2020-03-13
La Uefa pensa ai soldi e ancora non si ferma
Squadre in campo per l'Europa League senza le italiane, rimandate le sfide di Champions per Juve e Real che sono in quarantena Il massimo organismo continentale, alle prese con gli sponsor più ricchi, valuta lo stop di tutto (compreso Euro 2020). Però esita. Mentre il mondo intero trema per l'emergenza coronavirus, c'è un paesino svizzero di 20.000 abitanti, Nyon, dove sembra che nulla sia accaduto. Si va a ballare in discoteca, ci si affolla nei bar, e si dirige il calcio europeo: tutto come se il coronavirus non esistesse, come se fosse una serie tv, un film horror. L'Uefa, che ha il suo quartier generale a Nyon, in linea con i comportamenti di tutte le istituzioni europee di fronte al coronavirus, fino ad ora, non c'è, e se c'è dorme: non sono bastati migliaia di morti e un pianeta intero in preda al panico per scuotere dal dorato torpore il presidente del calcio europeo, l'ineffabile sloveno Aleksander Ceferin, che nella sua biografia ufficiale, sul sito dell'Uefa, fa sapere, bontà sua, di essere «un appassionato sostenitore delle politiche sociali e umanitarie che sottolineano il potere del calcio quale forza per il bene sociale».Continua a dormire, Ceferin, così come sonnecchiano i suoi collaboratori, i dirigenti dell'Uefa, i consiglieri, come l'italiana Evelina Christillin, membro del comitato esecutivo, fedelissima della famiglia Agnelli, che ancora 48 ore fa, mentre il mondo veniva travolto dalla pandemia e le federazioni bloccavano i campionati, sulla ipotesi di fermare anche Champions League ed Europa League, i cui calendari erano già costellati di punti interrogativi, asterischi, porte aperte, porte chiuse e rinvii, così gorgheggiava a Radio Punto Nuovo: «Magari si trovano dei terreni neutri, non sono certo io a decidere. Durante il consiglio federale ero collegata insieme al presidente Agnelli per capire se avessimo possibilità di via libera per le squadre italiane ad entrare in Spagna. Noi tutti», ammetteva candidamente la Christillin, «navighiamo a vista, chi è al comando fa quel che può». Naturalmente, questa totale paralisi decisionale, questo azzardo sulla pelle di tante persone, ha una sola e unica motivazione: il giro di soldi, tantissimi, che diritti tv e sponsor fanno incassare all'Uefa. Follia, follia pura, follia «Christallina»: come follia è stata ieri far disputare ben sei gare di andata degli ottavi di finale di Europa League (tutte tranne quelle della Roma contro il Siviglia e dell'Inter contro il Getafe, rinviate a causa del coronavirus), consentendo contatti ravvicinati tra giocatori e assembramenti nei locali (nei casi delle gare a porte chiuse: Olympiacos-Wolverhampton in Grecia; Wolfsburg-Shakhtar Donetsk ed Eintracht Frankfurt-Basilea in Germania; Lask-Manchester United in Austria), e due addirittura a porte aperte (Basaksehir-Copenhagen in Turchia e Rangers-Leverkusen in Scozia).Follia, anzi delirio, quello dell'Uefa, che ieri, in simultanea, ha confermato le partite d'Europa League, ma rinviato a data da destinarsi due match di Champions: Manchester City-Real Madrid e Juventus-Lione, «a causa della quarantena imposta ai giocatori di Juventus e Real», che hanno un caso di contagio a testa. Juve e Real in quarantena, come del resto l'Inter: basterebbe questo per rendersi conto della enormità della situazione, ma a Nyon si dorme e si fanno sogni d'oro, oro puro. Per trasformare la tragedia in farsa, proprio mentre vengono incredibilmente confermate le partite di Europa League, dal quartier generale di Nyon si fa sapere attraverso un comunicato ufficiale che «alla luce dei continui sviluppi nella diffusione del Covid-19 in Europa e del cambiamento nelle analisi dell'Organizzazione mondiale della sanità, la Uefa ha invitato i rappresentanti delle sue 55 federazioni affiliate, insieme ai consigli di amministrazione dell'European Club Association e delle European Leagues e un rappresentante della Fifpro, a partecipare alle riunioni in videoconferenza martedì 17 marzo per discutere della risposta del calcio europeo all'epidemia».Indiscrezioni attendibili riportano che martedì prossimo la Uefa fermerà finalmente le coppe, e che anche gli Europei, in programma a giugno, dovrebbero slittare al 2021. Martedì prossimo, dunque, il 17 marzo, finalmente i boss del calcio europeo potrebbero svegliarsi dal sonno dorato, e capire che magari, di fronte a un intero pianeta che sta facendo di tutto per arginare il propagarsi del coronavirus, di fronte a miliardi di esseri umani che si stanno impegnando e sacrificando per evitare di contagiare ed essere contagiati, sarebbe il caso di mettere da parte gli interessi economici e fermare tutto. Martedì prossimo, ovvero tra quattro giorni, che per come stanno le cose, per la velocità con la quale la pandemia si sta diffondendo in Europa e nel mondo, sono quattro secoli. Martedì prossimo, quando le partite di ieri sera si saranno già disputate, e le squadre che sono ancora in corsa avranno continuato ad allenarsi, e mentre sono ancora in programma, teoricamente, gli spareggi per decidere le ultime quattro partecipanti a quell'Euro 2020 che non si disputerà mai, spareggi che dovrebbero essere disputati il 26 e 31 marzo, e che coinvolgono la bellezza di 16 nazionali: Islanda, Romania, Bulgaria, Ungheria, Bosnia-Erzegovina, Irlanda del Nord, Slovacchia, Repubblica d'Irlanda, Scozia, Israele, Norvegia, Serbia, Georgia, Bielorussia, Macedonia del Nord e Kosovo.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)