L'assistente di Amazon si prepara alla sfida con Facebook e a deporre in tribunale in un caso di omicidio

- Dopo il fallimento dell'esperimento di assistente vocale «M», Mark Zuckerberg è pronto a dare del filo da torcere a Jeff Bezos e ai suoi dispositivi Echo. Entro fine anno potrebbe infatti comparire sul mercato un nuovo prodotto collegabile ai portali e alle app del social più famoso al mondo.
- Non esistono dati specifici, ma a oggi nel mondo sarebbero stati venduti oltre 100 milioni di dispositivi integrati con Alexa. Che sia un successo, però, non è scontato. L'oggetto è costantemente sotto i riflettori per problemi di privacy e intrusione nelle vite di chi lo possiede. E la società non smentisce.
- Testimone oculare in un caso di omicidio? La diatriba è ancora aperta. Nel 2018 un accessorio Amazon sarebbe stato in grado di registrare rumori e voci prima e durante un delitto nel New Hampshire. I giudici hanno chiesto al colosso di Seattle di acquisire le registrazioni per procedere con le indagini. Non è la prima volta che succede qualcosa di simile. Nel 2015 un bracciale Fitbit aveva aiutato le autorità a risolvere il caso di una scomparsa di una giovane ragazza.
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Non potrà fisicamente preparare un caffè, ma Alexa è senza dubbio in grado di segnalarvi quale sia la caffetteria a voi più vicina e anche segnalarvi, in base alle recensioni online e ai vostri comportamenti, quale potrebbe piacervi di più. Ma non solo. Da qualche tempo Alexa è anche in grado di intervenire in caso di bisogno chiamando un medico o i soccorsi.
Quello che sembra il futuro raccontato da film fantascientifici, in cui mino robottini tuttofare si destreggiano tra le molteplici richieste degli esseri umani, è ormai realtà da qualche anno grazie all'assistente vocale di Amazon. Alexa, appunto. La sua voce cortese è divenuta immediatamente parte della nostra vita quotidiana al punto che, secondo alcune statistiche rilasciate da Tech guru, tra le parole più utilizzate con l'assistente vocale vi è, al primo posto, «ciao Alexa». Un semplice saluto, a cui l'apparecchio risponde con un semplice «ciao» o con una frase pre impostata in base al proprio gradimento, che sta a significare come questa tecnologia intelligente sia diventata parte della vita molte persone al pari di un animale domestico.
Il punto di forza di Alexa sta tutto nella semplicità di utilizzo. Basta collegarla a una presa di corrente e a un wifi e il gioco è fatto. Il suo suono sordo, per indicare l'accensione del dispositivo, è qualcosa a cui ci si abitua immediatamente. Così come alla sua presenza. Discreta, nella forma e nel colore, i dispositivi smart si adattano a qualsiasi abitazione e senza invadenza si inseriscono perfettamente negli spazi vitali di ognuno.
Sarà per questo motivo che, come dichiarato da Amazon lo scorso febbraio. A oggi sono stati venduti in tutto il mondo oltre 100 milioni di apparecchi dotati di Alexa. Un numero incredibile se si pensa che, fino a un anno fa, i dispositivi Echo (come vengono chiamati tutti gli accessori creati dal colosso di Jeff Besoz) erano venduti solo negli Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania. Solo da qualche mese il rivoluzionario assistente vocale ha fatto il suo ingresso in altri 10 Paesi, tra cui l'Italia. A oggi, questo è l'unico dato disponibile riguardo le vendite di Alexa nel mondo. Impossibile conoscere quanti dispositivi siano presenti sul territorio italiano, o quali tipologie siano le più vendute. Il colosso di Seattle tiene da sempre le labbra cucite sulle prestazioni dei suoi prodotti. Un silenzio che viene solo interrotto, di tanto in tanto, con numeri vaghi che accontentano gli estimatori del brand.
Dopotutto, ad Amazon non serve annunciare vittorie in pompa magna o strillare al flop del suo accessorio di punta. A oggi, solo in Italia, sono oltre 2.000 le skill (i programmi interni a Echo) presenti solo in Italia, una porzione minima rispetto alle 70.000 a oggi attive in tutto il mondo.
Se il successo sia reale o apparente è difficile dirlo. Quel che è certo è che dalla sua messa in vendita a oggi il prezzo dei dispositivi è in continuo calo e molte delle persone che posseggono il dispositivo iniziano a interrogarsi su quanto sia messa a repentaglio la loro sicurezza.
Questa improvvisa attenzione alla propria privacy deriva dal fatto che gli speaker intelligenti si sospetta da tempo siano in grado di tracciare ogni conversazione tra le mura domestiche. A lanciare l'allarme è stato Bloomberg che, già nel 2017 avvertiva i consumatori negli Stati Uniti dei rischi di Alexa. «Sarà anche comodo aprire la porta di casa e poter accendere la luce con un solo comando vocale, ma attenzione a quello che vi circonda». L'accusa, ben precisa, veniva mossa in seguito alla rivelazione da parte di sette ex dipendenti Amazon della presenza di persone fisiche autorizzate ad ascoltare le conversazioni con Alexa e a rielaborarle per migliorare le capacità dell'assistente vocale. Nulla di surreale se consideriamo che la stessa azienda ha sottolineato come «L'accesso agli strumenti interni è altamente controllato ed è permesso esclusivamente a un numero ristretto di dipendenti che utilizzano tali strumenti per migliorare il servizio elaborando un campione estremamente minimo di interazioni. Le nostre policy proibiscono severamente ai dipendenti di accedere o di utilizzare i dati dei clienti per qualsiasi altro motivo e abbiamo tolleranza zero per chi abusa dei nostri sistemi. Effettuiamo regolarmente audit sugli accessi agli strumenti interni da parte dei dipendenti e limitiamo l'accesso qualora e laddove sia necessario“.
Dopotutto, non è un mistero il fatto che Alexa per rispondere ai comandi e attivarsi deve essere sempre collegata a internet e all'ascolto. Il suo è un riposo apparente. Sebbene infatti Amazon tenga a sottolineare che l'apparecchio si attiva solo se interpellato con il proprio nome o con la parola «Amazon» o «computer», sono molti i casi in cui la luce si accensione si attiva ascoltando parole dalla televisione o conversazioni a distanza.
Quel che è certo è che questo grazioso apparecchio, utile secondo molti psicologi statunitensi anche a sopperire la mancanza degli affetti in persone anziane affette da demenza o costrette in case di cura, sia stato in grado di rivoluzionare ancora una volta lo stile di vita delle persone in tutto il mondo.
Rimane però lecito porsi una domanda: i dati registrati e salvati da Amazon che fine fanno? E come vengono riutilizzati?
Dopo M, Zuckerberg pensa a come spodestare Alexa
Secondo alcune indiscrezioni Mark Zuckerberg starebbe pensando a un nuovo assistente vocale brandizzato Facebook. La notizia è trapelata a inizio aprile sul sito Cncb ma dal team del social network più famoso al mondo ancora nessuna conferma o smentita. La segretezza, come avviene in questi casi, è sempre d'obbligo. Soprattutto perché Facebook, già nel 2015, aveva tentato un primo approccio nel mondo dell'intelligenza artificiale.
In pochi forse ricorderanno il progetto denominato M, un sistema che rappresentava una pallida imitazione di Alexa in grado di riconoscere e rispondere a una serie di comandi vocali. Pieno di limitazioni, M non vide mai la luce e fu accantonato come uno dei fallimenti di Zuckerberg.
Il tutto, fino a fine 2018. Nel corso del mese di novembre dello scorso anno sulla piattaforma social gli sviluppatori hanno iniziato a distribuire su Portal un hardware pensato per dialogare con li smart speaker.
Che Facebook sia quindi vicino a dare i natali a un proprio prodotto, in grado probabilmente di comunicare con i diversi portali e app del gruppo, non è una visione del tutto fantascientifica.
Secondo gli esperti del settore, con tutta probabilità il primo esperimento verrà annunciato a fine 2019, con una messa sul mercato statunitense entro la primavera del 2020.
Echo diventa il testimone oculare di un caso di omicidio
New Hampshire. In un appartamento perdono la vita due ragazze, Christine Sullivan e Jenna Pellegrini. Il sospettato è Timothy Verrill ma per inchiodarlo non ci sono prove. Nessun testimone sulla scena del delitto e nessuno, nel palazzo, ha sentito nulla. Il caso sembra impossibile, se non fosse che nell'appartamento delle due ragazze la scientifica rileva la presenza di un dispositivo Echo. Scatta così l'interrogativo: Alexa avrà sentito qualcosa?
La trama degna di una puntata di Csi, non è il lavoro della mente di qualche regista ma quello che, un anno fa, è avvenuto in un appartamento in un quartiere tranquillo della cittadina di Farmington.
Che Alexa possa essere un testimone oculare in un delitto viene completamente escluso da Jeff Bezos. A non pensarla come lui sono però i giudici che hanno richiesto che la società di Seattle consegni tutte le registrazioni collegate all'account Amazon delle due ragazze. Secondo le autorità, infatti, «sebbene Echo si attivi solo dopo aver sentito alcune parole non è impossibile che rumori e voci siano state percepite e conservate nella memoria dell'apparecchio».
Ancora una volta si tratta di privacy. Secondo Bezos «la tutela degli utenti viene prima di tutto». Tanto che, nel 2017, sempre in seguito a un delitto, la società negò l'acquisizione del registrato alle autorità. Il nulla osta ad ascoltare le registrazioni di Alexa arrivò solo dopo aver ricevuto il consenso da parte dell'indagato, un uomo dell'Arkansas, che venne poi scagionato proprio grazie a Echo.
Che le intelligenze artificiali siano diventata parte integrante anche nella ricerca di giustizia da parte delle forze dell'ordine non è una novità.
Nel 2015, l'Fbi chiese a Apple si sbloccare l'iPhone di uno dei responsabili della strage di San Bernardino sospettato di avere rapporti con l'Isis. Il ceo Tim Cook negò il via libera spiegando che «l'autorizzazione sarebbe stata una minaccia per i clienti e che questo caso, seppur eccezionale, avrebbe potuto creare un precedente per il governo».
A schierarsi dalla parte delle autorità fu invece Fitbit che nella propria informativa sulla privacy include la possibilità di fornire dati in caso di richieste legali. Lo smart bracelet addirittura aiutò a risolvere un caso lo scorso ottobre. La vittima, anche in questo caso, indossava un braccialetto. E come lei il suo assassino, il marito. I movimenti tracciati dal dispositivo hanno incastrato l'uomo perché la sua versione non era coerente con quella dei percorsi registrati sull'app.

















