2022-02-27
Le forze russe alle porte di Kiev. Per Mosca c’è l’incubo guerriglia
Capitale assediata, si combatte anche a Kharkiv e Mykolaiv. Germania e Paesi Bassi danno armi anticarro e missili all’Ucraina. L’arrivo al fronte dei ceceni forse pensato in vista di un futuro conflitto asimmetrico.Aumenta la pressione su Kiev. Ieri pomeriggio, il ministero della Difesa britannico ha riferito che le truppe russe si trovavano ad appena 30 chilometri dal centro della capitale ucraina. Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, Vladimir Putin ha ordinato di riprendere l’offensiva dopo lo stop che aveva precedentemente decretato in attesa di eventuali negoziati diplomatici. «Ieri pomeriggio (l’altro ieri per chi legge, ndr), in connessione con gli attesi negoziati con la leadership ucraina, il presidente russo e il comandante supremo hanno ordinato la sospensione dell’avanzata delle principali forze. Dal momento che la parte ucraina ha essenzialmente rifiutato di negoziare, l’avanzata delle forze russe è ripresa questo pomeriggio secondo i piani», ha detto Peskov. Una versione, quella di Mosca, che è stata smentita da Kiev. «Devo negare le affermazioni secondo cui ci siamo rifiutati di negoziare. L’Ucraina era e resta disposta a parlare di cessate il fuoco e di pace», ha detto il portavoce del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Sergii Nikiforov. L’avanzata russa su Kiev è dunque in atto, mentre il sindaco della città, Vitaliy Klitschko, ha decretato da ieri un coprifuoco dalle 17 alle 8, che resterà in vigore almeno fino a domani. Nelle prime ore di sabato, i cittadini della capitale avevano sentito rumori di sparatorie ed esplosioni. «Per le strade della nostra città sono in corso combattimenti. Per favore, mantenete la calma e state il più attenti possibile! Se siete nel rifugio, non lasciatelo ora. Se siete in casa, non avvicinatevi alle finestre, non andate sui balconi», ha dichiarato il ministero della Difesa ucraino. Gli appelli alla resistenza sono intanto proseguiti. «Tagliate alberi, costruite barricate, bruciate pneumatici. Usate tutto ciò che è disponibile», ha esortato l’esercito ucraino, rivolgendosi ai civili. Un’ulteriore disputa esplosa tra Kiev e Mosca riguarda poi il condominio della capitale ucraina che è stato colpito nelle scorse ore da un missile. Postando la foto dell’edificio danneggiato, il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha twittato: «Kiev […] è sopravvissuta un’altra notte agli attacchi delle forze di terra e dei missili russi. Uno di essi ha colpito un edificio residenziale a Kiev. Chiedo al mondo: isolate completamente la Russia, espellete gli ambasciatori, decretate un embargo petrolifero, rovinate la sua economia. Fermate i criminali di guerra russi!». Una condanna dell’attacco al condominio è arrivata ieri anche dall’Unione europea, mentre il ministero della Difesa russo ha replicato, definendo come «non vere» le accuse di aver colpito l’edificio. Il fronte bellico comunque non si ferma solo a Kiev. Secondo il Pentagono, Mosca avrebbe oltre il 50% delle sue forze totali attualmente schierate all’interno dell’Ucraina e avrebbe finora lanciato più di 250 missili. La stessa fonte riferiva ieri che si stavano tenendo notevoli combattimenti dentro e fuori la città di Kharkiv. Significativi bombardamenti hanno tra l’altro interessato la città meridionale di Mykolaiv, mentre le forze di Mosca si stavano avvicinando in serata alla centrale nucleare di Zaporižžja. Al Jazeera riferiva frattanto dell’entrata di nuovi convogli militari russi nel Sud Ovest dell’Ucraina. In tutto ciò, l’Onu han riportato che al momento 120.000 ucraini hanno lasciato il Paese, mentre si registrerebbero circa 850.000 sfollati interni. In questa situazione tumultuosa, c’è un «dettaglio» di non poco conto da sottolineare: ci riferiamo al coinvolgimento di svariate migliaia di combattenti ceceni che, intervenuti ieri a sostegno della Russia in Ucraina, sono esperti in controinsurrezione. Questo significa che, con ogni probabilità, il Cremlino si attende di dover prima o poi contrastare una guerriglia in territorio ucraino. Ed è forse anche in quest’ottica che va letta la resistenza a oltranza proclamata da Zelensky. È chiaro che, per quanto le forze ucraine possano combattere valorosamente, è difficile che riusciranno a sconfiggere le soverchianti truppe russe. Ed è anche chiaro che un intervento militare diretto degli Stati Uniti e della Nato resta fuori discussione. L’unico intervento occidentale di peso che sta proseguendo risiede invece nell’invio di armamenti e munizioni al governo di Kiev (ieri la Germania ha, per esempio, approvato la fornitura di 1.000 armi anticarro e di 500 missili Stinger all’Ucraina, mentre 400 razzi sono in arrivo dai Paesi Bassi). Un fattore, questo, che evidentemente ha innanzitutto come obiettivo quello di mettere i bastoni tra le ruote all’avanzata russa. Ma potrebbe anche esserci un secondo obiettivo, di medio o lungo termine: destabilizzare pesantemente il governo filorusso che Putin prevedibilmente instaurerà nell’Est dell’Ucraina a operazioni belliche concluse. Uno scenario, quest’ultimo, tutt’altro che improbabile, anche perché molte ambasciate occidentali, dopo aver lasciato Kiev, si sono spostate a Leopoli (che è a pochi chilometri dalla frontiera polacca e che potrebbe diventare la capitale di un’eventuale Ucraina Ovest). Il machiavellico obiettivo occidentale potrebbe, in altre parole, essere quello di approntare un pantano per il presidente russo: questo spiegherebbe anche il ricorso dello stesso Putin ai combattenti ceceni. Ovviamente si tratta di un’ipotesi, ma è un’ipotesi che vale la pena di prendere in considerazione.