2023-01-22
«La Viola non è preparata. Il vino combatte il cancro e non va criminalizzato»
Nel riquadro, Mariano Bizzarri
Parla l’oncologo della Sapienza Mariano Bizzarri: «Studio i tumori da anni, un uso moderato aiuta la prevenzione. La riduzione del cervello? Quello studio è stato criticato».L’attacco al vino, che sarebbe veleno per l’organismo e ridurrebbe il cervello, lanciato dall’immunologa Antonella Viola in un’intervista al Corriere del Veneto, ha lasciato esterrefatto l’oncologo Mariano Bizzarri, professore di patologia clinica alla Sapienza. Autore di diversi studi, che invece ne attestano le innumerevoli proprietà, anche nel prevenire malattie e con potente azione antitumorale, lo scienziato sarà in audizione alla Camera il 1 febbraio, proprio per spiegare quanto bene faccia il buon vino, sempre se preso nelle giuste quantità.Professore, che cosa l’indigna maggiormente di quelle affermazioni? «Per parlare di un argomento, occorre una buona dose di umiltà sapendo che si è in grado di dare un contributo, nello specifico, solo quando su un tema si è lavorato, studiato, fatto ricerca per anni. Sono oncologo, dirigo il laboratorio sulla cancerogenesi, ho condotto studi sulle sostanze che sono presenti nell’uva e nel vino e che sono utilizzati in tantissimi preparati farmacologici. La Viola, non ha competenze e lo si vede da quello che afferma». Non è d’accordo, quando sostiene che «non c’è una dose sicura» di vino?«Due bicchieri di vino al giorno, con gradazione 12 o 13, sono meno di 1 grammo di alcol, quindi rappresentano una dose moderata per una persona di 70 chilogrammi. I miei studi, pubblicati su riviste scientifiche internazionali, hanno mostrato che l’uso moderato di vino rosso, uva e succo d’uva ha una riduzione significativa nell’incidenza di diverse malattie, tra le quali alcuni tipi di tumore. La riduzione del rischio è di circa il 60% per il tumore al polmone, il colon, la prostata. Questo per quanto riguarda la prevenzione. Ma sappiamo anche che le sostanze presenti nel vino hanno un’azione anti tumorale diretta». Di quali sostanze si tratta? «Sono tre le principali classi, ovvero i bioflavonoidi, gli acidi fenolici e gli stilbeni, sostanze di enorme interesse farmacologico».La Viola sostiene che «l’effetto cancerogeno si sviluppa anche con un uso moderato», e che le donne che bevono vino hanno un rischio «aumentato del 27% di sviluppare il cancro alla mammella».«Il nostro studio, pubblicato nel 2013 sul British Journal of Nutrition, mostra l’efficacia di queste sostanze in cellule metastatiche del colon, del polmone, della mammella. E blocca anche il processo delle metastasi. Le donne dovrebbero bere il vino, altro che non consumarlo». L’immunologa ricorda che l’Oms ha incluso l’alcol tra i fattori di rischio per lo sviluppo di diversi tumori.«L’alcol, non il vino, che non è solo alcol. Inoltre, per calcolare gli effetti dovrei prendere in considerazione persone che bevono solo vino, e non che fumano anche 50 sigarette al giorno, fanno vita sedentaria e chissà che cosa mangiano. Pochi studi, fanno questo tipo di selezione».Si spieghi meglio.«Gli studi che mostrano un effetto negativo, per il 99% si riferiscono a un consumo elevato. Ma bisogna vedere che tipo di vino era stato bevuto. Bisogna vedere come sono stati messi a confronto i risultati epidemiologici. Noi abbiamo studiato tre cultivar italiani di uve rosse, alcuni con fortissima azione anti cancro».Bere vino senza esagerazione, quindi non è rischioso?«Il vino, come ogni alimento, apporta benefici nutrizionali e farmacologici se assunto in quantità modiche e all’interno di una dieta mediterranea. Pensiamo al basilico, che contiene sostanze cancerogene, ma nessuno ne mangia un chilogrammo al giorno. O alla noce moscata, sostanza tossica e psicoattiva se ingerita in eccesso».Tra l’altro, gli effetti benefici del vino sono noti da millenni.«L’alimentazione non è solo biochimica, non è solo benzina che metto nel motore. È parte integrante del nostro stile di vita, della nostra cultura, quindi non si può ridurre un alimento solo al suo quantitativo di lipidi, alcol o altro. Pensiamo solo a Papa Benedetto XVI, che si definiva “umile lavoratore nella vigna del Signore”. Il simbolo del vino è centrale, e non solo nella tradizione cattolica. E il buon vino non c’è solo nei ristoranti stellati».Uno studio di vent’anni fa svelò le potenzialità dei polifenoli. Si diceva che era per l’elevato consumo di vino rosso che, malgrado una dieta ricca di grassi animali, l’incidenza di diabete, obesità, malattie cardiovascolari era molto bassa nella popolazione delle regioni meridionali della Francia.«Sì, perché a differenza di quello che mangiano e bevono gli americani, i francesi bevono vino rosso che contiene tra le sostanze più potenti come antiossidanti. Blocca i radicali liberi, uno dei fattori fondamentali correlati all’invecchiamento e all’insorgenza del cancro.E per chi beve vino bianco?«È un vino “poco maturo”, non arriva a sviluppare le tre principali classi di sostanze di enorme interesse farmacologico. Nel vino bianco sono in concentrazione minore, però non vuol dire che faccia male».Ci tolga un’ultima curiosità. Ma è vero che chi beve vino si ritrova con il cervello più piccolo?«Quando si citano gli studi, bisogna farlo bene. La Viola ha omesso di dire che quello studio è stato fortemente criticato, e che in un altro lavoro uno scienziato ha fatto notare che bisognerebbe sapere se le dimensioni alterate ridotte preesistevano al consumo di vino».