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2022-03-08
Le 7 città italiane da visitare in metro
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Napoli
Quella di Napoli è la più antica del Paese: inaugurata nel 1925 per collegare il quartiere periferico di Bagnoli con Via Gianturco, tocca i punti principali del capoluogo campano. Nonostante sia la più vecchia d’età, la metropolitana napoletana è oggi la più moderna e artistica tra quelle italiane e vale la pena prenderla almeno una volta anche solo per questo.
Sono infatti fioccati diversi riconoscimenti, soprattutto per la famosa fermata Toledo, definita dal CNN la “stazione più impressionante d’Europa”. Progettata dall’architetto spagnolo Óscar Tusquets, è nota soprattutto per la Galleria del Mare, con i suoi mosaici a tema marino.
Ma la creatività con cui è stata allestita questa fermata si sviluppa su più livelli: mentre si sale per raggiungere la celeberrima via che le ha dato il nome, è possibile ammirare i mosaici di William Kentridge, l’opera “Men at work” (che omaggia gli operai che hanno lavorato alla costruzione della metropolitana) e “Razza umana”, opera fotografica di Oliviero Toscani. Ma anche “Engiadina”, mosaico in pietra e ceramica di Vietri a opera di Francesco Clemente (1952); “The Flying – Le tre finestre”, di Ilya ed Emilia Kabacov; “Il teatro è vita. La vita è teatro – Don’t ask where the love is gone”, 9 ritratti in bianco e nero dell’artista Shirin Neshat. Infine “Molten copper poured on the rim of the bay of Naples”, lettere in pvc su pannelli, create dall’artista Lawrence Weiner.
La fermata Toledo fa parte della linea 1, quella che collega il centro cittadino al Vomero. La linea 6, invece, corre in superficie e ha solo 4 stazioni.
Per cominciare a conoscere Napoli, suggeriamo di salire a bordo della prima, partendo proprio dalla zona della fermata Toledo: i Quartieri Spagnoli, Piazza del Plebiscito e tutte le vie del cuore pulsante della città.
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Dormire a Napoli
- LH51 B&B, Via Colonnello Carlo Lahalle 51: struttura nuovissima in posizione nevralgica;
- B&B May Dream, Corso Meridionale 39: camere molto curate a 10 minuti dalla stazione centrale.
Mangiare a Napoli
- Tandem Ragù, Via Giovanni Paladino 51: ottimo ragù in tutte le salse (è il caso di dirlo);
- È Pronto O Mangia’, Via Cesare Rosaroli 65: pesce fresco e ottime linguine al cartoccio;
- Trattoria Nannì, Via Tommaso Senise 2/3/4: piatti semplici, a partire dall’ottimo pane.
Roma

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Nella capitale venne costruita la seconda metropolitana in ordine di tempo: era il 1955 quando fu inaugurata la linea Termini - E42, oggi conosciuta come linea B.
Certo, Roma non può vantarsi della sua metropolitana: anche a causa dei reperti archeologici di cui i sotterranei sono colmi, le linee sono solo 3 e piuttosto vetuste, a esclusione di qualche treno.
La migliore (quanto a estetica, servizi e zone coperte) è la A: tra i capolinea di Anagnina e Battistini si stende la maggior parte delle bellezze romane, anche se il simbolo di Rom (il Colosseo) si trova esattamente di fronte all’omonima uscita della B. C’è poi la C, in verità più utile agli abitanti che non ai turisti, salvo alcune zone di interesse collettivo, come il quartiere Pigneto.
Snodo principale delle prime due linee è la stazione Termini, dov’è possibile fare il cambio dall’una all’altra. Se si vuole visitare l’immenso centro storico della Città Eterna, conviene dunque munirsi di biglietto giornaliero (e scarpe da ginnastica) e saltare da Piazza di Spagna a Piazza del Popolo (fermata Flaminio), da Colosseo a Circo Massimo. Consigliamo di dedicare una giornata alla linea A e una alla B, per massimizzare il tempo.
Dormire a Roma
- DNB House Hotel, Via Cavour 85/a: un posto accogliente situato nel caratteristico Rione Monti, tra la Stazione Termini e il Colosseo;
- Bloom Hotel Rome, Via Giuseppe Missori 19: hotel dall’arredamento molto originale, a due passi dal Vaticano.
Mangiare a Roma
- Il Salotto del Colosseo, Via di S. Giovanni in Laterano 42: molto buono anche il pesce;
- Contrario. Vineria con Cucina, Via Ostilia 22: pasta fatta in casa e buoni piatti di pesce;
- Bono Bottega Nostrana - Piazza di Spagna, Largo della Fontanella di Borghese 85: assolutamente da provare i panini.
Milano

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Milano è la terza in ordine di tempo: la metropolitana ha quasi 60 anni. La sua babele di linee, divise per colori (rossa, verde, gialla, lilla e blu), servono in maniera efficiente tutta la città.
Tale divisione è anche simbolica. Si può dire che la M1 (linea rossa) sia quella adibita ai luoghi di lavoro, collegando il Duomo alla Fiera di Milano. Il cuore della città è toccato invece dalla verde, dalla gialla e dalla lilla.
Se, per esempio, volete lustrarvi gli occhi in Via Montenapoleone, dovete prendere la gialla, che passa anche dal Duomo. Da qui (ossia dalla cattedrale dell’arcidiocesi milanese) è possibile raggiungere a piedi Galleria Vittorio Emanuele II, il Teatro alla Scala, Il Castello Sforzesco, Parco Sempione e altre centralissime zone, Navigli inclusi (se si ha ancora energia).
Dormire a Milano
- Rooms Milano Duomo, Passaggio degli Osii 1: stanze estremamente accoglienti a breve distanza dal Duomo;
- Combo Milano, Ripa di Porta Ticinese 83: un luogo di design ai Navigli.
Mangiare a Milano
- Vero Sapore Greco, Via delle Ore 2: ottimo ristorante greco in cui mangiare pita gyros a volontà;
- Spazio Niko Romito Ristorante, 4° Piano de Il Mercato del Duomo, Piazza del Duomo, Galleria Vittorio Emanuele II, 1: ottime materie prime per un ristorante con vista sul Duomo;
- Aethos Kitchen, Piazza Ventiquattro Maggio 8: vale la pena anche solo per il risotto funghi e tartufo.
Genova

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Quella di Genova è una metropolitana leggera, vale a dire un mezzo con minor frequenza rispetto alla metropolitana classica. C’è solo 1 linea, che copre 8 stazioni e collega il centro storico al quartiere di Rivarolo.
Nata nel 1990, offre la possibilità di fermarsi nei luoghi più interessanti del capoluogo ligure. In particolare, le fermate De Ferrari e San Giorgio: la prima prende il nome dalla piazza, cuore di Genova che comprende il Palazzo Ducale, Via XX Settembre e il Teatro Carlo Felice. La fermata San Giorgio, invece, si inoltra nella zona del porto antico, laddove sorgono l’omonimo palazzo e il celeberrimo Acquario.
Dormire a Genova
- L’Ancora Luxury Apartment, Molo Ponte Francesco Morosini 10/6: un monolocale dotato di tutti i comfort;
- Pippi’s Aquarium Home with A/C, Via del Campo 5, int. 1: appartamento in posizione perfetta per visitare la città.
Mangiare a Genova
- Zimino, Vico delle Scuole Pie 4: piatti della tradizione culinaria ligure;
- Mangiabuono, Vico Vegetti 3 R: da provare la calamarata con le acciughe fresche;
- Da Leccarsi i Baffi, Piazza Cavour 91r: ottimo l’antipasto di fritto e verdure.
Catania

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Nel 1999 nasce la metropolitana di Catania, gestita dalla Ferrovia Circumetnea. È una delle metropolitane più moderne del Paese e, con 11 stazioni, copre circa 8,8 km, dal centro storico al quartiere di Nesima.
Per arrivare nel cuore della città, bisogna scendere alla fermata Stesicoro, che è anche uno dei capolinea. Qui si trova proprio l’area del Barocco catanese e qui si trovano le zone di maggior interesse, dall’omonima piazza all’anfiteatro romano, da Via Etnea a Villa Bellini.
Dormire a Catania
- Strange Apartment, via Giuseppe Terranova 20: struttura molto bella e vicina al centro
- Duomo Luxury Suite Catania, Via Erasmo Merletta 19: camere dotate di idromassaggio.
Mangiare a Catania
- Mm!! Trattoria, Via Pardo 34: da provare la caponata di polpo;
- Putì, Via Sant’Euplio 108: pesce freschissimo;
- Trattoria Il Mare, Via San Michele 7: piatti casalinghi in una trattoria tipica.
Torino

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La metropolitana di Torino - la prima totalmente automatica - è stata inaugurata nel 2006. Come quella di Genova, è del tipo “leggera” e si estende per 15 km.
Le fermate sono ben 23. I capolinea Fermi e Lingotto. La fermata Porta Nuova è quella che consente di vistare il centro del capoluogo piemontese. Da lì ai luoghi simbolo come i Musei Reali e la Mole Antonelliana non occorre poi troppa pazienza.
Dormire a Torino
- Open Space in Turin, Via Pietro Egidi 6: gentilezza, pulizia, centralità;
- Alloggio Fronte Egizio, Via Maria Vittoria 2: begli appartamenti vicinissimi al Museo Egizio.
Mangiare a Torino
- Antica Bruschetteria Pautasso, Piazza Emanuele Filiberto, 4: ottima la bagna càuda;
- Fratelli Bruzzone Trattoria, Via Maria Vittoria 34/a: ottimi gli agnolotti burro e salvia;
- La Via del Sale, Via S. Francesco da Paola, 2: cucina piemontese e ligure.
Brescia

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Ultima per data di costruzione la metro leggera di Brescia, inaugurata nel 2013. Interamente automatica, come quella di Torino, è lunga 13,7 km. 17 le stazioni, di cui la principale è Vittoria, situata nell’omonima piazza.
Da qui si può partire per esplorare la città, con le sue piazze della Loggia e “dei due Duomi”, il Tempio Capitolino, il castello, le chiese, il Teatro Grande e la città sotterranea. Insomma, Brescia è indubbiamente una città da esplorare in lungo e in largo.
Dormire a Brescia
- B&B Hotel Brescia, Piazzale Cremona 20: camere ampie a due passi dal centro;
- Centro Paolo VI, Via Gezio Calini 30: struttura d’epoca con stanze sontuose.
Mangiare a Brescia
- La Vineria, Via X Giornate, 4: da provare i casoncelli bresciani al brasato;
- Osteria Enrico VIII° Al Pintù dal 1908, Vicolo Sant'Agostino, 7/a: ottimo lo stracotto al vino rosso;
- Casa Nani, Via Antiche Mura, 5: spicca la pasta cacio e pepe.
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Quante sono le città italiane dotate di metropolitana? Poche, ma «di sostanza»: a Milano, Roma, Napoli, Torino, Brescia, Catania e Genova possiamo organizzare viaggi brevi ma intensi, grazie alla presenza di un mezzo in grado di farci percorrere grandi distanze in poco tempo. Napoli Quella di Napoli è la più antica del Paese: inaugurata nel 1925 per collegare il quartiere periferico di Bagnoli con Via Gianturco, tocca i punti principali del capoluogo campano. Nonostante sia la più vecchia d’età, la metropolitana napoletana è oggi la più moderna e artistica tra quelle italiane e vale la pena prenderla almeno una volta anche solo per questo. Sono infatti fioccati diversi riconoscimenti, soprattutto per la famosa fermata Toledo, definita dal CNN la “stazione più impressionante d’Europa”. Progettata dall’architetto spagnolo Óscar Tusquets, è nota soprattutto per la Galleria del Mare, con i suoi mosaici a tema marino. Ma la creatività con cui è stata allestita questa fermata si sviluppa su più livelli: mentre si sale per raggiungere la celeberrima via che le ha dato il nome, è possibile ammirare i mosaici di William Kentridge, l’opera “Men at work” (che omaggia gli operai che hanno lavorato alla costruzione della metropolitana) e “Razza umana”, opera fotografica di Oliviero Toscani. Ma anche “Engiadina”, mosaico in pietra e ceramica di Vietri a opera di Francesco Clemente (1952); “The Flying – Le tre finestre”, di Ilya ed Emilia Kabacov; “Il teatro è vita. La vita è teatro – Don’t ask where the love is gone”, 9 ritratti in bianco e nero dell’artista Shirin Neshat. Infine “Molten copper poured on the rim of the bay of Naples”, lettere in pvc su pannelli, create dall’artista Lawrence Weiner. La fermata Toledo fa parte della linea 1, quella che collega il centro cittadino al Vomero. La linea 6, invece, corre in superficie e ha solo 4 stazioni. Per cominciare a conoscere Napoli, suggeriamo di salire a bordo della prima, partendo proprio dalla zona della fermata Toledo: i Quartieri Spagnoli, Piazza del Plebiscito e tutte le vie del cuore pulsante della città. iStock Dormire a Napoli LH51 B&B, Via Colonnello Carlo Lahalle 51: struttura nuovissima in posizione nevralgica; B&B May Dream, Corso Meridionale 39: camere molto curate a 10 minuti dalla stazione centrale. Mangiare a Napoli Tandem Ragù, Via Giovanni Paladino 51: ottimo ragù in tutte le salse (è il caso di dirlo); È Pronto O Mangia’, Via Cesare Rosaroli 65: pesce fresco e ottime linguine al cartoccio; Trattoria Nannì, Via Tommaso Senise 2/3/4: piatti semplici, a partire dall’ottimo pane. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/le-7-citta-italiane-da-visitare-in-metro-2656873956.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="roma" data-post-id="2656873956" data-published-at="1646764615" data-use-pagination="False"> Roma iStock Nella capitale venne costruita la seconda metropolitana in ordine di tempo: era il 1955 quando fu inaugurata la linea Termini - E42, oggi conosciuta come linea B.Certo, Roma non può vantarsi della sua metropolitana: anche a causa dei reperti archeologici di cui i sotterranei sono colmi, le linee sono solo 3 e piuttosto vetuste, a esclusione di qualche treno.La migliore (quanto a estetica, servizi e zone coperte) è la A: tra i capolinea di Anagnina e Battistini si stende la maggior parte delle bellezze romane, anche se il simbolo di Rom (il Colosseo) si trova esattamente di fronte all’omonima uscita della B. C’è poi la C, in verità più utile agli abitanti che non ai turisti, salvo alcune zone di interesse collettivo, come il quartiere Pigneto.Snodo principale delle prime due linee è la stazione Termini, dov’è possibile fare il cambio dall’una all’altra. Se si vuole visitare l’immenso centro storico della Città Eterna, conviene dunque munirsi di biglietto giornaliero (e scarpe da ginnastica) e saltare da Piazza di Spagna a Piazza del Popolo (fermata Flaminio), da Colosseo a Circo Massimo. Consigliamo di dedicare una giornata alla linea A e una alla B, per massimizzare il tempo.Dormire a RomaDNB House Hotel, Via Cavour 85/a: un posto accogliente situato nel caratteristico Rione Monti, tra la Stazione Termini e il Colosseo;Bloom Hotel Rome, Via Giuseppe Missori 19: hotel dall’arredamento molto originale, a due passi dal Vaticano.Mangiare a RomaIl Salotto del Colosseo, Via di S. Giovanni in Laterano 42: molto buono anche il pesce;Contrario. Vineria con Cucina, Via Ostilia 22: pasta fatta in casa e buoni piatti di pesce;Bono Bottega Nostrana - Piazza di Spagna, Largo della Fontanella di Borghese 85: assolutamente da provare i panini. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/le-7-citta-italiane-da-visitare-in-metro-2656873956.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="milano" data-post-id="2656873956" data-published-at="1646764615" data-use-pagination="False"> Milano iStock Milano è la terza in ordine di tempo: la metropolitana ha quasi 60 anni. La sua babele di linee, divise per colori (rossa, verde, gialla, lilla e blu), servono in maniera efficiente tutta la città.Tale divisione è anche simbolica. Si può dire che la M1 (linea rossa) sia quella adibita ai luoghi di lavoro, collegando il Duomo alla Fiera di Milano. Il cuore della città è toccato invece dalla verde, dalla gialla e dalla lilla.Se, per esempio, volete lustrarvi gli occhi in Via Montenapoleone, dovete prendere la gialla, che passa anche dal Duomo. Da qui (ossia dalla cattedrale dell’arcidiocesi milanese) è possibile raggiungere a piedi Galleria Vittorio Emanuele II, il Teatro alla Scala, Il Castello Sforzesco, Parco Sempione e altre centralissime zone, Navigli inclusi (se si ha ancora energia).Dormire a MilanoRooms Milano Duomo, Passaggio degli Osii 1: stanze estremamente accoglienti a breve distanza dal Duomo;Combo Milano, Ripa di Porta Ticinese 83: un luogo di design ai Navigli.Mangiare a MilanoVero Sapore Greco, Via delle Ore 2: ottimo ristorante greco in cui mangiare pita gyros a volontà;Spazio Niko Romito Ristorante, 4° Piano de Il Mercato del Duomo, Piazza del Duomo, Galleria Vittorio Emanuele II, 1: ottime materie prime per un ristorante con vista sul Duomo;Aethos Kitchen, Piazza Ventiquattro Maggio 8: vale la pena anche solo per il risotto funghi e tartufo. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/le-7-citta-italiane-da-visitare-in-metro-2656873956.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="genova" data-post-id="2656873956" data-published-at="1646764615" data-use-pagination="False"> Genova iStock Quella di Genova è una metropolitana leggera, vale a dire un mezzo con minor frequenza rispetto alla metropolitana classica. C’è solo 1 linea, che copre 8 stazioni e collega il centro storico al quartiere di Rivarolo.Nata nel 1990, offre la possibilità di fermarsi nei luoghi più interessanti del capoluogo ligure. In particolare, le fermate De Ferrari e San Giorgio: la prima prende il nome dalla piazza, cuore di Genova che comprende il Palazzo Ducale, Via XX Settembre e il Teatro Carlo Felice. La fermata San Giorgio, invece, si inoltra nella zona del porto antico, laddove sorgono l’omonimo palazzo e il celeberrimo Acquario.Dormire a GenovaL’Ancora Luxury Apartment, Molo Ponte Francesco Morosini 10/6: un monolocale dotato di tutti i comfort;Pippi’s Aquarium Home with A/C, Via del Campo 5, int. 1: appartamento in posizione perfetta per visitare la città.Mangiare a GenovaZimino, Vico delle Scuole Pie 4: piatti della tradizione culinaria ligure;Mangiabuono, Vico Vegetti 3 R: da provare la calamarata con le acciughe fresche;Da Leccarsi i Baffi, Piazza Cavour 91r: ottimo l’antipasto di fritto e verdure. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem4" data-id="4" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/le-7-citta-italiane-da-visitare-in-metro-2656873956.html?rebelltitem=4#rebelltitem4" data-basename="catania" data-post-id="2656873956" data-published-at="1646764615" data-use-pagination="False"> Catania iStock Nel 1999 nasce la metropolitana di Catania, gestita dalla Ferrovia Circumetnea. È una delle metropolitane più moderne del Paese e, con 11 stazioni, copre circa 8,8 km, dal centro storico al quartiere di Nesima.Per arrivare nel cuore della città, bisogna scendere alla fermata Stesicoro, che è anche uno dei capolinea. Qui si trova proprio l’area del Barocco catanese e qui si trovano le zone di maggior interesse, dall’omonima piazza all’anfiteatro romano, da Via Etnea a Villa Bellini.Dormire a Catania- Strange Apartment, via Giuseppe Terranova 20: struttura molto bella e vicina al centroDuomo Luxury Suite Catania, Via Erasmo Merletta 19: camere dotate di idromassaggio.Mangiare a CataniaMm!! Trattoria, Via Pardo 34: da provare la caponata di polpo;Putì, Via Sant’Euplio 108: pesce freschissimo;Trattoria Il Mare, Via San Michele 7: piatti casalinghi in una trattoria tipica. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem5" data-id="5" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/le-7-citta-italiane-da-visitare-in-metro-2656873956.html?rebelltitem=5#rebelltitem5" data-basename="torino" data-post-id="2656873956" data-published-at="1646764615" data-use-pagination="False"> Torino iStock La metropolitana di Torino - la prima totalmente automatica - è stata inaugurata nel 2006. Come quella di Genova, è del tipo “leggera” e si estende per 15 km.Le fermate sono ben 23. I capolinea Fermi e Lingotto. La fermata Porta Nuova è quella che consente di vistare il centro del capoluogo piemontese. Da lì ai luoghi simbolo come i Musei Reali e la Mole Antonelliana non occorre poi troppa pazienza.Dormire a TorinoOpen Space in Turin, Via Pietro Egidi 6: gentilezza, pulizia, centralità;Alloggio Fronte Egizio, Via Maria Vittoria 2: begli appartamenti vicinissimi al Museo Egizio.Mangiare a TorinoAntica Bruschetteria Pautasso, Piazza Emanuele Filiberto, 4: ottima la bagna càuda;Fratelli Bruzzone Trattoria, Via Maria Vittoria 34/a: ottimi gli agnolotti burro e salvia;La Via del Sale, Via S. Francesco da Paola, 2: cucina piemontese e ligure. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem6" data-id="6" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/le-7-citta-italiane-da-visitare-in-metro-2656873956.html?rebelltitem=6#rebelltitem6" data-basename="brescia" data-post-id="2656873956" data-published-at="1646764615" data-use-pagination="False"> Brescia iStock Ultima per data di costruzione la metro leggera di Brescia, inaugurata nel 2013. Interamente automatica, come quella di Torino, è lunga 13,7 km. 17 le stazioni, di cui la principale è Vittoria, situata nell’omonima piazza.Da qui si può partire per esplorare la città, con le sue piazze della Loggia e “dei due Duomi”, il Tempio Capitolino, il castello, le chiese, il Teatro Grande e la città sotterranea. Insomma, Brescia è indubbiamente una città da esplorare in lungo e in largo.Dormire a BresciaB&B Hotel Brescia, Piazzale Cremona 20: camere ampie a due passi dal centro;Centro Paolo VI, Via Gezio Calini 30: struttura d’epoca con stanze sontuose.Mangiare a BresciaLa Vineria, Via X Giornate, 4: da provare i casoncelli bresciani al brasato;Osteria Enrico VIII° Al Pintù dal 1908, Vicolo Sant'Agostino, 7/a: ottimo lo stracotto al vino rosso;Casa Nani, Via Antiche Mura, 5: spicca la pasta cacio e pepe.
Elon Musk (Ansa)
La controffensiva del magnate galvanizza X. Viktor Orbán scrive che «l’attacco della Commissione dice tutto. Quando i padroni di Bruxelles non riescono a spuntarla nel dibattito, arrivano alle multe. L’Europa ha bisogno della libertà d’espressione, non di burocrati non eletti che decidono cosa possiamo leggere o dire. Giù il cappello per Elon Mask perché ha tenuto il punto». Geert Wilders, leader sovranista olandese, se la prende con l’esecutivo di Ursula von der Leyen: «Nessuno vi ha eletto», twitta. «Non rappresentate nessuno. Siete un’istituzione totalitaria e non riuscite nemmeno a dividere in sillabe le parole “libertà d’espressione”. Non dovremmo accettare la multa a X, semmai abolire la Commissione Ue». Musk applaude: «Assolutamente! La Commissione Ue venera il dio della burocrazia, che soffoca il popolo d’Europa».
Oltreoceano, intanto, parte la rappresaglia. Reuters riferisce che il Dipartimento di Stato studia una stretta sui visti per chi si è reso «responsabile o complice della censura o del tentativo di censura di espressioni protette negli Stati Uniti». A cominciare dai fact checker dei social. Il vice di Marco Rubio, Christopher Landau, reduce dalle accuse di filocastrismo a Federica Mogherini, lancia poi una sorta di ultimatum: «O le grandi nazioni d’Europa sono nostri partner nella protezione della civiltà occidentale che abbiamo ereditato da loro, oppure non lo sono. Ma non possiamo fingere di essere partner mentre quelle nazioni permettono alla burocrazia non eletta, antidemocratica e non rappresentativa dell’Ue a Bruxelles di perseguire politiche di suicidio di civiltà». Il diplomatico lamenta: i medesimi Paesi, «quando indossano il cappello della Nato, insistono sulla cooperazione transatlantica come elemento centrale della sicurezza. Ma quando hanno il cappello dell’Ue portano avanti ogni sorta di agenda che spesso è totalmente contraria agli interessi e alla sicurezza degli Stati Uniti».
La lite scoppia, appunto, a 24 ore dalla pubblicazione del testo con cui la Casa Bianca ha ridefinito le proprie priorità. I media italiani lo hanno recepito con sgomento. Il Corriere, ieri, parlava di «attacco choc all’Europa». Secondo Repubblica, «Trump scarica l’Europa». La Stampa era listata a lutto: «Addio Europa, strappo americano». «Con la National security strategy di Trump l’America è ufficialmente un avversario», recitava l’editoriale di Giuliano Ferrara sul Foglio.
La Commissione Ue ha rivendicato la sua autonomia: decidiamo noi per noi, anche su libertà d’espressione e «ordine internazionale fondato sulle regole». Nel documento di Washington, ha ammesso Kaja Kallas, «ci sono molte critiche, ma credo che alcune siano anche vere. Se si guarda all’Europa, si nota che ha sottovalutato il proprio potere nei confronti della Russia. Dovremmo avere più fiducia in noi stessi. Gli Stati Uniti sono ancora il nostro più grande alleato». Piccato il premier polacco, Donald Tusk: l’Europa, ha spiegato agli «amici americani», è « il vostro più stretto alleato». E «abbiamo nemici comuni. A meno che non sia cambiato qualcosa». Lucida l’analisi di Guido Crosetto. Il ministro della Difesa ha sottolineato che lo spostamento del fulcro degli interessi strategici Usa, dal Vecchio continente all’Indo-Pacifico, era una «traiettoria evidente già prima dell’avvento di Trump, che ha soltanto accelerato un percorso irreversibile». Quando il processo è cominciato, non tutti erano attenti: nel 2000, George W. Bush fece rientrare diverse unità di stanza in Germania; Barack Obama richiamò un paio di brigate, per un totale di 8.000 soldati. E fu lui a stabilire che il futuro «perno» (pivot) della politica statunitense sarebbe stato l’Asia. The Donald, peraltro, ci ha tenuto a precisare che «l’Europa rimane strategicamente e culturalmente vitale per gli Stati Uniti». Crosetto ha insistito sulla necessità di mobilitare, insieme al resto dell’Unione, gli «investimenti pubblici e privati» necessari a «recuperare il tempo perso su tecnologie fondamentali» per diventare militarmente autosufficienti.
Ma se qualcuno ha invocato la collaborazione tra Stati membri per mettere in pratica un caposaldo del piano Trump (l’Europa deve imparare a «reggersi in piedi da sola», recita il manifesto), qualcun altro ha approfittato dello «choc» di cui sul Corsera per rilanciare il vecchio pallino: l’alleanza con Pechino. Da più Europa a più Cina è un attimo.
Ne ha discusso sul quotidiano di Torino, col pretesto di contestare il protezionismo del golden power, l’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Dimenticando che la penetrazione dei capitali del Dragone equivale a un commissariamento dei nostri asset.
L’intervento di Romano Prodi sul Messaggero, invece, più che malevolo è apparso surreale. In sintesi: siccome quel puzzone del tycoon si mette d’accordo con le autocrazie, noi dobbiamo... metterci d’accordo con un’autocrazia. «Finora», ha notato l’ex premier, «soltanto la Cina sta preparando una strategia alternativa, non solo usando le terre rare come arma di guerra ma, soprattutto, sostituendo il mercato americano con un’accresciuta presenza in tutto il resto del mondo». È in questo spazio che, a suo avviso, dovrebbero incunearsi gli europei. Per evitare «il collasso finale di quello che resta della globalizzazione», sostiene Prodi. In funzione di utili idioti, temiamo noi. Peccato che, ha sospirato il fondatore dell’Ulivo, né l’Ue né i dirigenti di Pechino sembrino «in grado di preparare la strada per arrivare al necessario compromesso». Alla faccia degli infausti vaticini di Trump: se è così, possiamo ancora salvarci.
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E’ una ricetta omnibus che nelle giornate di freddo predispone a piatto conviviale e succulento. Certo il primato spetta ai milanesi che servono l’ossobuco con il loro magnificente risotto giallo ma di fatto, essendo questo un taglio di carne, a torto definito povero, è una preparazione che si trova in tutte le zone urbane d’Italia. Condizione necessaria era che ci fosse un macello ed è errata convinzione che in campagna si mangiasse tanta carne; ci pensate al contadino che si ciba del suo “trattore”?
Dunque potremmo dire che questa è una ricetta piccolo-borghese, ma enorme nel sapore. Noi ve la proponiamo alla toscana, ancorché semplificata. Invece dei pelati ci siamo limitati al concentrato di pomodoro, ma il risultato è ottimo!
Ingredienti – 4 ossibuchi di generose dimensioni, tre cipolle, tre coste di sedano, tre carote, una patata, un paio di pomodorini, 6 cucchiai di farina 0, 60 gr di burro e 80 gr di olio extravergine di oliva, 3 cucchiai di concentrato di pomodoro, 3 foglie di alloro e 3 di salvia, un mazzetto di prezzemolo, un bicchiere di vino bianco secco, sale e pepe qb.
Procedimento – Con una carota, una cipolla, una costa di sedano, la patata e i pomodorini preparate un brodo vegetale mettendo le verdure a bollire in almeno un paio litri di acqua. In un tegame capiente fate fondere il burro nell’olio extravergine di oliva e sistemateci le foglie di salvia e alloro. Infarinate gli ossibuchi e passateli in tegame a fiamma vivace in modo che si sigillino. Nel frattempo con le altre verdure fate un battuto grossolano. Sfumate gli ossibuchi col vino bianco e quando la parte alcolica è evaporata toglieteli dal tegame e teneteli da parte. Fate stufare il battuto nel tegame e appena le cipolle diventano trasparenti rimettete in cottura gli ossibuchi. Coprite con il brodo vegetale, aggiungete il concentrato di pomodoro, fate sciogliere e lasciate andare per almeno un ora e mezza. Aggiustate di sale e di pepe, aggiungete il prezzemolo tritato e servite.
Come fa divertire i bambini – Fate infarinare a loro gli ossibuchi vedrete che ne saranno entusiasti
Abbinamento – Abbiamo scelto un Chianti Classico Gran selezione, va benissimo un Nobile di Montepulciano; in alternativa il rosso dei milanesi il San Colombano o una Barbera monferrina, astigiana o dell’Oltrepò
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Roberto Calderoli (Ansa)
Certo, serviranno dei soldi per adeguare i servizi offerti. Ma non è detto che ne serviranno tanti, dato che spesso alcuni governatori hanno le risorse ma le spendono male o non le spendono, a differenza di altri presidenti di Regione che vedono invece arrivare nelle proprie strutture sanitarie dei pazienti provenienti proprio dalle zone dove i quattrini pubblici vengono male investiti.
Altra cosa: i Lep sono previsti nella Costituzione, quella riformata nel 2001 dal centrosinistra e confermata da un referendum Nessun governo, compresi quelli progressisti, li ha mai attuati. L’unico che da tre anni ci prova, nonostante raccolte firme di protesta o interventi della Consulta, è l’esecutivo Meloni nella persona del ministro degli Affari regionali, Roberto Calderoli. Per non perdere tutta la legislatura senza produrre nulla, l’esponente leghista ha fatto inserire nella legge di Bilancio alcuni articoli che facciano partire i criteri dei Lep. Finalmente dopo 24 anni di attesa. Il Pd però vorrebbe far aspettare i cittadini del Sud altri anni. Tant’è che Francesco Boccia, capogruppo dem al Senato, ha minacciato «ostruzionismo a oltranza» se non verranno stralciati i Lep, a costo di andare anche in «esercizio provvisorio». Insomma, il partito di Elly Schlein è disposto a far saltare il taglio dell’Irpef pur di non rispettare una norma costituzionale, quella Carta che a sinistra venerano più del Vangelo.
Perché questa paura di una riforma? I Lep, ricorda Calderoli, servono anche per centrare un obiettivo del Pnrr, il federalismo fiscale, entro giugno 2026. Pnrr, ricordiamolo, scritto dal governo Conte 2 e modificato da quello Draghi, nei quali il Pd era forza predominante. Forse i governatori del campo largo temono di confrontarsi con la responsabilizzazione nell’utilizzo delle risorse pubbliche?
Il ministro leghista comunque tira dritto, forte anche della difesa di Fratelli d’Italia sui Lep nella legge di bilancio. E parallelamente martedì inizieranno le audizioni della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama sul disegno di legge di delega al governo per la determinazione dei Lep. L’ipotesi, secondo quanto emerso all’esito dell’ultima riunione, è quella di avviare il ciclo di audizioni, per poi proseguirlo a gennaio. Secondo quanto raccolto da Public Policy saranno sentiti Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale e presidente del comitato tecnico-scientifico con funzioni istruttorie per l’individuazione dei Lep. E ancora: l’Ufficio parlamentare di bilancio, l’Anci, l’Unione delle province d’Italia, Cgil, Cisl, Uil la cassa degli infermieri d’Italia, l’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, lo Svimez, e persino Antonino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. Audizioni istituzionali, democratiche, aperte al confronto. Quello che il Pd non vuole sull’autonomia.
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