2022-08-20
La vera ingerenza russa è arrivata: Mosca chiude il gas, il prezzo schizza
Gazprom annuncia lo stop di Nord Stream 1, dal 31 agosto per tre giorni, «a causa di riparazioni». La notizia fa salire le quotazioni a 244,5 euro per megawattora. Per l’Europa i piani di stoccaggio diventano una chimera.Alla fine, la vera ingerenza russa, l’arma di cui dispone davvero l’ex Unione Sovietica per dire la sua contro l’Occidente è quella del gas. Nei giorni scorsi sono stati in molti a citare l’interessamento dell’ex presidente e ora vicepresidente del consiglio di sicurezza nazionale russo, Dmitri Medvedev, nella politica europea e in quella italiana. Il politico, storico braccio destro di Putin, aveva esortato i cittadini europei, non solo a esprimere il malcontento per le azioni dei loro governi, ma anche a sottolineare l’«evidente stupidità» di alcuni esecutivi del Vecchio continente. Poca cosa, in realtà, rispetto al nuovo annuncio di Gazprom, secondo cui il gasdotto Nord Stream 1 dovrà restare chiuso «per riparazioni» dal 31 agosto al 2 settembre. A renderlo noto ieri è stata l’agenzia di stampa russa Tass, sottolineando che «le forniture di gas tramite Nord Stream saranno interrotte per il periodo di riparazione della turbina». Secondo la nota diffusa da Gazprom, inoltre, il transito del gas attraverso Nord Stream sarà ripristinato al livello di 33 milioni di metri cubi al giorno dopo il completamento delle riparazioni il 2 settembre.Secondo Gazprom, insomma, l’unica turbina disponibile capace di iniettare gas verso l’Europa dovrà fermarsi. La chiusura del gasdotto comporterà un’ulteriore interruzione delle forniture di gas verso il Vecchio continente, visto che il condotto già funziona al 20% della sua capacità. In realtà Gazprom in passato aveva già menzionato la necessità di riparare i compressori del gasdotto e si temeva che potesse essere interrotta completamente le forniture in vista della stagione invernale.All’interno della sua nota Gazprom ha anche ricordato che i lavori di manutenzione della stazione di compressione del gas Trent 60 saranno eseguiti insieme a Siemens. Ad ogni modo, anche quando i lavori saranno conclusi, il Nord Stream pomperà a 33 milioni di metri cubi al giorno rispetto a una capacità complessiva di 167 milioni di metri cubi giornalieri. A dire il vero, la scusa della manutenzione appare ogni giorno che passa sempre più una mossa politica studiata a tavolino. A inizio luglio il vicecancelliere tedesco, Robert Habeck, aveva chiesto al Canada di superare le sue stesse sanzioni e inviare alla velocità della luce la turbina a gas (da tempo bloccata a Ottawa per manutenzione) verso il Cremlino per permettere a Berlino di pompare attraverso Nord Stream sufficiente gas da stoccare per l’inverno. D’altronde, la stazione di compressione di Portovaya, in Russia, dove inizia il gasdotto, è progettata per funzionare con sei turbine principali e due più piccole. Ma una di queste è da tempo ferma in Canada bloccata dalle sanzioni decise dalla stessa Unione europea. Le altre, per motivi ancora da chiarire, sarebbero tutte ferme in attesa di riparazioni. In più, che questa sia la vera arma russa contro l’Occidente lo si capisce anche dall’andamento dei futures europei sul gas saliti ieri del 9% dopo l’annuncio di Gazprom. In un battito d’ali ieri i prezzi del gas sono saliti e gli operatori del settore sono tutti ancora più in ansia per i costi dell’energia alle stelle e per la scarsità della materia prima. Il timore, ormai quasi una certezza, purtroppo è che le principali economie europee si stiano dirigendo verso la recessione con i governi che dovranno decidere se interrompere l’andamento delle fabbriche per permettere ai cittadini di scaldarsi. Del resto, ieri dopo la notizia di Gazprom il gas era arrivato a 262 euro per megawattora, ben oltre i 241 euro di due giorni fa. Poi la seduta si è conclusa a 244,5 euro. A questi prezzi appare chiaro che gli stoccaggi invernali predisposti dai vari governi europei rischino ogni giorno che passa di essere un sogno irrealizzabile. Per intenderci, il prezzo del gas che stiamo fronteggiando è circa 11 volte superiore ai prezzi che caratterizzano questo periodo dell’anno. «La situazione in cui oggi ci troviamo è talmente grave da rendere necessario un coordinamento nazionale ed europeo. Spingendo i governi e la Commissione sulla via delle misure compensative».A scriverlo su Twitter ieri è stato Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity, società di consulenza per il mondo delle materie prime. Secondo l’esperto, «la riduzione del 15% dei consumi ventilata dalla Commissione non sarà sufficiente a riportare il mercato del gas in equilibrio».In effetti, la mancanza di gas russo sta già mietendo le sue vittime. Klaus Mueller, leader della Bundesnetzagentur - agenzia statale tedesca nel settore Energy - ha reso noto che difficilmente la Germania sarà in grado di raggiungere l’obiettivo fissato dal governo per novembre in termini di stoccaggio di gas naturale.Nei piani di Berlino c’era l’idea di arrivare al 75% della capacità totale entro il primo settembre, per poi arrivare all’85% entro inizio ottobre e al 95% entro novembre. «Non mi aspetto che i prossimi obiettivi di produzione saranno raggiunti così rapidamente come abbiamo fatto con il primo», ha detto Mueller. «Raggiungere il target dell’85% è molto ambizioso, ma non impossibile, ma in tutti i nostri scenari manca il raggiungimento del target al 95% entro il primo novembre».Non a caso ieri Wolfgang Kubicki, vicepresidente del partito liberale al governo ha detto che la Germania dovrebbe «aprire il gasdotto Nord Stream 2 il prima possibile, per riempire i nostri serbatoi di stoccaggio del gas per l’inverno. Non c’è motivo per non farlo». Ma la partenza del nuovo gasdotto è stato sospesa proprio a causa della crisi russo ucraina.
Ursula von der Leyen (Ansa)