2025-03-16
«Lapo usa la filantropia per fare soldi»
Lapo Elkann (Imagoeconomica)
Un suo ex stretto collaboratore denuncia ai magistrati l’erede degli Agnelli: «La Fondazione Laps è uno strumento di marketing». Tra le altre cose, Elkann avrebbe voluto far figurare la vendita della sua auto come una donazione, per avere dei vantaggi fiscali. La replica e la nostra risposta. Beneficenza o marketing? Solidarietà o business? Dopo il caso del pandoro di Chiara Ferragni, ecco quello della onlus di Lapo Elkann. Siamo venuti infatti in possesso di alcuni documenti esclusivi che gettano un’ombra sull’attività della Fondazione Laps, guidata dal nipote dell’Avvocato, erede di casa Agnelli. Uno degli ex dipendenti ha appena presentato una denuncia (29 pagine più 47 allegati), oggi all’esame della Procura. «Lapo Elkann», dice l’ex stretto collaboratore, non ha «come prima finalità l’intento filantropico» ma usa la fondazione come «strumento di marketing sociale a favore della sua immagine e di quella delle sue attività imprenditoriali». All’interno della fondazione, secondo quanto descritto, vige un clima di terrore: chi non obbedisce e si oppone alle pratiche più discutibili «viene individuato come nemico da distruggere».Nella denuncia si ricorda per esempio di quando Lapo voleva vendere la sua Fiat 500 Abarth. «Mi aveva chiamato per richiedere la ricevuta a nome della fondazione e quindi per poter beneficiare dei vantaggi fiscali», dichiara l’ex collaboratore. In pratica Lapo voleva vendere l’auto a un suo amico incassando i soldi come se fossero una donazione, usando cioè la fondazione per non pagare le tasse. «Il sottoscritto aveva risposto che ciò non era possibile perché l’operazione si configurava come un contratto di compravendita», per altro di un bene (l’auto) che non era intestato alla onlus, ma di proprietà privata di Lapo. Quindi quella che il nipote dell’Avvocato chiedeva era «un’operazione contra legem, con illecita detrazione fiscale». Non che le accuse di evasione fiscale siano una novità, considerate le indagini che sta conducendo la Procura di Torino sugli eredi Agnelli. Ma possibile che pure la fondazione benefica venga utilizzata per aggirare l’erario?Di certo dietro la patina di apparente generosità di Lapo, emerge tanta ipocrisia. Come dimostra un altro episodio raccontato dall’ex dipendente nella denuncia. In pieno Covid, la fondazione decide infatti di regalare dei libri a comunità di bambini in difficoltà, tra cui quelle gestite dalla cooperativa Valdocco e dal Gruppo Abele. Bella idea, si capisce: ma che libri vengono regalati? Esclusivamente i libri pubblicati dal medesimo Lapo, in particolare W l’Italia con Lapo. Già si potrebbe obiettare sull’utilità di regalare ai bambini in difficoltà proprio i libri di Lapo, ma il problema non è questo. Il problema è che il libro W l’Italia con Lapo si presenta come una serie di pagine da colorare. E allora il team della fondazione propone di allegare ai libri un set di sei matite per ogni libro. Costo dell’operazione: 215 euro in tutto. Ma Lapo interviene e blocca l’acquisto delle matite: troppo care. 215 euro sono troppi per l’erede dell’immenso patrimonio di casa Agnelli cui interessa evidentemente piazzare i suoi libri. Mica far felici i bambini… Il mancato acquisto delle matite non è però l’unico episodio in cui Lapo mostra quella che l’ex collaboratore definisce una «natura molto avara». Per esempio Lapo aveva promesso di coprire le spese per le terapie necessarie alla figlia della sua governante milanese, che aveva problemi di salute. Nel marzo 2021 parte la richiesta: si tratta di 45 euro a seduta, 1.100 euro da spalmare su sei mesi. Ma per Lapo sono troppi. Giovedì 11 marzo 2021, alle 16.50 manda una mail lapidaria: «Troppi costi, è il momento di tagliare». Allo stesso modo il nipote dell’Avvocato taglia anche sulla sicurezza: i volontari della fondazione, racconta l’ex dipendente, si trovavano a lavorare in eventi organizzati con FB Garage Italia, la società di Lapo. «Ma quando facevo presente che era necessario investire risorse in sicurezza lui mi rispondeva in malo modo di “non rompergli i coglioni” per “cazzate” perché ero “pagato per correre e non per rompere i coglioni”». Quando si dice essere altruisti.Dalla denuncia, in effetti, emerge come Lapo sia tutt’altro che altruista. L’ex dipendente lo definisce «una personalità egocentrica e autoritaria» che considera gli altri «esclusivamente come strumenti del suo volere». E che, per questo motivo, spesso usa la fondazione per coprire i suoi affari. E non solo quando deve vendere l’auto. Durante il Covid, per esempio, Lapo «aveva preteso dichiarazioni per spostamenti in Portogallo e a Milano richiedendomi di giustificarli con viaggi motivati dal ruolo ricoperto in fondazione, sebbene al sottoscritto non risultasse tale esigenza». «Avevo chiesto spiegazioni», prosegue l’ex collaboratore, «e mi era stato detto in modo secco di farmi i cazzi miei e che se mi impicciavo ancora nei fatti suoi mi toglieva dal cazzo in un attimo. Per tutelare il posto di lavoro dovetti acconsentire, ma fu grande la mia ansia derivante dal compiere una grave irregolarità». Queste le parole di un ex importante collaboratore di Lapo, che nella fondazione aveva un ruolo non secondario. Starà naturalmente ai magistrati decidere se aprire un’inchiesta, bisognerà vedere se dietro a questi comportamenti ci sono reati oppure no. Ma di certo l’immagine che emerge dalle 29 pagine e dai 47 allegati depositati in Procura è del tutto diversa da quella che Lapo dà di sé attraverso la sua fondazione. «Insieme possiamo restituire qualcosa al mondo e servire la comunità con tutto il nostro cuore», dice sul sito internet il nipote dell’Avvocato. Ma in realtà dietro la beneficenza si nascondono meschinità, furbizie, avarizie e irregolarità. E chi prova a opporsi a tutto ciò viene insultato: «Coglione», «Testa di cazzo», «Ti rompo il culo», «Disabile di merda, fatti dare la pensione di invalidità e vattene affanculo». Parole non proprio dolci. O, al massimo, dolci come un pandoro della Ferragni. Hanno collaborato Antonio Di Francesco e Giorgio Colombo
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)