2023-05-13
Macché «Gandhi turco»: l’anti Erdogan minaccia l’Ue ed è alleato degli islamici
Kemal Kilicdaroglu (Ansa)
Kemal Kilicdaroglu, rivale del Sultano Recep Tayyip Erdogan, è santificato dai media italiani. Eppure, anche lui usa i migranti per ricattare Bruxelles. E nella coalizione accoglie i conservatori musulmani.Ormai ci siamo. Domani si terranno le elezioni probabilmente più importanti di quest’anno per quanto riguarda le dinamiche internazionali. In Turchia si voterà per rinnovare la Grande assemblea nazionale e, soprattutto, per scegliere il capo dello Stato. Il presidente uscente, Recep Tayyip Erdogan, è in difficoltà e gli ultimi sondaggi non sono positivi per lui. Al di là dei recenti guai di salute che potrebbero averlo indebolito politicamente, sconta anche vari problemi: l’inflazione elevata, una politica edilizia significativamente controversa, l’impatto socioeconomico negativo degli oltre tre milioni di rifugiati siriani attualmente presenti sul territorio turco. Dall’altra parte, il suo principale sfidante, Kemal Kilicdaroglu, spera nel colpaccio: leader del Partito popolare repubblicano, è attualmente a capo della coalizione Alleanza della nazione. Ora, parte consistente della stampa europea ha già confezionato un santino di Kilicdaroglu a suon di panegirici e di soprannomi evocativi (a partire da quello di «Gandhi turco»). Un atteggiamento che onestamente lascia un po’ perplessi. Sia chiaro: qui nessuno nega che Erdogan sia un leader autoritario e controverso. Senza poi dimenticare i suoi legami con ambienti islamisti problematici, oltre alla sua spregiudicatezza in politica internazionale (che lo ha portato più volte a comportamenti ricattatori nei confronti della Nato e dell’Ue). Ciò detto, il fatto che il sultano sia poco raccomandabile non deve indurre a ritenere che lo scenario di una presidenza guidata da Kilicdaroglu si rivelerebbe automaticamente roseo. La situazione è infatti ben più complessa. In primo luogo, va sottolineato che l’Alleanza della nazione ha al suo interno partiti dagli orientamenti ideologici notevolmente eterogenei: dalla socialdemocrazia al conservatorismo più o meno liberale. Senza dimenticare l’islamismo, incarnato dal Partito della felicità: era aprile del 2021, quando il leader di questo schieramento, Temel Karamollaoglu, ricevette ufficialmente uno dei dirigenti della Fratellanza, Hammam Ali Youssef. Ne consegue che, oltre a eventuali problemi sul fronte della laicità, questa coalizione -se dovesse vincere - incontrerebbe prevedibilmente delle difficoltà nel governare: l’unico fattore coesivo che sembra caratterizzarla è infatti quello dell’opposizione a Erdogan. Non si può quindi affatto escludere che una vittoria dell’Alleanza della nazione possa aumentare l’instabilità politica in Turchia. In secondo luogo, bisogna fare attenzione alla politica estera. È tutto da dimostrare infatti che un’eventuale presidenza di Kilicdaroglu inaugurerebbe un’eclatante discontinuità rispetto a Erdogan. Certo: il leader dell’opposizione si è detto favorevole a riprendere il percorso di avvicinamento di Ankara all’Ue. È anche aperto a riconoscere le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo e ha recentemente polemizzato con la Russia, accusandola di aver diffuso fake news diffamatorie online per influenzare le elezioni di domani (una circostanza negata dal Cremlino). Tuttavia, scavando un po’ più in profondità, si scoprirà che non si registrano enormi differenze rispetto al sultano. Pur dicendo di voler rientrare nel programma americano per i caccia F-35, la coalizione di Kilicdaroglu non si è chiaramente impegnata a rinunciare al sistema missilistico russo S-400, acquistato da Erdogan: segno, questo, del fatto che probabilmente il nuovo eventuale presidente continuerebbe l’equilibrismo del predecessore tra Washington e Mosca. Sotto questo aspetto, è particolarmente illuminante un’analisi del Wilson Center, pubblicata a fine aprile. Secondo il think tank americano, «né il Partito popolare repubblicano né il suo partner principale, il Buon partito, sembrano pronti ad abbandonare i loro legami economici ed energetici con Mosca e ad aderire alle sanzioni comminate dall’Occidente». Inoltre, qualora Erdogan venisse sconfitto alle prossime elezioni, «è improbabile che la politica turca in Ucraina subisca cambiamenti importanti», ha aggiunto il Wilson Center. Tra l’altro, non troppo differentemente dal sultano, Kilicdaroglu non esita a usare lo strumento migratorio per mettere sotto pressione Bruxelles. Lo scorso 4 maggio, parlando della necessità di rimandare in Siria i rifugiati attualmente presenti sul territorio turco, ha detto: «Costruiremo le loro case, strade, scuole e asili. I nostri appaltatori li costruiranno. Lo faremo con i fondi dell’Unione Europea. Se non fornisci questi fondi, non terrò queste persone qui. Mi dispiace, aprirò le porte. Possono andare dove vogliono». Non solo. Kilicdaroglu tiene una posizione ancor più dura di Erdogan nei confronti della Grecia per quanto riguarda le isole nel mar Egeo: una linea, questa, che creerebbe ulteriori attriti tra Ankara e Bruxelles, oltre a delle significative turbolenze in seno alla stessa Nato.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.