2023-04-27
A Lampedusa è uno sbarco continuo. La Francia mette i gendarmi ai confini
Ritmi d’arrivo frenetici sulle nostre coste meridionali. E Parigi nei prossimi tre mesi dispiegherà sulle Alpi Marittime 150 poliziotti per contenere la «pressione migratoria». Così l’Italia è nella morsa dei clandestini.L’ultimo scherzetto dei francesi è piazzare un tappo a nord dispiegando 150 agenti, tra poliziotti e gendarmi, per contenere quella che definiscono «una pressione migratoria» proveniente dall’Italia in modo sempre più forte dalle Alpi Marittime. L’annuncio è del primo ministro Elisabeth Borne, che ha inserito il provvedimento nel programma del governo per i prossimi cento giorni. Borne ha spiegato che, mentre il progetto di legge sull’immigrazione è stato rinviato al prossimo autunno, «la lotta contro l’immigrazione illegale è una priorità». A sud, invece, continua l’invasione: ieri altri 15 barchini hanno portato sull’isola 821 persone a partire dalla mezzanotte. Nell’hotspot di contrada Imbriacola ci sono ormai 3.000 persone. La Prefettura ha avviato la manovra di alleggerimento e ieri con un traghetto ne sono partiti 180. I ritmi d’ingresso però sono frenetici ed è quasi impossibile, senza una pausa dal mare, riuscire a far calare la pressione all’interno dell’hotspot. Anche la rotta turca ha ripreso a pompare. Ieri Guardia costiera e Guardia di finanza hanno individuato e soccorso una barca a vela a cinque miglia dalla costa: 40 i passeggeri, 35 dei quali afghani e due i minori. Sono stati proprio i migranti, in balia delle onde, a chiedere soccorso ai carabinieri, che li hanno subito localizzati. E sempre a Crotone sono stati fermati dagli investigatori della Guardia di finanza e della Squadra mobile tre egiziani sospettati di essere gli scafisti di un’imbarcazione con 161 passeggeri soccorsa alcuni giorni fa in mare da mezzi navali della Capitaneria di porto e dell’Agenzia Frontex. Sono accusati di avere reso possibile il trasporto dei migranti dalla Turchia fino al punto in cui l’unità si era fermata in vicinanza di una nave mercantile.La raffica di partenze ovviamente produce anche ulteriori tragedie. Ieri l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha fatto sapere che almeno 55 migranti sono morti annegati in un naufragio al largo delle coste libiche avvenuto martedì. Cinque sopravvissuti sono stati recuperati dalla Guardia costiera libica. A largo della Tunisia, invece, la Guardia costiera tunisina ha bloccato in mare la notte scorsa 17 tentativi di migrazione illegale, soccorrendo 524 persone a bordo di imbarcazioni in difficoltà al largo delle proprie acque territoriali. Il portavoce della Guardia nazionale di Tunisi ha precisato che 449 persone sono risultate essere originarie di vari paesi dell’Africa subsahariana, il resto erano tunisini. Con un’operazione preventiva nella regione di Mouloush, Jebeniana e Baklata, invece, di tunisini ne sono stati fermati 71. Tra loro c’erano due pericolosi ricercati che si stavano preparando a partecipare a una traversata illegale per raggiungere l’Italia. Proprio in Tunisia, ha scoperto la Procura antimafia di Catania, c’era una cellula di una organizzazione internazionale che traghettava i migranti in Italia. Con l’accusa di traffico internazionale di esseri umani sono state fermate 25 persone. Il gruppo aveva diramazioni africane anche in Libia, Guinea, Costa d’Avorio e Marocco. La base italiana, invece, operava tra Genova, Torino, Asti, Cuneo e Ventimiglia. Il terzo ingranaggio interveniva in Francia. L’organizzazione, secondo l’accusa, gestiva i viaggi dalla partenza fino ai Paesi d’interesse dell’Unione europea. La banda curava ogni dettaglio: dalla fuga dal centro di accoglienza italiano all’accoglienza temporanea, fino allo sconfinamento, soprattutto in Francia, compresa la fornitura di documenti falsi (green pass, test Covid e persino patenti di guida). Anche l’altro sistema d’ingresso, quello delle Ong, non si arresta. L’arrivo della Geo Barents di Medici senza frontiere con 75 passeggeri ha subito qualche ritardo e lo sbarco al molo è previsto per oggi. A Ravenna invece sono approdati i 69 che hanno viaggiato sulla Humanity One di Sos Humanity. Metà dei migranti provengono dal Sudan. Secondo l’Unhcr in 20.000 si starebbero già spostando dalla regione sudanese del Darfur per cercare rifugio nel vicino Ciad, che già ospita 400.000 profughi e in molti presto cercheranno di raggiungere l’Europa. Come sempre la porta d’ingresso sarà l’Italia. E con il tappo di respingimento che la Francia piazzerà al confine dalla prossima settimana si bloccherà anche quella piccola valvola di sfogo.«Viviamo un’emergenza migratoria epocale, siamo lasciati soli dalle istituzioni comunitarie e se la Francia rafforza i controlli alla frontiera, l’Italia risponde approvando il decreto immigrazione contro gli ingressi illegali che generano disordine, caos, ghetti, sfruttamento e caporalato», spiega a La Verità il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, che aggiunge: «In assenza di una risposta europea sul tema dell’immigrazione che a oggi rimane un problema unicamente sulle spalle dell’Italia e dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, rivendico con forza la scelta del governo italiano e della maggioranza di centrodestra di difendere confini e frontiere nazionali, come fanno altri Paesi, proprio tipo la Francia, con il decreto Cutro che limita fortemente la protezione speciale, che rafforza i rimpatri con nuovi Cpr, che limita e revoca i permessi di soggiorno e l’accoglienza per chi non scappa da guerre e persecuzioni, che introduce il nuovo reato penale contro gli scafisti e che regolamenta seriamente l’attività delle Ong straniere». Per Molteni, «senza una chiara e immediata risposta europea di contrasto all’immigrazione clandestina, l’Italia si attrezza per evitare di diventare il campo profughi d’Europa».
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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