2020-05-03
L’appello dei pasdaran di Conte: «Basta con gli agguati al governo»
Gustavo Zagrebelsky (Ansa)
Gli intellettuali raccolgono le firme sul Manifesto per incensare «prudenza e buonsenso» di Palazzo Chigi e prendersela con chiunque osi muovere una critica.Adesso si può stropicciare, lasciare lì come un letto sfatto. Adesso si può anche strapparne qualche pagina (per esempio quella sulla sovranità del Parlamento, mai interpellato) e bruciarla nel camino come farebbe Pepe Carvalho. La Costituzione comunque è contenta, come la spettina Giuseppe Conte neanche il vento dolce del Sud. I severi difensori dell'ortodossia della Carta in questi giorni sono tutti favorevoli alle deroghe democratiche, vispe terese pervase dall'eccitazione rivoluzionaria di Palazzo Chigi. Il via libera arriva da Gustavo Zagrebelsky, che in altre stagioni avrebbe gridato all'attentato anche solo davanti a un'orecchia a fondopagina, e che invece applica la nota regola del calzaturificio: la Costituzione può diventare uno zerbino, dipende da chi ci pulisce i piedi. Così tuona dal Fatto Quotidiano: «Chi dice Costituzione violata non sa di cosa sta parlando». Per rinforzare il concetto aggiunge: «I pieni poteri sono stati attribuiti dal Parlamento». Dimentica che è esattamente ciò che ha fatto Viktor Orbán nell'indignazione di mezzo mondo, quello a sinistra di Paperino. In Italia ci sono pieni poteri buoni, rassicuranti, e chi li mette in dubbio non è democratico. Il corto circuito ha qualcosa di surreale ma ha un esercito di sostenitori, gli ultrà di Conte, che non potendo sgomitare a fil di costola per entrare nell'obiettivo (maledetto distanziamento sociale) firmano appelli. Quello siglato da 57 aspiranti venerabili maestri contro le «volgari e pretestuose critiche dell'opposizione» e pubblicato dal Manifesto, conferma che gli intellò italiani in soccorso del vincitore sono un'intramontabile categoria dello spirito. «Basta con gli agguati al governo» sottolineano influencer anni Ottanta come Stefano Bonaga e Giacomo Marramao. «Dietro alcuni strumentali e ipocriti appelli alla difesa dei diritti o del sistema delle imprese o dell'occupazione si coglie il disegno di gettare le basi per un altro governo, di colori improbabili o di pretesa unità nazionale». E ancora un anatema a chi si oppone all'esecutivo, che «ha operato con apprezzabile prudenza e buonsenso» nonostante «gestioni regionali arroganti e approssimative». Provate a indovinare quali.Il manifesto del Manifesto tiene a sottolineare che «dalla destra populista non ci attendiamo nulla e ce ne guardiamo, non ci incantano le sue repentine conversioni al liberalismo nel nome del “tutto subito aperto, tutti liberi". Ci preoccupano gli altri, i democratici liberali, i cui show non fanno bene al Paese». Il messaggio è lampante: Conte è un premier perfetto e chi dissente è reazionario. Secondo il saggista Vladimiro Giacché si tratta «dell'orrore del giorno». Per la politologa Sofia Ventura sono «prove di regime stalinista»A parte qualche ologramma di Tutankhamon, i pretoriani di Palazzo Chigi firmatari dell'appello sono giuristi, economisti, filosofi, attivisti di area progressista. C'è Daniele Archibugi, esperto di globalizzazione nella giustizia e nella tecnologia, fratello della regista Francesca Archibugi; c'è Lorenza Carlassare, costituzionalista, già tifosa di Carola Rackete («Ha fatto bene a disobbedire a una legge ingiusta); c'è Andrea Pisauro, ricercatore, che si definisce «cittadino europeo di lingua italiana» e ha scritto un manifesto per ricostruire Sel da Londra; c'è Nadia Urbinati, nota accademica e politologa. Solo due settimane fa sosteneva che «qui c'è una specie di consenso obbligato, ma la politica democratica si fonda anche sul dissenso e sull'opposizione», poi deve avere cambiato idea. Spunta anche Marco Revelli, storico e sociologo, promotore della lista di sinistra radicale L'altra Europa per Tsipras. Di appelli e di firme se ne intende, era uno dei fondatori di Lotta continua. Mai capito che portano male.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)