2021-03-13
Lascia lo studioso censurato dall’Oms. Disse la verità sul piano pandemico
Francesco Zambon (Istock)
Francesco Zambon si dimette dall'organizzazione: «Una situazione insostenibile umanamente e professionalmente». Subì pressioni dal consulente del Cts, Ranieri Guerra, per ammorbidire un report sugli errori italiani sul virus.Alla fine, a essersi dimesso è l'unico che abbia mai raccontato la verità. La notizia è circolata nella tarda serata di giovedì: il ricercatore dell'Oms Francesco Zambon alla fine di questo mese lascerà il suo incarico presso l'organizzazione sanitaria internazionale. Non ce la faceva più a rimanere dov'era: «Per me era una situazione insostenibile umanamente e professionalmente», ha commentato lapidario. Così, lo studioso ha compiuto una scelta apparentemente folle: ha lasciato un posto sicuro, molto ambito e sicuramente invidiato da molti scienziati. E lo ha fatto per una questione di dignità, umana e professionale. Il che lo rende una mosca bianchissima in un mondo pieno di intriganti e vigliacchi.Il nome di Zambon ormai è abbastanza noto, ma vale la pena ripercorrere velocemente la sua vicenda. Stiamo parlando dell'esperto che ha guidato la squadra di ricercatori responsabile di un rapporto dell'Oms intitolato Una sfida senza precedenti: la prima risposta dell'Italia al Covid-19. Si trattava di una dettagliata analisi sulla gestione italiana del virus, che sarebbe dovuta servire a mettere in guardia altri Stati (in particolare quelli dell'Est) affinché non ripetessero alcuni errori fatti dal nostro Paese, evitando così un probabilissimo aumento dei morti a livello europeo. Lo studio fu realizzato a gran velocità, fu approvato dalla catena di controllo dell'Oms e pubblicato sulla Rete l'11 maggio del 2020. Ma nell'arco di una giornata fu ritirato e mai più ripubblicato.Insomma, il lavoro di Zambon è stato tolto di mezzo e, ad oggi, non è ancora chiaro chi sia stato il responsabile di questa odiosa censura. Il fatto è che la sua ricerca metteva in serio imbarazzo troppe persone, in primis i componenti del governo italiano. Nel report, infatti, veniva scritto nero su bianco che l'Italia non aveva un piano pandemico aggiornato e che aveva gestito l'emergenza in modo «improvvisato, caotico e creativo».Inoltre, il lavoro di Zambon e colleghi creava gravi difficoltà a Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell'Oms distaccato in Italia e consulente del Cts. Fu la trasmissione Report a mostrare alcune mail in cui Guerra intimava a Zambon di modificare alcuni contenuti del report, in particolare quelli relativi al piano anti pandemia (il nostro risaliva al 2006, ma avrebbe dovuto essere aggiornato in base alle nuove linee guida internazionali del 2009, 2013 e 2017). Perché tanto zelo? Perché Guerra era il responsabile della Prevenzione del ministero della Salute proprio negli anni in cui si sarebbe dovuto produrre un nuovo piano pandemico... Se la ricerca di Zambon fosse rimasta in circolazione, Guerra sarebbe stato messo alla berlina dalla sua stessa organizzazione: il conflitto di interessi è evidente.Zambon, con un atto di coraggio piuttosto raro ai giorni nostri, rifiutò di mentire e di modificare il suo documento. Non solo: denunciò ai vertici dell'Oms le pressioni subite. «Ho avvisato il mio direttore delle risorse umane e questi ha riferito a Hans Kluge (direttore regionale Europa dell'Oms, ndr)», ha raccontato alla Verità. «Entrambi mi hanno chiamato per sapere come stavo e sono stati molto comprensivi. Kluge mi disse: non tollero che un dipendente del mio staff venga trattato così».Purtroppo, nei mesi seguenti l'Oms ha, nei fatti, completamente abbandonato il suo ricercatore. Non gli ha concesso, almeno inizialmente, di parlare con i magistrati di Bergamo che stanno indagando sulla gestione dei primi mesi di pandemia da parte delle istituzioni italiane. L'organizzazione sanitaria ha sostanzialmente sposato la posizione di Ranieri Guerra, ha continuato a difendere il governo italiano (sostenendo che non chiese alcuna censura) e si è sempre rifiutata di fare definitivamente chiarezza sulla vicenda. Anzi, ha persino prodotto un vademecum - inviato a tutti i dipendenti - contenente indicazioni su come evitare le domande inopportune dei giornalisti.Ora siamo giunti all'epilogo. È passato quasi un anno dall'uscita del report di Zambon, e tutti i responsabili della censura sono rimasti al loro posto. Ranieri Guerra è ancora un dirigente dell'Oms, nonostante le pressioni fatte, nonostante le mezze verità diffuse a mezzo stampa. È ancora in carica Hans Kluge, capo di Oms Europa. Sono ancora tutti al loro posto i dirigenti del ministero della Salute che avrebbero dovuto provvedere ad aggiornare il piano pandemico e non l'hanno mai fatto. Compreso Giuseppe Ruocco, di cui pure il viceministro Pierpaolo Sileri aveva chiesto pubblicamente, e più di una volta, le dimissioni. Di questa storia orrenda, da mesi, nessuno vuole occuparsi, tutti i protagonisti scaricano le responsabilità. Beatrice Lorenzin, che fu ministro proprio negli anni in cui il famigerato piano avrebbe dovuto essere modificato, si arrampica sugli specchi ogni volta che le viene presentata la questione.Soprattutto, è ancora attaccato alla sedia il ministro della Salute, Roberto Speranza. E questo, probabilmente, è l'aspetto più sconcertante di tutta la storia. Speranza non ha mai fornito spiegazioni esaustive sul piano pandemico non aggiornato e inutilizzato. Ha sempre evitato di parlare del «caso Zambon», mentre se non avesse avuto nulla da nascondere avrebbe dovuto essere il primo a pretendere rispetto per il ricercatore italiano. Il ministro ha fatto finta che il problema non esistesse, ha tentato di sminuirlo nelle sue apparizioni televisive e ha continuato a farsi beffe dei cittadini. Il ministero della Salute, nel frattempo, si è rifiutato di fornire documenti e verbali (tra cui quelli della famigerata task force anti Covid), nonostante i deputati di Fratelli d'Italia Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato li avessero richiesti più e più volte.Dieci mesi sono passati, e l'unico a non essere più al suo posto è Francesco Zambon. Un ricercatore scrupoloso e coraggioso, che si è dimostrato integerrimo. Non si è dimesso chi ha sbagliato, mentito, mistificato e tramato nell'ombra. Non si è dimesso chi non ha fatto il suo lavoro mettendo a rischio migliaia di vite, o chi, per motivi politici, ha danneggiato l'Italia. Ha lasciato l'incarico soltanto l'uomo che ha agito correttamente dall'inizio alla fine, e per questo ha subito attacchi, pressioni e minacce.Onore a Francesco Zambon: così si dimette un italiano. Uno vero.