2020-12-17
L’autore del rapporto censurato dall’Oms si presenta in Procura
Francesco Zambon e Vittorio Acquarone (Ansa)
Francesco Zambon dai magistrati nonostante il veto dei suoi superiori. Parla il suo avvocato: «Ecco come sono andate le cose dall'inizio».Ormai la questione del report sull'Italia censurato dall'Oms sembra essersi trasformata in una telenovela sudamericana. Di quelle meno riuscite, però. Ieri Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell'Organizzazione mondiale della sanità ed ex dirigente del ministero della Salute, ha fornito alla stampa l'ennesima ricostruzione dei fatti. Dopo aver detto che la relazione curata dal ricercatore Francesco Zambon era stata pubblicata e poi ritirata per via delle «inesattezze» che conteneva, Guerra ha spiegato che il famigerato report «venne ritirato per decisione dell'ufficio di Copenaghen (sede europea dell'Oms, ndr). Io proposi di salvarlo», ha aggiunto, «proponendo che due colleghi dell'Istituto superiore di sanità si affiancassero ai colleghi di Venezia per correggere le imperfezioni e ripubblicare il Rapporto così migliorato nel giro di un paio di giorni. Per ogni seguito la competenza non è mia, come continuo a ripetere, ma di Copenaghen». Con questa sua ultima dichiarazione, Guerra tira in ballo anche Hans Kluge, direttore europeo dell'Oms, cioè della succursale che, un paio di giorni fa, ha emesso un comunicato stampa a difesa del governo italiano. Da Roma, si leggeva in quel testo, non sono arrivate richieste di censura ai danni del report di Zambon. Come sono andate davvero le cose? Ad appurarlo potrebbe essere la Procura di Bergamo, che da tempo sta lavorando sul tema. La notizia è che martedì davanti agli investigatori orobici si è finalmente presentato anche Francesco Zambon. Ha deciso di fornire la sua versione dei fatti, rispondendo a tutte le domande dei pm, anche se per settimane l'Oms gli ha impedito di farsi ascoltare dai magistrati. Per sbloccare la situazione era intervenuto persino il ministero degli Esteri, che l'11 dicembre, tramite la rappresentanza italiana all'Onu, ha inviato una lettera all'Organizzazione mondiale della sanità, chiedendo che lasciasse il ricercatore libero di parlare. Alla fine, Zambon ha deciso - in autonomia e con un bel coraggio - di andare fino in fondo a dispetto di tutto. Lo studioso italiano ha incontrato i magistrati, ma non può dialogare con la stampa, sempre per via delle regole interne all'Oms. A parlare per lui è il suo legale, Vittore d'Acquarone. Avvocato, alla fine Zambon ha deciso di andare in Procura nonostante l'Oms glielo avesse proibito tirando in mezzo l'immunità diplomatica. «La situazione era esasperante. Zambon come tutti ha letto le dichiarazioni sui social e le interviste in cui Ranieri Guerra lo invitava a presentarsi in Procura e alla fine lo ha fatto. Guerra, lo ricordo, è direttore aggiunto dell'Oms».Veniamo al famoso report sulla gestione italiana della pandemia. Guerra e l'Oms dicono che fu ritirato perché conteneva inesattezze. «Questa ricostruzione non mi torna. Il report è stato approvato da tutta la catena di controllo dell'Oms l'11 maggio. Questa catena, che comunque ha approvato, ha fatto una sola notazione, riguardante lo stile. Ma i ricercatori hanno deciso appositamente di mantenere uno stile divulgativo, perché fosse di facile comprensione per tutti. E sono andati avanti». L'11 maggio, se non sbaglio, è anche il giorno in cui arriva a Zambon una delle mail di Ranieri Guerra mostrate da Report. Quella in cui si dice esplicitamente di cambiare la data del piano pandemico italiano, scrivendo che risaliva al 2016 e non al 2006. «Faccio notare che Guerra non faceva parte della catena di controllo dell'Oms… Quella catena aveva già approvato il report. Che infatti il 13 maggio viene pubblicato». Però il giorno dopo, il 14, viene ritirato. Perché? «Oms Cina aveva segnalato un problema relativo al box sulla Repubblica popolare. I ricercatori non si sono messi a discutere. Hanno giudicato che la presenza di quel box non fosse fondamentale: il focus era la situazione italiana, ed era importante uscire alla svelta, proprio perché il tempismo - lo abbiamo imparato - è decisivo. I ricercatori hanno detto subito di togliere il box e di ripubblicare il rapporto. Ma da allora nessuno ha più dato l'autorizzazione a pubblicarlo». Il 14 dicembre, in un comunicato, l'Oms Europa ha scritto che il report fu ritirato per «inesattezze fattuali». E dice che, mentre i ricercatori preparavano le correzioni, l'Oms ha stabilito un nuovo meccanismo di valutazione delle risposte alla pandemia e condivisione dei saperi chiamato Intra Action Review. Insomma, mentre Zambon e gli altri facevano le correzioni, sarebbero cambiati i parametri di valutazione e il report sarebbe divenuto impubblicabile.«Di tutto ciò Zambon ha appreso dai giornali. A lui non è stato notificato nulla».I cronisti di Report sostengono che, in realtà, il nuovo meccanismo di valutazione sarebbe stato «condiviso il 23 luglio 2020». Cioè più di due mesi dopo la pubblicazione del rapporto…«A Zambon, ripeto, non è stato detto nulla. Lo ha appreso 5 o 6 mesi dopo dai media. Dopo tutto quello che è successo nel frattempo…». Zambon ha denunciato pressioni da parte di Ranieri Guerra. Guerra sostiene di non averle fatte. «Zambon ha scritto agli organi competenti dell'Oms per segnalare questa cosa. Siamo in attesa che questi organi si esprimano. Ancora non hanno dato una risposta». Però ci sono le mail mostrate da giornali e tv. Quelle in cui Guerra scrive che il report «così non può uscire» e in cui chiede di cambiare le date relative al piano pandemico italiano. «Io faccio come lei: leggo le mail. Ognuno leggendole si fa la sua idea. Quando agli esperti è stato chiesto di scrivere che il piano pandemico italiano risaliva al 2016 e non al 2006, sono andati a fare delle verifiche. E hanno scoperto che in realtà era stato soltanto copiato. Dunque non hanno accolto l'indicazione di Guerra. Sarebbe stato gravissimo se avessero riportato dati inesatti su una questione così delicata». L'Oms Europa sostiene che il governo italiano non abbia mai fatto pressioni per far ritirare il report. «Zambon non ha ricevuto pressioni dirette dal governo. Anche perché i rapporti con il governo li teneva Ranieri Guerra. Zambon non era autorizzato a confrontarsi con il governo, era un compito che spettava appunto a Guerra. Il quale, fin dall'inizio, è sempre stato informato sui contenuti del rapporto». Mi spiega come è andata la storia della Procura di Bergamo? Perché Zambon non è andato prima benché fosse stato convocato?«Lo hanno chiamato 3 volte. La prima volta è stato contattato direttamente. Lui ha informato l'Oms, da prassi. L'Oms gli ha detto di non presentarsi, e ha tirato fuori l'immunità diplomatica. A quel punto è iniziato un carteggio fra Procura, Oms e Farnesina. Zambon, le altre due volte, non è stato contattato direttamente. Una volta ha appreso il giorno prima che non si sarebbe potuto presentare. Un'altra volta ha appreso tutto dai giornali».Guerra intanto continua a parlare. Anche con i giornali. E a fornire varie versioni dei fatti. «Mi chiedo solo perché lo faccia ora e non abbia detto tutte queste cose mesi fa».
Nel riquadro, Giancarlo Tulliani in una foto d'archivio
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
Continua a leggereRiduci
Da sinistra in alto: Piero Amara, Catiuscia Marini, Sergio Sottani e Luca Palamara (Ansa)
Ansa
A Chisinau gli azzurri faticano a sfondare il muro moldavo e sbloccano solo negli ultimi minuti con Mancini e Pio Esposito. Arriva la quinta vittoria consecutiva della gestione Gattuso, ma per la qualificazione diretta al Mondiale si dovrà passare dai playoff di marzo.