2022-07-31
La vittima immigrata che lavora è invisibile. Cinese massacrato da richiedente asilo
Nigeriano ammazza negoziante a martellate, ferisce un bulgaro e aggredisce un donna con una bambina. Eppure non fa notizia.Gao Yuan Cheng, detto Franco, 56 anni, commerciante cinese che da tempo viveva in contrada Alvanella di Monteforte Irpino, località a due passi dalla città di Avellino, aveva appena tirato su la saracinesca del suo Beautiful city, uno store di prodotti asiatici in via Nazionale, quando è entrato Robert Omo, 24 anni, nigeriano richiedente asilo in attesa di permesso di soggiorno, che ha afferrato due pesanti martelli in esposizione e senza un apparente motivo ha cominciato a colpire Yuan Cheng senza sosta. Al volto, al petto, all’addome. Finché non lo ha lasciato a terra, in fin di vita. Poi ha ridotto in gravissime condizioni un cliente di origini bulgare, Krasimir Petrov Tsankov, 50 anni, da anni residente ad Avellino. I colpi sferrati con il martello dell’aggressore gli hanno devastato la scatola cranica. È stato sottoposto ad una craniectomia decompressiva all’ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino e ora è intubato. Nello stesso ospedale era stato trasportato il commerciante che, però, è morto poco dopo il ricovero per le gravissime ferite riportate. Poi, lasciati i due martelli insanguinati a terra, è uscito dal negozio e avrebbe tentato di aggredire una donna e la sua bambina. Alcuni gommisti della vicina officina meccanica sono stati richiamati dalle urla e, dopo una pesante colluttazione, insieme ad altre persone, sono riusciti a immobilizzarlo fino all’arrivo dei carabinieri della compagnia di Baiano. È una storia di sangue e di immigrazione quella che, come ha spiegato il sindaco di Monteforte Irpino, Costantino Giordano, che a metà mattinata è andato sul posto, «ha lasciato comunità è sotto choc». Perché «cose del genere non si sono mai viste qui», ha sottolineato il primo cittadino, che conosceva il commerciante assassinato: «Era una bravissima persona, sempre disponibile e cordiale». Ma siccome non è una storia dalla quale è possibile tirare fuori lo spunto razzista, mediaticamente è passata in secondo piano. Anche perché imbarazza chi difende un certo tipo di immigrazione. D’altra parte il nigeriano, arrivato probabilmente in Italia con un barcone, era in attesa di permesso di soggiorno. Il cinese era in Italia per lavorare e aveva aperto un negozio e il bulgaro stava facendo compere. «In Italia nessuno è più al sicuro per colpa delle politiche strampalate di Luciana Lamorgese che rendono sempre più difficile la realizzazione di una reale garanzia della sicurezza sul territorio nazionale», ha commentato il questore della Camera e deputato campano di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli. Dal racconto di chi è intervenuto, però, è emerso un altro particolare inquietante. «Lo abbiamo bloccato con alcune macchine», ha raccontato uno degli uomini intervenuti ai cronisti del quotidiano locale Otto pagine, «e poi all’interno di una abitazione lo abbiamo riportato alla ragione». Poi ha aggiunto: «Lui sembrava stralunato, c’era puzza di alcol e aveva gli occhi rossi». E ancora: «Gridava di aver perso il lavoro. Meno male che siamo riusciti a fermarlo, altrimenti ci sarebbero state altre tragedie. Stava aggredendo una signora e un bambino, non potevamo non intervenire». Poco prima il nigeriano era stato allontanato dal dormitorio della Cittadella della carità gestito, insieme alla mensa, dalla Caritas diocesana: la notte scorsa, dopo essere stato rimproverato per l’ennesima volta da un operatore perché non rispettava gli orari di entrata e uscita, lo aveva colpito con un pugno in pieno volto. Non ancora sazio, ha probabilmente deciso che qualcuno avrebbe dovuto pagare con la vita quell’affronto.E ha scelto il negozio del cinese. Stando ai primi accertamenti dei carabinieri, l’aggressore non avrebbe avuto alcun rapporto pregresso con la vittima. Scelta a caso. Come con la roulette russa. Poteva capitare a chiunque. Il nigeriano, in stato di fermo, è stato prima trattenuto al Comando provinciale dell’Arma, poi, su disposizione della Procura, è stato trasferito nel carcere di Bellizzi Irpino con le accuse omicidio volontario e tentato omicidio.