2024-11-11
Le toghe annunciano nuova bufera sui rimpatri
Al convegno della corrente, Silvia Albano butta lì: «Nuova bufera sui rimpatri? Vedremo» E la Schlein si lascia scappare: «Gridare all’allarme democratico non ci basterà».Le toghe restano sul piede di guerra. Nel caso in cui qualcuno avesse sperato il contrario, ci ha pensato Silvia Albano a braccetto con Maurizio Landini (sempre più politico e meno sindacalista) in occasione del convegno organizzato per i 60 anni di Magistratura democratica a Roma, a ricordarlo. Se ci sarà una nuova bufera? «Ne parleremo domani (oggi, ndr)» spiega il giudice che, dopo non aver convalidato il trattenimento dei primi dodici migranti nel cpr di Gjader, in Albania, ricorda che oggi è attesa una nuova decisione sulle ordinanze di trattenimento di sette migranti nel cpr italiano: «Il provvedimento, nel quale io non sono coinvolta, è un provvedimento monocratico. La sezione immigrazione del tribunale di Roma si è già riunita e c’è un verbale, ci sono delle questioni giuridiche importanti da affrontare e non sono posizioni dei singoli magistrati». Immancabile il piagnisteo: «Sono stata scelta io come parafulmine perché era molto comodo. Abbiamo subito una campagna che nei fatti si è tradotta in un’intimidazione», si sfoga Albano, che aggiunge: «Non ho nessuna intenzione di andare allo scontro con il governo, è il governo che vuole fare uno scontro con me e io voglio sottrarmi. In tasca non abbiamo il libretto di Mao né il Capitale di Marx, ma la Costituzione», rispondendo alle parole del vicepremier Matteo Salvini che ha accusato alcuni giudici di essere un problema per l’Italia. «Pochi per fortuna, stravolgono e boicottano le leggi quando dovrebbero avere la dignità di dimettersi, di cambiare mestiere e di fare politica con Rifondazione Comunista».A rappresentare il governo durante il convegno, come promesso qualche settimana fa, c’era il ministro della Giustizia Carlo Nordio. «Mi auguro che nel confronto futuro ci sia sempre meno una critica della magistratura al merito politico delle leggi in Parlamento e un abbassamento di toni da parte della politica a criticare le sentenze». Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia però dice chiaramente che la posizione della magistratura è frutto delle tensioni con l’esecutivo. «La politica ogni volta che irrigidisce i rapporti con la giurisdizione ci costringe alla difesa. La difesa è cosa giusta». E poi addirittura alimenta la tensione: «Il clima è persino peggiorato rispetto agli attacchi che arrivavano durante i governi Berlusconi. Prima erano i pm le toghe rosse, ora invece sono dappertutto, anche nei tribunali civili che si occupano di immigrazione». Anche Pier Luigi Bersani tira in ballo il Cav, Silvio Berlusconi: «È solo il lessico che è stato elaborato da Berlusconi, “sono comunisti”, ma la fattispecie è molto diversa: Berlusconi attaccava la magistratura per difendere sé stesso, qui c’è un fenomeno che riguarda lo slittamento di poteri costituzionali, dal legislativo, dal giudiziario, verso un esecutivo preferibilmente plebiscitato. Questa è la ricetta di tutte le destre del mondo». E aggiunge: «Rispetto al passato non è assolutamente meglio. Questo è un problema serio perché a poco a poco si vorrebbe che somigliassimo di più all’Ungheria e meno alle democrazie liberali». A proposito di democrazia, vale la pena ricordare che il premier ungherese potrà non piacere, ma è stato riconfermato per la quarta volta dopo libere elezioni e dopo aver sconfitto le opposizioni che si presentavano addirittura unite. Ad ogni modo a sentire le parole del segretario del Pd Elly Schlein sembrerebbe che politica e certa magistratura abbiano fatto asse. In un video collegamento durante il convegno di Md, getta benzina sul fuoco parlando di un «clima dannoso perché non è solo questione della gravità di mettere in discussione l’imparzialità del lavoro dei giudici ma si vuole instillare il dubbio nei cittadini e nelle cittadine che ci siano delle ragioni altre dietro a quello che è semplicemente l’esercizio delle proprie funzioni stabilito dalla Costituzione». La segretaria dem, impegnata nella campagna elettorale in Umbria, si è lasciata scappare: «Non sconfiggeremo l’estrema destra nazionalista gridando solo all’allarme democratico», ci vogliono armi in più insomma, e da qui la sponda giustizia, ma poi, in vista del voto, parlando a braccio, dà segno di rendersi conto degli effetti dello scollamento con i problemi reali delle persone (elemento che oltreoceano ha portato alla sconfitta dei dem) quindi riconosce: «Dobbiamo rimettere al centro la condizione di vita delle persone, bisogna parlare dei problemi che li preoccupano la sera a cena: i salari, la scuola, la sanità».
Edoardo Raspelli (Getty Images)