2022-11-29
Le manovre per salvare il vaccino obbligatorio
Grandi manovre per condizionare la sentenza di domani: Sergio Abrignani aveva giurato che la terza dose proteggeva per anni e ora vuole smontare presunte «balle» altrui. Interviene (mentendo) persino l’ex portavoce dei giudici. Con un lenzuolo della grandezza di tre pagine del Foglio, dunque con cui ci deliziò in passato, quando dalle pagine del Corriere della Sera sentenziava sugli effetti del Covid e sulla validità dei vaccini. Impossibile infatti scordarsi di quando il medesimo Abrignani sosteneva con solennità che le terza dose ci avrebbe resi immuni dal Covid per cinque o dieci anni. Secondo il luminare poco illuminato, affrettandosi a sottoporsi a nuova iniezione, gli italiani avrebbero finalmente raggiunto la certezza di non ammalarsi e di non contagiare. Più o meno quel che ebbe a ribadire Mario Draghi, ma con la differenza che detta da un presidente del Consiglio la sciocchezza non ha la stessa efficacia dell’affermazione di un professore circonfuso dall’autorità della Scienza. Questi precedenti dovrebbero sconsigliare vivamente chiunque di aprire bocca sul tema della vaccinazione. Invece, al contrario, Abrignani non tace, ma addirittura rilancia, scrivendo un cubitale «Basta con le balle sui vaccini». Un titolo tautologico, anzi, autobiografico, perché il primo ad avere raccontato balle è proprio lui, con la sue rassicurazioni sui vaccini. Se la lenzuolata l’avesse scritta due anni fa, quando ancora il siero pareva la soluzione di tutti i problemi, la sciocchezza sarebbe potuta passare inosservata. Ma a novembre del 2022, impossibile non notarla. Oggi chiunque sa che l’iniezione non assicura l’immunità contro il Covid. A differenza di altri vaccini, il siero non evita il contagio. Dunque, insistere da parte di un professore sulle balle dei vaccini è quasi un’autodenuncia, un’ammissione di colpa per le sciocchezze distribuite in passato dall’alto della propria cattedra. Molto meglio sarebbe stato non scrivere tre pagine inutili, ma vergare una sola riga per riconoscere che la scienza procede a tentoni e andando per tentativi a volte dà per certo ciò che certo non è, come la garanzia che la terza dose ci avrebbe protetto per cinque o dieci anni.Tuttavia, Abrignani non è solo nella sua opera di propalazione di certezze che certe non sono. Sulla Stampa anche Donatella Stasio, ex portavoce della Corte costituzionale, si è esibita sostenendo la tesi dell’obbligatorietà vaccinale. Anche in questo caso, una colata di piombo per difendere la tesi della necessità di imporre il green pass a tutela della salute pubblica. Peccato che il certificato verde, che tanto piacque al governo Draghi, si basava sul presupposto errato che la vaccinazione fosse certezza di non contagiarsi e di non contagiare. Una bugia colossale su cui frana la tesi dello Stato interventista nell’interesse comune. L’articolo 32 della Costituzione tutela la salute pubblica, ma se le cure imposte per il Covid non sono garanzia di «non contagiarsi e non contagiare», dunque non sono a tutela della collettività, che si fa? Si riconosce l’errore e si chiede scusa, dicendo di aver violato gli interessi primari che riguardano la libertà di ogni cittadino? Ovvio che no, per Abrignani e Stasio si insiste nell’errore, sorvolando con sorprendente nonchalance sui dati di fatto che fanno zoppicare le tesi di scienziati e aspiranti costituzionalisti.Vi chiedete perché il professore e l’ex portavoce abbiano sentito il bisogno di scrivere lenzuolate a distanza di due anni o quasi dai fatti? Ve lo spiego subito: domani la Consulta dovrà decidere su aspetti che riguardano gli obblighi vaccinali, dunque Abrignani e Stasio preparano il terreno, sperando in un rigetto delle eccezioni di incostituzionalità presentate davanti ai giudici della legge. Insomma, il loro è un tentativo di mettere le mani avanti e forse anche di condizionare il verdetto, nella speranza che una balla sull’altra alla fine facciano una verità.
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