2022-09-30
La Lamorgese si era «dimenticata» di aggiornare l’algoritmo degli eletti
Luciana Lamorgese (Imagoeconomica)
Il pasticcio sui collegi dovuto a un software del Viminale non tarato alla luce del taglio dei parlamentari. A mandare in tilt il sistema, il calcolo relativo ai partiti che hanno preso tra l’1 e il 3% in coalizione.Un algoritmo non aggiornato nel software del Viminale che assegna i seggi ai partiti e li distribuisce nelle varie circoscrizioni sarebbe la causa del caos targato Luciana Lamorgese che ha prodotto la modifica dell’elenco degli eletti alla Camera in tutta Italia. È questa, a quanto apprende La Verità, la spiegazione di quanto accaduto tra l’altro ieri e ieri, quando numerosi candidati, che erano risultati eletti sul sito «Eligendo» del Viminale, si sono poi ritrovati (dopo aver stappato bottiglie e scritto post di ringraziamento sui social) fuori da Montecitorio, nello stesso istante in cui altrettanti candidati, che avevano pianto per la mancata elezione, hanno scoperto di essere diventati, in realtà, onorevoli. Il mancato aggiornamento del software, a quanto abbiamo ricostruito, potrebbe essersi verificato quando il sistema è stato adattato alla nuova ripartizione dei collegi, conseguenza del taglio dei parlamentari. Non a caso, nel 2018 non accadde nulla di tutto ciò, pur essendo in vigore la stessa legge elettorale, il famigerato Rosatellum, il cui papà è il presidente di Italia viva, Ettore Rosato. «Tutto è corretto», dice il senatore della Lega, Roberto Calderoli, il primo ad accorgersi dell’errore che ha tra l’altro restituito il seggio alla Camera a Umberto Bossi, inizialmente risultato non eletto, «fino alla attribuzione dei seggi delle coalizioni a livello nazionale, ovvero sulla base della cifra elettorale nazionale di coalizione dei partiti che abbiano superato l’1%. L’errore nasce dal passaggio successivo dove la cifra elettorale di coalizione nella circoscrizione deve comprendere anche i partiti che hanno superato l’1% anche quando questi», sottolinea Calderoli, «non hanno raggiunto il 3%, perché questo dice la legge, cosa che loro non hanno fatto sottraendo già a livello circoscrizionale la lista di Più Europa (unico partito facente parte di una coalizione che, con il suo 2,83%, si trova appunto tra l’1 e il 3%, ndr) creando una serie di seggi deficitari che coinvolgono 13 circoscrizioni su 28. La ripartizione finale dei seggi ai singoli partiti che abbiano superato il 3%», aggiunge Calderoli, «è stata fatta in maniera corretta, ma purtroppo l’errore è a monte». L’unica consolazione è che, almeno, il risultato in termini di seggi di tutti i partiti resterà lo stesso anche quando i dati saranno definitivi: in sostanza, cambieranno solo i nomi di alcuni parlamentari, ma i cambi saranno all’interno della stessa forza politica: «Anche a seguito», si legge sul sito del ministero dell’Interno, «di indicazioni fornite dall’Ufficio elettorale centrale nazionale presso la Corte di Cassazione, sul sito Eligendo viene pubblicato un aggiornamento della ripartizione dei seggi proporzionali della Camera dei deputati in alcuni collegi plurinominali. Resta invariato il dato relativo al totale dei seggi attribuiti, a livello nazionale, a tutte le coalizioni e alle liste della Camera dei deputati, anche per i collegi uninominali, nonché la ripartizione dei seggi relativa al Senato della Repubblica. Si fa presente», aggiunge il Viminale, «che la pubblicazione da parte del ministero dell’Interno di tali notizie riveste carattere ufficioso, in quanto la ripartizione definitiva e la successiva proclamazione ufficiale degli eletti dovrà essere effettuata, ai sensi delle disposizioni vigenti, dal predetto Ufficio elettorale centrale nazionale della Cassazione e dai competenti Uffici presso le Corti di Appello». In attesa dei calcoli definitivi, c’è già un elenco di modifiche al quadro degli eletti, oltre all’ingresso più eclatante, quello di Umberto Bossi. In Umbria, risultano eletti alla Camera Emma Pavanelli (M5s) Emanuele Prisco (Fdi), Anna Ascani (Pd) e Catia Polidori (Fi), mentre inizialmente risultavano parlamentari per Fratelli d’Italia, Prisco e Chiara La Porta, e per il Pd la Ascani e Pierluigi Spinelli; in Calabria, Riccardo Tucci del M5s prende il posto di Enza Bruno Bossio del Pd; in Campania, dall’elenco degli eletti scompare Guido Milanese (Forza Italia), ed entra Francesco Emilio Borrelli (Alleanza Verdi-Sinistra); in Molise al posto di Caterina Cerroni del Pd risulta eletta al proporzionale Elisabetta Lancellotta di Fratelli d’Italia. Nel Lazio per i dem scattano ora due seggi e non uno: oltre a Nicola Zingaretti al Pd e Marianna Madia, risulta parlamentare anche Andrea Casu; in Toscana il Pd guadagna un seggio (Marco Simiani) e resta a casa Lucia Annibali del Terzo polo. In Sicilia Annalisa Tardino della Lega non risulta più eletta, e il M5s guadagna un seggio; in Piemonte esce Paolo Romano candidato per Verdi-Sinistra Italiana ed entra Antonino Iaria del M5s. In ogni caso, saranno i magistrati della Cassazione a dover calcolare algoritmi e coefficienti e proclamare ufficialmente gli eletti entro il 13 ottobre, giorno dell’insediamento del nuovo parlamento. Prevedibile una pioggia di ricorsi. Intanto, Più Europa, protagonista involontario di questo caos, protesta: «Lo sconcertante balletto da parte del Viminale», dice al Tg3 il segretario, Benedetto Della Vedova, «nell’assegnare i seggi mostra la buona ragione di Più Europa nel chiedere il riconteggio per lo 0,05% mancante al quorum. Quelli del Viminale sono dati ufficiosi e provvisori. Non si usino i voti di Più Europa», aggiunge Della Vedova, «per assegnare i seggi ad altri: aspettiamo il conteggio della Cassazione». Il governo dei migliori non poteva uscire di scena in maniera peggiore.
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