2020-09-30
L’Azzolina tira dritto sul concorsone che adesso è inutile e fa imbestialire il Pd
Lucia Azzolina (Samantha Zucchi, Insidefoto, Mondadori Portfolio via Getty Images)
I dem fanno la voce grossa ma sono divisi al loro interno: chi lo vuole a Natale e chi opta per la stabilizzazione dei precari.La scuola come teatro di un gioco di potere destinato a riprodursi in ogni ambito dell'attività di governo (dal Mes alla prossima manovra, dalla giustizia all'immigrazione): il Pd all'attacco, determinato a fare la voce grossa dopo gli ultimi risultati elettorali, e i ministri grillini chiusi nel loro fortino, impegnati (ma fino a quando?) a non farsi commissariare. La dinamica è fin troppo chiara: il Pd si sente ormai il socio forte dell'attuale maggioranza parlamentare (Matteo Renzi è evaporato, Leu è impercettibile, e i grillini sono ridotti a un quinto della loro massa elettorale di due anni fa), e, a maggior ragione nel caso in cui non ci sarà un rimpasto, non potendo quindi occupare fisicamente altre poltrone, gli uomini e le donne del Nazareno vogliono per lo meno forzare la mano al ministro grillino di turno. Applicato alla scuola, questo power game rischia di avvenire su un vero e proprio campo di battaglia: solo il 12,5% dei nuovi banchi e arredi sono stati consegnati, mancano molte aule, mancano i professori, mancano i bidelli, il caos è totale. E Lucia Azzolina è l'icona del ministro grillino indifendibile, eppure - per il momento - intoccabile.Dentro questa cornice, sta avvenendo l'ultimo scontro al calor bianco. Tema: il concorsone che dovrebbe portare a coprire 32.000 posti. Ma attenzione: a meno di colpi di scena, considerando i tempi e le procedure di assegnazione, i vincitori andrebbero in cattedra non prima del 1° settembre 2021, quindi non ci sarebbe alcun beneficio per l'anno in corso. In compenso, però, il danno per l'anno scolastico appena partito sarebbe evidente: le domande per il concorso sono circa 62.000, e tutti questi docenti si allontanerebbero dai loro istituti; realisticamente ci sarebbe una settimana di chiusura; e tutto questo accadrebbe in pieno rischio Covid, quindi con un'ulteriore incognita. E, per sovrammercato, resterebbero totalmente beffati i docenti in quarantena, che perderebbero l'unica possibilità di concorso, senza alcuna chance di recupero. La Azzolina, ciononostante, è irremovibile, e insiste per tenere il concorso il 22 ottobre, e l'altra sera, arrivando alla riunione grillina presso un agriturismo alle porte di Roma, in un tripudio di auto blu, ha tirato diritto: «Il concorso per regolarizzare gli insegnanti si farà. Domani usciranno le date sulla Gazzetta ufficiale». Pugno duro, insomma, nonostante che nelle 24 ore precedenti il Pd avesse spinto in direzione opposta: «Farlo ora», aveva detto Camilla Sgambato, responsabile istruzione del partito di Nicola Zingaretti, «significa stressare le scuole, che verranno private di molti docenti, i quali andranno a sostenere le prove del concorso».A ben vedere, pure il Pd è diviso al suo interno, secondo una tradizione quasi priva di eccezioni. La posizione ufficiale del partito è quella che abbiamo descritto, e, dal punto di vista organizzativo, viene articolata indicando una subordinata temporale rispetto al piano Azzolina: tenere il concorso non il 22 del prossimo mese, ma durante le vacanze di Natale, evitando un impatto in pieno ottobre su studenti e genitori, in un clima già tesissimo. Ma non manca una posizione totalmente diversa, quella espressa da giorni da Matteo Orfini e Francesco Verducci: «Ci sono tutte le condizioni per stabilizzare i docenti precari. Serve la volontà politica. I concorsi banditi non risolveranno questa situazione. Governo e parti sociali aprano un tavolo sul reclutamento, altrimenti la scuola non sarà mai nelle condizioni di dare risposte ai bisogni degli studenti e della nostra società». In sostanza, priorità alla stabilizzazione dei precari. C'è anche un terzo punto di vista intermedio, riferito a microfoni spenti a La Verità da una voce autorevole del Pd: «Fare i concorsi, magari non a ottobre, riconoscendo comunque un punteggio ai precari. Come dire: ti riconosco il lavoro svolto, ma devi lo stesso superare una selezione». Avendo a che fare con un interlocutore uno e trino, la Azzolina ha tenuto il punto, ma senza rispondere nel merito alle obiezioni ricevute, e scatenando l'insofferenza dei dem, che arrivano - sempre a microfoni spenti - a far capire che, se qualcosa andasse storto, anche dal punto di vista sanitario o della sicurezza, sarebbe la ministra a doversene assumere tutte le responsabilità. Intanto, comprensibilmente, l'opposizione spara, e la Lega conferma la sua mozione di sfiducia individuale contro la Azzolina. Matteo Salvini si era già espresso da giorni: «Non bisogna fare nessun concorso in un periodo delicato come questo, con rischi per la salute e migliaia di cattedre ancora vuote, e occorre stabilizzare le migliaia di precari che insegnano già da anni». E ieri ha rincarato la dose il responsabile scuola della Lega, Mario Pittoni, che ha definito la Azzolina «il ministro dell'istruzione più divisivo della storia»: «Azzolina, che evidentemente vive sulla Luna, considera prioritario un concorso che nel corrente anno scolastico non porterà in cattedra nessuno (e pochi gli anni successivi) e continua a ignorare la possibilità di assumere da graduatoria e quindi disporre di tutto il personale docente necessario per il reale riavvio delle lezioni. Ancora tre settimane, e poi scadranno i tempi tecnici per un eventuale decreto stabilizzazioni immediatamente esecutivo e ci si potrà affidare solo a supplenti…». Caos totale, insomma.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)