2019-11-26
«Le culture arretrate esistono eccome. Vedi alla voce donna nei regimi islamici»
Il filosofo dell'amore Franco Bolelli: «Non tollero il politicamente corretto Gli intellettuali si aprano: il pensiero non è più loro monopolio».Franco Bolelli, classe 1950, docente a contratto nel dipartimento di Design del Politecnico di Milano, scrittore-saggista-conferenziere-opinionista, organizza con la moglie Manuela Mantegazza il «Festival dell'amore» alla Triennale di Milano (la prossima sarà la terza edizione), un happening di tre giorni con concerti, confronti e speech. Si sono incontrati già ultraquarantenni («purtroppo»), stanno insieme da 26 anni («eravamo predestinati») e insieme hanno scritto tre libri: Tutta la verità sull'amore nel 2015, cui sono seguiti +Donna +Uomo nel 2017 e Per tutti i per sempre quest'anno.Come la devo definire, Bolelli?«Un libero osservatore. Abbastanza intollerante nei confronti di ogni etichetta. Soprattutto: non voglio tirarmela da intellettuale».Quando sente il termine mette mano alla pistola, parafrasando lo slogan attribuito a Joseph Goebbels?«Diciamo che una certa figura di intellettuale è venuta meno alla sua funzione - di stimolo e rottura degli schemi - per adagiarsi in un pigro conformismo, non ribellandosi alla logica delle fazioni contrapposte, indossando o facendosi mettere addosso una divisa».Il tradimento dei chierici, per dirla alla Julien Benda.«Quello che manca e dovremmo tentare di edificare è un progetto sul modo di vivere, una visione forte della vita, in un'epoca in cui quelle vecchie sono ricoperte da ruggine e muffa e quelle attuali sono come un sottomarino con gli oblò aperti. Non credo di essere l'unico a non voler essere imbalsamato in una categoria o classificazione. È un “nonsocosa" (un movimento, un filone, una corrente) molto affollato. Da tutti quelli che non si sa dove mettere perché stanno fra le linee, a tutto campo, al di là degli schieramenti e tribù. Uomini e donne che non vogliono essere incasellati, i “buoni", i “cattivi", perché stanno dalla parte della pienezza vitale, che è la più potente delle attitudini. Che hanno idee spesso intrattabili ma sanno accogliere una molteplicità di punti di vista. Perché gli esseri umani sono oltre, sono altro: molto più di qualunque chiesa ideologica».Lei non disdegna la cultura pop. Ha curato le installazioni milanesi di Brian Eno. E poi c'è Viva tutto!, un altro libro a quattro mani: ma con Jovanotti.«Un felice incontro. Mi cercò lui, spinto dalla sua innata curiosità dopo aver letto non ricordo più quale mio contributo o libro (ne ho scritti anche da solo), ed è così nata un'amicizia che nel 2010 è sfociata in quel volume. Lorenzo mi propose di pubblicare le email che ci siamo scambiati in nove mesi, e quella “gravidanza" ha dato alla luce una “creatura" di 400 pagine. In qualche modo gli sono debitore, per il suo modo di cantare l'amore. I grandi sentimenti sono oggi assolutamente fondamentali e chi li possiede ha il dovere di spargere il contagio, perché sono proprio ciò che fa la differenza nell'individuare una reale connessione con il mondo. Non dobbiamo avere il pudore dei sentimenti: rappresentano un prototipo evolutivo contro la cultura del risentimento e del rancore».Lei su Facebook è molto presente. I social sono spesso tacciati di essere un potentissimo moltiplicatore di violenza verbale, di incitazione all'odio.«Le criticità ci sono, ma guardo più volentieri alle potenzialità. Mi consentono di apprendere punti di vista differenti, con cui confrontarmi. Fosse anche solo per capire meglio perché non sono d'accordo con quelli con cui non vado d'accordo. Dovremmo tutti sforzarci di uscire dal rassicurante perimetro delle nostre convinzioni, autoreclusi nelle echo chambers, le camere dell'eco in cui a rimbalzare sono solo le idee di chi la pensa già come noi».Il trionfo del pensiero unico, a una dimensione. In un senso o in un altro.«Ma non è che prima fosse meglio. Se è vero che i social hanno creato le condizioni per cui chi aveva idee di cui non andava fiero ora ha scoperto che le hanno pure altri, e quindi le rivendica con orgoglio (il che è l'aspetto potenzialmente più deteriore), è anche inoppugnabile che in passato le informazioni erano concentrate in poche mani, “bufale" comprese, basti pensare alla tv di Stato, per anni monopolista, mentre oggi abbiamo sì le fake news, ma anche un meccanismo esteso di condivisione per cui a ogni azione corrisponde una reazione».È venuta meno una cappa?«So di andare controcorrente rispetto al mainstream, come si ripete un po' stucchevolmente, ma ho sviluppato negli anni un'avversione al politicamente corretto. Non credo per esempio a una superiorità etica o antropologica di chi sta a sinistra rispetto a chi vota a destra. Ho votato poche volte in vita mia, e lo spettacolo offerto dalla politica non aiuta, anzi spinge al rigetto e al disincanto, cioè all'astensione».Perché?«Non sono un politologo. Ma prenda solo gli ultimi due anni. Salvini si presenta alle elezioni con il centrodestra, ma fa il governo con il M5s che avversava, amorevolmente ricambiato. Poi provoca una crisi per cui i cinquestelle si uniscono in matrimonio con il Pd, che definivano “il partito di Bibbiano", anche per spinta di Renzi, che fino a poco prima aveva ammonito Zingaretti: “Mai con Di Maio!". Il tutto con un identico premier che rimane al suo posto nonostante il cambio di maggioranza a 180 gradi. Lei questo come lo definisce?».Un delirio. Comunque si continua a ribadire la differenza radicalmente «ontologica» tra destra e sinistra (vedi Corrado Augias su La7).«La visione manichea del mondo è l'ultimo rifugio dei veri conservatori. Un teorema con un corollario ricattatorio: se non stai con me, non sposi la mia Weltanschauung, allora sei contro di me. E complice dei miei avversari».«Nessun nemico a sinistra, altrimenti si fa il gioco della destra»: si stornella ancora così?«Massì. Si ripetono stancamente slogan che servono da chiamate alle armi, da una parte e dell'altra, ma con un'aggravante, per quanto riguarda la sinistra: dichiaratasi per decenni “progressista", ha finito per fare battaglie di retroguardia, arrivando sempre in ritardo rispetto alle trasformazioni epocali dell'oggi, da quelle dei corpi sociali intermedi alle comunicazioni. Per non parlare dell' integrazione. Rifiuto di collocarmi con chi dice che l'immigrazione sia una splendida opportunità e tantomeno con chi pensa che sia un disastro. Dipende da come accogli questi stranieri, da chi sono, da che cosa puoi offrire loro».Il rischio è di scivolare nella retorica dei simboli?«È chiaro che davanti all'immagine straziante di Alan Kurdi, il bimbo siriano morto riverso sulla spiaggia, si rimane sconvolti. Ma se poi dove vivo quando esco mi trovo assediato da spacciatori neri, ecco che la mia stessa disponibilità all'accoglienza verrà meno. Vogliamo dirla tutta? Il multiculturalismo è stato finora un epic fail. Un fallimento. A parole tutti “aperti" all'altro, ma poi ciascuno rimane della propria identità. Chi accoglie, certo. Ma anche chi arriva, che spesso non accetta e non vuole integrarsi. Guardi l'islam: alcuni in occidente lo appoggiano perché “anticapitalista", e si convertono. Ma l'islam avversa il nostro sistema di valori, basta guardare a certi regimi arabi o alla teocrazia iraniana».Che ha appena condannato all'impiccagione il capo della protesta per l'aumento del prezzo della benzina.«In Iran impiccano anche i gay. In Arabia, invece, hanno finalmente concesso anche alle donne di guidare le auto. Ecco, se devo trovare un parametro per giudicare se un Paese è evoluto, guardo innanzi tutto a come viene considerata la donna, il suo ruolo, la sua funzione. Rispetto a questo, nessun relativismo: ci sono culture superiori e inferiori».Gli italiani sono razzisti e antisemiti?«No. Ci sono frange che lo sono, è fuori dubbio, e i social hanno rafforzato i loro legami e la loro visibilità. Ma nella grande maggioranza non lo credo. E poi, quanta ipocrisia: c'è chi sta con Liliana Segre, ma poi vorrebbe la fine dello Stato di Israele, l'unica vera democrazia di tutto il Medioriente. Quanto alla commissione sull'odio, la trovo un'iniziativa da Stato etico: chi controlla e giudica cosa, e come? Totale solidarietà a Liliana Segre, per la sua vicenda umana e per gli insulti di cui è stata fatta oggetto, ma lei stessa in un'intervista ha detto che non vuole farsi strumentalizzare. Perché il pericolo è questo: nascosto dietro un simbolo, c'è chi ci “marcia". Mentre, come spesso ripeto, le soluzioni non stanno nello stesso cassetto dei problemi».Cioè?«I problemi hanno ripercussioni politiche e sociali: però non ho mai visto una soluzione politico-sociale a un problema. Le soluzioni sono antropologiche, scientifiche, tecnologiche, di sviluppo».Ha detto di non credere che Matteo Salvini sia «un uomo senza cuore». Impiccheranno lei a questa frase.«Ritengo che la maggior parte delle sue posizioni siano strumentali: deve mantenere saldo il nucleo d'acciaio dei suoi elettori, quelli che vogliono determinate messaggi su immigrazione, sicurezza, tasse, pensioni».Ma un politico, invece di farsi guidare da umori o sondaggi, non dovrebbe indicare lui una meta, un sogno, una speranza?«Certo, ma questo vale per tutti. Compresa quella sinistra di cui sopra, che per anni ci ha raccontato per esempio che Silvio Berlusconi era il male assoluto. È tale forma mentis che va sradicata. Non raccontarmi perché gli altri sono brutti, sporchi e cattivi, spiegami perché sei meglio tu. E soprattutto dimmi cosa vuoi concretamente per passare dalla protesta alla proposta, quanto sei pronto a rimboccarti le maniche, a prenderti le tue responsabilità, perfino a cambiare te stesso, i tuoi pregiudizi, per rivoluzionare la tua vita, insieme a quelle degli altri».
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)