2022-01-20
L’Aula svela la truffa dei diamanti
Il Parlamento pronto a scoperchiare il caso che coinvolge 5 istituti e Palazzo Koch. Sarà sentito Ignazio Visco. Da chiarire la posizione degli ex vertici di Mps, Profumo e Viola.La vicenda della cosiddetta «truffa dei diamanti» - le cui eventuali conseguenze penali saranno presto valutate e decise in un processo a Milano - torna sotto i riflettori. Carlo Bertini, dipendente di Banca d’Italia con il ruolo di consigliere senior addetto al servizio di supervisione bancaria 1, ha lanciato in tv alcune circostanziate accuse sia ad alcune banche e ai loro dirigenti, che hanno utilizzato i propri sportelli per intermediare la vendita dei diamanti, che ai suoi superiori in Banca d’Italia, i quali, a suo dire, si sarebbero mostrati poco attenti rispetto alle sue sollecitazioni a eseguire approfondimenti e, successivamente, sarebbero passati a pressioni più o meno esplicite finalizzate a dissuaderlo dal continuare.Pochi giorni prima di Natale, il procedimento disciplinare a carico di Bertini - dopo la sospensione cautelare del 22 ottobre scorso - si è concluso con la decisione del Consiglio superiore di Palazzo Koch di sospenderlo per 12 mesi dal servizio e dalla retribuzione (ridotta alla metà), con attribuzione ad altra mansione diversa da quella di vigilanza. È la sanzione più severa prima del licenziamento.Per ricostruire l’intera vicenda è proprio da Report che bisogna comunque partire, perché fu proprio Milena Gabanelli con Emanuele Bellano il 17 ottobre 2016 a sollevare il velo sulla presunta truffa. Due società private (Dpi Spa e Idb Spa) avevano moltiplicato a dismisura il loro fatturato commercializzando diamanti attraverso gli sportelli di cinque banche (Monte dei Paschi, Unicredit, Intesa, Bpm, Banca Aletti) con modalità poco trasparenti, a prezzi fuori mercato (quasi raddoppiati), incassando commissioni fino al 24%. La Procura di Milano era già al lavoro dal 2012 e lo scorso aprile ha chiesto il rinvio a giudizio di 5 persone giuridiche e 105 persone tra dirigenti e funzionari delle banche e delle società venditrici. I reati ipotizzati sono truffa, autoriciclaggio, riciclaggio, corruzione fra privati e, in un caso, ostacolo all’autorità di vigilanza.Le attività di compravendita di diamanti canalizzate dalle banche avvennero tra il 2012 e il 2017 per circa 1,4 miliardi di controvalore complessivo e oltre centomila, incauti e allo stesso tempo inconsapevoli, compratori si ritrovarono in breve tempo in possesso di un bene difficilmente liquidabile e acquistato in base a quotazioni fuori mercato, anche se pubblicate sul Sole 24 Ore, nella pagina delle quotazioni ufficiali, che però erano solo inserzioni pubblicate a cura… delle stesse società venditrici. La scorrettezza di questa pratica commerciale fu già sanzionata nel settembre 2017 dall’autorità Antitrust per complessivi 12,3 milioni di euro a carico delle banche coinvolte, accusate di condotte «gravemente ingannevoli e omissive». Riconoscendo il presupposto che gli acquirenti avessero comprato i diamanti facendo affidamento sulla reputazione delle banche proponenti. Nel corso del 2019, la vicenda si è poi arricchita di ulteriori inquietanti evidenze circa il coinvolgimento della criminalità organizzata nell’attività di riciclaggio dei proventi della truffa. Fu proprio Mps ad essere oggetto dell’attenzione di Bertini, che partecipava come coordinatore locale al gruppo di lavoro congiunto (Jst, Joint supervisor team che fa capo alla Bce) incaricato della vigilanza prudenziale. Durante il 2018, Bertini e alcuni suoi colleghi avrebbero accumulato importanti indizi relativi alla truffa e, soprattutto, alla consapevolezza di essa da parte dei vertici di Mps nelle persone del presidente Alessandro Profumo e dell’ad Fabrizio Viola. La tesi di Bertini è che le sue richieste di approfondimento restarono inascoltate presso i suoi superiori in Bankitalia, dove anzi prevalsero i tentativi di dissuaderlo dall’insistere. Fino all’epilogo della sospensione dal servizio di qualche giorno fa.Alle accuse di Bertini, Bankitalia ha risposto con una nota di 5 pagine pubblicata sul sito il 15 dicembre, in cui presenta la propria versione dei fatti e un commento sulle dichiarazioni di Bertini. Dal comunicato si evince che la vigilanza si occupa di prodotti e attività finanziarie, ma la compravendita di diamanti non lo è. Quanto è avvenuto è un problema di correttezza commerciale di competenza dell’Antitrust. Da Palazzo Koch sono intervenuti sin dal 2017, indagando sulle dimensioni del fenomeno, e le attività ispettive, sul fronte dell’antiriciclaggio, hanno portato a sanzionare Mps per 1,3 milioni. Quindi si nega radicalmente l’ipotesi della presunta consapevolezza dei vertici Mps, avanzata da Bertini. Al contrario Bankitalia ribadisce l’accusa a Bertini di aver gettato discredito e nuociuto alla reputazione dei colleghi, dei superiori e della banca.Veniamo da un decennio terribile per gli istituti di credito, caratterizzato dal dissesto delle due banche venete, delle quattro banche liquidate a fine 2015, dalla ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato della stessa Mps a inizio 2017 e, purtroppo, in tutte le occasioni è stata messa in discussione la correttezza del comportamento di Bankitalia, un presidio di legalità le cui competenze sono da decenni un patrimonio dell’intero Paese. Inoltre, in questa vicenda è in discussione l’operato di manager che ricoprono tuttora posizioni di grande responsabilità.Se il problema c’era e Bankitalia ha vigilato tardivamente e poi ha minimizzato, male. Se un’istituzione così solida non sia stata capace di gestire un dipendente che si è mosso in modo scomposto, ugualmente male. La vicenda di Bertini, le persone coinvolte e le circostanze da lui descritte saranno oggetto di un completo e approfondito esame a cura dei parlamentari della commissione d’inchiesta sulle banche (con poteri di autorità giudiziaria) durante le audizioni del governatore Ignazio Visco, del conduttore di Report Sigfrido Ranucci, di Bertini e di altri protagonisti, annunciate a partire dall’8 febbraio.
Jose Mourinho (Getty Images)