2021-03-06
Il Lazio targato dem allunga le mani sul vaccino di Putin
Vertice a Roma ieri tra lo Spallanzani e gli inventori di Sputnik. Sullo sfondo le manovre per portare la produzione nel territorio.Il Lazio di Nicola Zingaretti spinge le aziende locali a bordo dello Sputnik. Ieri mattina si è tenuto un incontro tra l'Istituto Spallanzani, i rappresentanti del fondo russo Rdif e il Centro di ricerca Gamaleya, che ha sviluppato il vaccino. Subito dopo, l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato, ha chiesto al governo di valutare la produzione in Italia dello Sputnik, nonché la possibilità «di opzionare già il vaccino per farsi trovare pronti dopo l'eventuale via libera dell'Agenzia del farmaco europea e di quella italiana». D'Amato ha aggiunto che i russi hanno dato la loro disponibilità a collaborare e il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia, ha detto che presto verrà siglato un protocollo d'intesa con Gamaleya, sottolineando che «la scienza è neutra e impermeabile alla pressione della politica, dell'industria, della geopolitica». Sarà, eppure la sensazione è che proprio la politica voglia mettere il cappello sullo sviluppo delle future «pharma valley» italiane. Il 19 febbraio lo stesso D'Amato aveva annunciato: «Lo Spallanzani ha fatto uno studio ulteriore, dopo quello pubblicato dalla rivista scientifica Lancet, sul vaccino russo che ne conferma la validità». In realtà, il parere tecnicoscientifico, datato 17 febbraio, si limitava a riportare in italiano l'analisi effettuata in 25 ospedali e policlinici di Mosca e pubblicata su Lancet il 2 febbraio. Nulla di più. Solo la conferma dei dati sull'efficacia clinica al 91,6%, già pubblicati sulla rivista scientifica, e rilanciati lo stesso 2 febbraio da Gamaleya e dal fondo Rdif. Perché quindi ritirare fuori ora quello studio? Va ricordato che il Lazio governato da Zingaretti punta a diventare l'hub anti Covid del Paese, concentrato tra Latina, Pomezia e Frosinone. L'obiettivo è attrarre anche chi produce lo Sputnik a cercare partner in questa Regione, che deve fare i conti con la concorrenza della Toscana. Qui c'è chi vuole tirare la volata al polo biotech di Siena, dove operano Gsk (di cui è direttore scientifico Rino Rappuoli) e la Tls di Fabrizio Landi, attiva sulla ricerca degli anticorpi monoclonali (coordinata dallo stesso Rappuoli), e chi tifa per il polo basato attorno allo stabilimento fiorentino della Eli Lilly, dove i monoclonali potranno essere prodotti. Le spinte politiche, tutte vicine al Pd, sono continue. Dalla Russia all'Australia. Perché mentre al tavolo con le Regioni il Lazio spingeva su Sputnik (non ancora autorizzato a livello europeo), arrivavano le prime reazioni al blocco deciso da Mario Draghi sulle oltre 250.000 dosi Astrazeneca che dovevano essere esportate a Canberra. «In Italia, le persone muoiono al ritmo di 300 al giorno, posso certamente capire l'alto livello di ansia», ha detto il primo ministro australiano, Scott Morrison. Il ministro della Salute, Greg Hunt, ha però annunciato la richiesta inviata alla Commissione Ue di riesaminare la decisione dell'Italia. Da Bruxelles hanno chiarito che la decisione sul blocco è stata presa e «non c'è intenzione di tornarci sopra». Nel frattempo, un portavoce del premier inglese, Boris Johnson, ha sottolineato che «la ripresa dal Covid dipende dalla cooperazione internazionale e porre in atto restrizioni mette a rischio la battaglia globale dei vaccini». Downing Street non ha citato il governo italiano, ma ha ricordato come Johnson abbia avuto rassicurazioni da Ursula von der Leyen sulla volontà Ue «di non limitare le esportazioni» delle case farmaceutiche, limitandosi a «controllarne la trasparenza. Ci aspettiamo che questi impegni siano rispettati». La mossa di Draghi presenta dunque alcuni rischi. Astrazeneca in Italia ha un contratto per l'infialamento con la Catalent di Anagni (anche per questo è stato possibile stoppare la spedizione) e se l'accordo salta il gruppo anglosvedese potrebbe infialare in Belgio o in Olanda. E diventerebbe più complicato anche avviare nuove collaborazioni tra le nostre aziende e altre multinazionali. Tra l'altro, il blocco è stato comunicato proprio il giorno in cui il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha aperto il cantiere del polo nazionale dei vaccini e del biotech, stanziando tra i 400 e i 500 milioni di euro. Ieri l'ad di Astrazeneca Italia, Lorenzo Wittum, ha lanciato messaggi distensivi dando il benvenuto all'iniziativa del governo italiano e mettendosi «a disposizione per verificare che ci siano dei partner in grado di soddisfare questa necessità». Va però ricordato che circa la metà delle dosi Astrazeneca che arriveranno in Italia proverrà dalla catena di approvvigionamento europea e l'altra metà dalla rete internazionale. Quindi, da Paesi extra Ue come India e anche Regno Unito, che a fine aprile dovrebbe terminare la campagna vaccinale nell'isola.