2022-05-29
L’uomo aveva imbracciato un fucile per vendicarsi di un rimbrotto mentre era alla guida della macchina. La donna è intervenuta per difendere un gruppo di bimbi. Ma, a differenza che in Italia, non finirà indagata.Più che di ironia del destino, bisognerebbe parlare di humor nero. Praticamente nelle stesse ore in cui a Uvalde, in Texas, Salvador Ramos freddava 19 bambini e due maestre, a Charleston, in West Virginia, una donna salvava una quarantina di persone da un altro stragista. Tutto grazie alla sua arma. Quella sera, fuori da un complesso di appartamenti in città, si sta svolgendo una festa di compleanno. Il trentasettenne Dennis Butler passa di lì in automobile. Gli chiedono di rallentare, perché per strada ci sono i bimbi che giocano. Lui, probabilmente, la prende male. O magari non aspetta altro che un piccolo fastidio, per soddisfare le sue pulsioni violente. Fa per allontanarsi. E invece, poco dopo ricompare nel parcheggio. Solo che, stavolta, tira fuori un AR15. E inizia a sparare. Per fortuna, la sua mira non è infallibile. Dà alla coraggiosissima ragazza il tempo di realizzare cosa sta accadendo, di estrarre una pistola e di colpire più volte l’attentatore, neutralizzandolo. Nessuna accusa sarà mossa nei suoi confronti. Non esattamente lo stesso copione cui, in una situazione analoga, avremmo assistito in Italia. Da noi, nonostante le periodiche riforme della normativa sulla legittima difesa, un «buon samaritano» armato sarebbe come minimo finito indagato per omicidio. A volte, chi ha preferito vedersela con i pm che rischiare di essere assassinato, si consola con un vecchio adagio: meglio un brutto processo che un bel funerale. Sospettiamo che alcuni di quelli che l’hanno pensato, finiti nel tritacarne della giustizia, abbiano avuto modo di ricredersi.Negli Stati Uniti, le cose funzionano diversamente. E le forze dell’ordine della West Virginia hanno lodato la freddezza e la lucidità della signora, la quale, peraltro, non si era mai sottoposta ad alcun addestramento specifico. «È solo un membro della comunità», ha riferito il portavoce della polizia, «che portava la sua arma legalmente». Già: a differenza dell’aggressore Butler, che nonostante le leggi piuttosto permissive dello Stato, in quanto pregiudicato, non era comunque autorizzato a detenere pistole e fucili. È l’ennesima dimostrazione che non bastano i controlli su fedina penale e stato psicologico dei possessori di armi, né, addirittura, il divieto totale di venderle ai civili, a scoraggiare i massacratori. E che, al contempo, un cittadino onesto, messo nelle condizioni di difendere sé stesso e gli altri, può rivelarsi una manna dal cielo.Neanche a farlo apposta, di questo argomento ha parlato Donald Trump a Houston, in Texas, sul palco della convention della National rifle association, la vituperata lobby accusata di foraggiare, con generosi finanziamenti, la politica delle «armi facili». Oltre a suggerire di blindare gli edifici scolastici e di farli presidiare dalle guardie, l’ex presidente - che ne ha approfittato per lanciare in modo quasi ufficiale la sua terza corsa per la Casa Bianca, nel 2024 - ha rispolverato un motto già adottato alla conferenza della Nra di Indianapolis, nel 2019: «L’unica maniera per fermare un cattivo con una pistola è avere un buono con una pistola». Un buono, proprio come la donna di Charleston. E come decine di altri piccoli grandi eroi americani. Alcune delle loro storie sono da antologia. E il gentil sesso, in certi atti di ardimento, può davvero dare lezioni ai maschietti. È il caso di Jeanne Assam, ex poliziotta e volontaria nel settore della sicurezza, che nel 2007 fu capace di proteggere le migliaia di persone che si erano radunate alla New life church di Colorado Springs. Terminata da poco l’omelia domenicale, il ventiquattrenne Matthew John Murray, che aveva appena ucciso due persone in un centro di ospitalità per giovani, piombò nell’edificio con un fucile Bushmaster XM15 e assassinò due ragazzine di 16 e 18 anni. Ma mentre inseguiva la folla terrorizzata, la Assam riuscì a colpirlo dieci volte con la sua Beretta 92. Ormai ferito, Murray si suicidò. «Dio mi ha protetta», dichiarò in seguito la donna, «e non ho pensato nemmeno per un attimo di scappare». A proposito di scuole sotto custodia, invece, un precedente significativo risale al 2013, allorché un attentatore aprì il fuoco alla Prince middle school di Atlanta, in Georgia, ma venne prontamente abbattuto da una guardia giurata di stanza nell’istituto, dopo essere riuscito solo a ferire uno studente. Persino i nonni, negli Usa, non sono sempre vittime indifese. Di sicuro non Samuel Williams, che a 71 anni, nel 2012, mise in fuga i rapinatori armati in un caffè della Florida, estraendo la sua pistola. Sono scene da Far West? Può darsi. Inconcepibili per la cultura politica degli europei? Senza dubbio. Ma se vi foste trovati al Bataclan di Parigi la notte dell’attentato islamista, chi avreste preferito trovarvi accanto? Un attivista del disarmo, o una decina di signorine di Charleston?
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





