2021-06-06
L’Aifa prevede il terzo giro di vaccini ma gli over 60 mancano all’appello
Francesco Paolo Figliuolo (Ansa)
Nicola Magrini: «Possibile altro richiamo contro le varianti». Il piano non include le modifiche.Venerdì «si è registrato il record di somministrazioni giornaliere, che raggiungono quota 600.000, mentre supera la soglia dei 37 milioni il numero di somministrazioni dall'inizio della campagna», ha dichiarato ieri il commissario Francesco Paolo Figliuolo. La media delle somministrazioni dell'ultima settimana al 4 giugno è però stata di 491.845 al giorno per effetto della presenza di due giorni festivi. Restano, inoltre, alcuni problemi: come quei due milioni e 177.000 over 60 che ancora mancano all'appello delle vaccinazioni. Riuscirà a mantenere il ritmo costante e ad accelerare ulteriormente verso quel target di 1 milione di dosi inoculate al giorno che lo stesso generale, in un'intervista a La Stampa dell'11 maggio, giudicava realistico? Certo, aprendo alla fase di massa e alla fascia di età 12-15 anni, il numero dei vaccinandi aumenterà, ma la curva delle vaccinazioni, a parte un breve periodo a metà aprile, è regolarmente sotto alla disponibilità delle fiale. E il rischio potrebbe essere quello di ritrovarsi a metà giugno con parecchie dosi in frigo. Non solo. Tredici Regioni su ventuno mostrano una percentuale di utilizzo delle dosi ricevute che è scesa sotto al 90 per cento. Sono due settimane che i richiami risultano due-tre volte maggiori delle prime dosi. Se si va a vedere il dato sulle vaccinazioni dei 60-69enni, si nota che - a seconda delle Regioni - dal 21 al 41% non ha ancora fatto la prima dose. E anche nella fascia 50-59, dove mancano dal 32 al 60% , la curva è ferma da una settimana. Nel frattempo, per la struttura commissariale si prospetta una nuova sfida. Quella sulla somministrazione della terza dose. «Sarà molto probabile un richiamo che sarà probabilmente modificato per coprire le varianti», ha detto di recente il ministro della Salute, Roberto Speranza. Venerdì a tornare sul tema è stato il direttore generale dell'Aifa, l'agenzia nazionale del farmaco, Nicola Magrini. Che a Radio24 ha detto: «Verosimilmente sì, dovremmo vaccinarci anche il prossimo anno se le varianti ci daranno preoccupazione. Sono in corso di sviluppo vaccini di seconda generazione per il prossimo inverno che saranno in grado di coprire, anche con un semplice richiamo, queste varianti. Non si tratterà, dunque, di una terza dose, ma di ulteriori vaccini attivi contro le varianti, per la massima protezione», ha precisato Magrini. Quanto al fatto se questi ulteriori vaccini dovranno essere somministrati a tutta la popolazione o solo alle categorie più a rischio, «sarà da vedere». Di tempo per organizzare un nuovo round non ce n'è molto. Anche perché tra poco si dovrà fare a meno di molti hub vaccinali che dovranno tornare a svolgere i ruoli per i quali sono preposti. Bisognerà inoltre sostituire il personale distaccato da altri reparti e mansioni (la stessa Protezione Civile non può restare mobilitata sine die). Dire che dovremmo ripetere i vaccini ha, insomma, delle implicazioni. E non solo quelle che riguardano il tipo di booster da inoculare. Se un nuovo «giro» di vaccinazioni serve perché finisce la copertura immunitaria di quelli somministrati, è un conto e la programmazione può avvenire calcolando per ciascuno la scadenza della validità (sulla cui durata non vi è ancora alcun supporto scientifico). Ma se il booster serve perché arrivano nuove varianti capaci di «bucare» la protezione di alcuni vaccini allora non si può aspettare, bisognerebbe procedere il più velocemente possibile. Non sarebbe insomma un banale richiamo. Serve un piano, che al momento non c'è. O dentro al sistema sanitario nazionale si crea un nuovo dipartimento permanente dedicato alla lotta delle pandemie, investendoci dunque fondi pubblici, persone e strutture. Oppure andrebbe messa in piedi una «macchina» organizzativa di scorta da attivare in tempo zero se scatta l'emergenza. Qualcuno ci ha pensato?