2023-07-28
Le priorità del Pd: correre da mamma Ue per ridare la trasmissione a Saviano
Il presidente chiede una «riflessione» fuori tempo massimo Sapendo che al posto di «Insider» ci sarà un documentario.Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo: Roberto Sergio, amministratore delegato della Rai, vecchio cuore democristiano, è riuscito nell’impresa di scontentare nel giro di un paio di settimane destra e sinistra, o meglio parte della destra e parte della sinistra, mettendo così in pratica il manuale del buon giornalista. Dopo il record di Filippo Facci, che è riuscito a farsi epurare dalla Rai prima ancora di metterci piede, tocca adesso a Roberto Saviano: neanche lontanamente paragonabili, dal punto di vista delle rispettive carriere e della notorietà, le vicende dei due, ma identica la loro reazione alla cancellazione dei rispettivi programmi: la solita lagna accompagnata dai comunicati stampa fotocopia dei politici «amici». Alla notizia della eliminazione dai palinsesti della tv di Stato del suo Insider, faccia a faccia con il crimine, di cui erano state già registrate quattro puntate, Saviano ha messo in scena il solito copione: «È una decisione politica», ha detto ieri lo scrittore al Corriere della Sera, «che si inserisce nella strategia più ampia di usare le azioni giudiziarie come grimaldello per impedirti di lavorare. Mi pesa la continua diffamazione, mi pesano gli attacchi personali a opera dei media di destra. Mi pesa questo squadrismo contro gli intellettuali, non sono il solo», ha aggiunto Saviano, «fatto su mandato di una parte politica. Sono attacchi violentissimi e quotidiani che non avvengono in nessun’altra democrazia avanzata. L’Italia è un Paese che mette paura». Insider sarebbe dovuto andare in onda in autunno, in prima serata su Rai 3: a quanto apprende La Verità, le quattro puntate saranno sostituite da altrettanti documentari sull’antimafia, argomento sul quale, magari a qualcuno è sfuggito, Saviano non ha l’esclusiva. Inoltre, non sono certo gli ultimi attacchi a Matteo Salvini, definito «ministro della malavita», l’unico caso in cui Saviano si è lasciato andare a pesanti invettive nei confronti degli esponenti del governo, il che è ovviamente più che legittimo, ma il codice etico della tv pubblica non consente che si varchi il confine con l’insulto. Pure la difesa d’ufficio del telescrittore, diciamolo con franchezza, appare di maniera: sporadici comunicati stampa da parte di pochi parlamentari del Pd e nulla più. Fa più rumore invece la presa di posizione della presidente della Rai, Marinella Soldi, in carica dai tempi del governo guidato da Mario Draghi: «Una premessa: l’amministratore delegato della Rai, secondo le norme», sottolinea la Soldi, «ha autonomia decisionale sulla gestione aziendale e sui programmi. Come presidente svolgo il mio ruolo a garanzia degli utenti e dell’azienda, ricercando un approccio costruttivo; le valutazioni politiche non mi appartengono». E infatti ecco le valutazioni politiche: «Proprio in virtù del mio ruolo», argomenta la Soldi, «ritengo oggi di dover intervenire sul cosiddetto caso Saviano, che molti hanno paragonato al caso Facci. Vicende diverse, per quel che ciascuno ha detto e per le tipologie di programma. La trasmissione Insider, faccia a faccia con il crimine condotta da Saviano è un prodotto nello spirito del servizio pubblico, parla di mafia e di legalità, ha avuto un primo ciclo di successo, con un gradimento del pubblico superiore alla media degli approfondimenti Rai. Fermo restando il rispetto dovuto alle istituzioni», conclude la presidente della Rai, «auspicherei un supplemento di riflessione interna per ricercare, in tempi idonei, una soluzione gestionale nell’interesse degli utenti e dell’azienda, tenendo conto, tra l’altro, che si tratta di un programma già registrato». Il supplemento di riflessione non ci sarà, quindi delle due l’una: o la Soldi ha fatto queste dichiarazioni per dare un contentino a Saviano e alla parte di sinistra che lo difende, oppure presenterà a stretto giro le sue dimissioni. Alla Soldi risponde a muso duro il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, componente della Commissione di Vigilanza Rai: «Incredibile uscita», attacca Gasparri, «della presidente della Rai, Soldi, in difesa di Saviano. Cioè per il presidente della Rai il codice etico vale in alcuni casi e non in altri. Per Facci si applica inesorabilmente, per altri invece, siccome sono simpatici e lei, vale la facoltà di insultare chiunque definendolo esponente della mala vita. È veramente ridicola questa uscita della presidente della Rai», aggiunge Gasparri, «alla quale a questo punto chiedo, essendo giornalista professionista, di poter anch’io fare una rubrica in Rai intitolata Soldi e malavita, con chiara allusione al suo cognome. Perché non vedo come si debba impedire anche a me di usare gli stessi termini che usa Saviano. Siamo seri. La Soldi ha perso una occasione per tacere. La sua sudditanza psicologica a certi apparati comunicativi», azzanna ancora Gasparri, «dimostra che non è super partes, ma è evidentemente vittima del politicamente corretto della sinistra e della normativa “marchese del Grillo” per cui alcuni, a differenza di altri, possono fare quello che vogliono con la totale acquiescenza della Soldi». L’idea di una fiction sulla Soldi non è male: magari, traducendo il suo cognome, si potrebbe intitolare Money for nothing, come la hit dei Dire Straits. Si dividono anche i consiglieri di amministrazione di Viale Mazzini: protesta contro la cancellazione il rappresentante dei dipendenti, Riccardo Laganà, mentre difende la scelta Simona Agnes. Tutto già visto, una sceneggiatura ripetitiva, come quella di una serie televisiva arrivata stancamente alla quinta stagione e che ormai non appassiona più nessuno.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.