiungendo che «Casaleggio Associati non si occupa di politica e dal 2016 gli sviluppi tecnologici a supporto del blog e dei 5 stelle sono a cura e in gestione dell'Associazione Rousseau, un'associazione senza scopo di lucro con personale e sede distinti». A stretto giro di posta è intervenuta anche la multinazionale che ha fatto sapere di aver querelato il quotidiano per via delle accusa di aver messo in correlazione le fatture a Casaleggio con favori politici. «Mai finanziato i partiti», si legge nella nota, dove si precisato anche i motivi contrattuali del rapporto economico: «creazione di contenuti multimediali, gestione dei profili social e supporto ad eventi aziendali». Sarà interessante capire l'esito delle indagini della Gdf. Di sicuro l'inchiesta piomba in pieno sulla manovra che quest'anno più degli anni scorsi è stata assaltata da emendamenti fiscali sul tema tabacco e fumo. Ben 20 riguardano i prodotti riscaldati come iQos di Philip Morris e Glo di Bat. I firmatari gran parte grillini ma anche Pd, Iv e un po di Fi. Spulciando i vari emendamenti c'è un po' di confusione sul gettito aggiuntivo. Si va dai 5 milioni ai 200 milioni. In gran parte sarebbe tutti a carico del colosso Usa. D'altra parte ci sono emendamenti dedicati pure al tabacco tradizionale. Alzando la componente specifica dell'accisa e diminuendo quella proporzionale ci saranno più tasse sui prezzi bassi e meno in proporzione su quelli alti. Qui si giocano partite importanti. Una virgola di qui piuttosto che di là e si finisce per spostare le quote di tabacco a favore di Philip Morris piuttosto che di Bat o Jti o le altre multinazionali. Silenzio invece sulle sigarette elettroniche. Almeno quest'anno. Fu la Lega a provare nel 2018 ad abbassare le tasse sulle e-cig per cercare di far decollare il comparto. Un'ipotesi che avrebbe di certo creato scompenso nell'altro comparto, quello riscaldato. È soprattutto Italia viva adesso a proporre un cambio di passo rispetto alle prime norme dedicate agli stick. Mentre da tempo si aspetta che il ministero della Salute dica la sua sulla effettiva pericolosità dei nuovi prodotti sul mercato. Martedì prossimo ci sarà il collo d'imbuto: vedremo quale, dei 25 emendamenti dedicati al comparto, resterà in manovra e allora si potrà fare la sintesi. E calcolare in tasca a chi saranno finite le maggiore tasse da pagare.