2024-11-12
«La vigile attesa? Era solo un consiglio...»
Filippo Anelli (Imagoeconomica)
Parlando alla commissione sulla pandemia, il capo della Federazione dei medici Filippo Anelli riscrive la storia: «I dottori erano liberi di curare come volevano». Pure quelli radiati dall’Ordine? Poi ammette: «Forse andava precisato che la tachipirina non basta».È stato lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella a perimetrare (sia pur in generale) i limiti della commissione d’inchiesta Covid, chiarendo ai giornalisti, nei giorni della sua istituzione ormai un anno e mezzo fa, che «iniziative di inchieste con cui si intende sovrapporre l’attività del Parlamento ai giudizi della magistratura si collocano al di fuori del recinto della Costituzione e non possono essere praticate». E infatti, chi ha sfilato davanti alla commissione non ha prestato giuramento, a differenza degli auditi dalla commissione Covid del Congresso americano, ad esempio l’allora consulente scientifico di Joe Biden, Anthony Fauci.Il capo dello Stato non ha mai detto, però, che fosse consentito riscrivere la storia della gestione pandemica, come ha tentato di fare Filippo Anelli della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), disconoscendo le sciagurate indicazioni su «tachipirina e vigile attesa» sottoscritte dalla Federazione da lui presieduta, oltre che da tutte le autorità scientifiche italiane.Sulla definizione degli unici suggerimenti di cura domiciliare del Covid forniti da Aifa e dal ministero della Salute guidato da Roberto Speranza (Pd), il notaio del Movimento 5 stelle Alfonso Colucci ha dapprima ingaggiato un pretestuoso battibecco con il presidente della commissione covid Marco Lisei (Fdi), quindi giocato di sponda con Anelli nel temerario tentativo di tenere il capo del suo partito, Giuseppe Conte (all’epoca presidente del Consiglio, oggi inopportunamente membro della commissione Covid) al riparo dalle critiche sui danni provocati da «tachipirina e vigile attesa». «Potrebbe scolpirci», ha chiesto Colucci ad Anelli, «la differenza tra protocollo e raccomandazione? Il protocollo medico è una sequenza prescrittiva vincolante […] Può definirsi dunque “protocollo tachipirina e vigile attesa”, o piuttosto si è trattato» ha chiesto Colucci, come se facesse la differenza, «di una “raccomandazione”?». Non è stato complicato, per Anelli, giocare la palla inviatagli dal commissario pentastellato dichiarando che «quella era una raccomandazione che veniva dal ministero e, come tutte le raccomandazioni, non era vincolante per i medici». Chissà cosa ne pensano i tanti professionisti italiani che sono stati denunciati o radiati dai propri Ordini per non aver applicato quell’indicazione, una lista lunghissima ricordata da Andrea Zambrano su La Nuova Bussola Quotidiana: i medici dell’associazione Ippocrate.org, ad esempio, o quelli del Comitato Cure Domiciliari Precoci e ancora il dottor Andrea Mangiagalli di Pioltello, il professore piacentino Luigi Cavanna, il dottor Gerardo Torre, processato non soltanto dall’Ordine di Salerno ma anche dalla pubblica Piazza di Corrado Formigli, la dottoressa Maria Grazia Dodini di Bologna, il dottor Stefano Manera di Milano o il dottor Alberto Dallari; centinaia di medici sbattuti in prima pagina come mostri per aver tentato di curarlo davvero, il Covid. Eppure, secondo Anelli, «se si dovesse fare un sondaggio tra i medici credo che non troveremo una terapia standard […] e che i professionisti medici italiani si siano comportati tutti secondo il principio classico di scienza e coscienza». Come no. «La Federazione non è mai intervenuta per limitare la libertà prescrittiva del medico», ha poi replicato impunemente Anelli a una battagliera Alice Buonguerrieri (Fdi), dimenticando che la sua Fnomceo si è gettata a corpo morto su «tachipirina e vigile attesa»: il 1° dicembre 2020 ha apposto orgogliosamente il proprio timbro sulle «indicazioni» - questa è la definizione corretta - del ministero, facendole sue. Quanto alla vigile attesa, «noi medici l’abbiamo intesa come monitoraggio del paziente», ha tenuto a precisare il segretario generale della Fnomceo, Roberto Monaco, cercando di intervenire in soccorso di Anelli. E in cosa consisteva il monitoraggio? «Mettevamo il saturimetro e tenevamo il paziente a casa; se la saturazione si abbassava, magari si arrivava con l’ambulanza per poter “erogare il servizio” (sic, ndr)»: è andata esattamente così, come hanno potuto constatare, pagando con la vita, migliaia di cittadini italiani cui era stato impropriamente suggerito di trattare probabili polmoniti interstiziali con paracetamolo anziché antinfiammatori (inizialmente addirittura sconsigliati) o cortisone. A proposito di cortisone, «può essere utile e in questo caso probabilmente tanti colleghi hanno utilizzato dei cortisonici», ha dichiarato Anelli ricordando i trattamenti in pandemia. E allora perché nella stessa pagina 10 del documento sottoscritto da Fnomceo in cui si indicavano paracetamolo e vigile attesa, era scritto chiaramente di «non utilizzare routinariamente corticosteroidi», suggerendo il cortisone soltanto ai soggetti ospedalizzati? Misteri che Anelli non potrà più chiarire, essendo già intervenuto in commissione su questo tema. Dopo averle sottoscritte quattro anni fa, il presidente Fnomceo ha avuto perfino l’ardire di lamentarsene, di quelle indicazioni, dichiarando che «la raccomandazione (del ministero, ndr) era piuttosto carente» e «la tachipirina è assolutamente insufficiente». «Forse», ha dichiarato, «andava precisato meglio che l’uso della tachipirina poteva essere un approccio iniziale e che poi il medico doveva valutare caso per caso. Forse questo andava precisato». Forse? Ad Anelli, alla fine, non è rimasto che ammettere la tragica débâcle: «L’obiettivo è evitare che la malattia precipiti. E siccome precipitava, entravamo in crisi noi, perché non sapevamo cosa fare». Ce ne siamo accorti.
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