2021-03-25
La Ue perde la faccia e rischia di farci perdere pure i vaccini
Ursula von der Leyen (Thierry Monasse/Getty Images)
Da Bruxelles false accuse ad Astrazeneca: «Nasconde in Italia 29 milioni di dosi per Londra». Ma le forniture sono destinate all'Europa e ai Paesi poveri. E Francesco Paolo Figliuolo ammette: «Consegne dell'azienda in linea con il piano». Lo schiaffo di Anagni doveva «suonare» Astrazeneca e quei ragazzacci degli inglesi che secondo la Commissione Ue ne pensano una più del diavolo per toglierci le dosi da sotto al naso. E invece è finito dritto in faccia a Bruxelles. Tutto nel giro di poche ore. Ma cosa c'entra Anagni? E cosa è successo ieri mattina? Ve lo raccontiamo seguendo l'ordine cronologico dei fatti. Ad accendere la miccia, nelle prime ore della giornata, è stato un articolo della Stampa: nello stabilimento della Catalent di Anagni, che infiala i vaccini del gruppo anglosvedese, «ci sono 29 milioni di dosi pronte per essere spedite nel Regno Unito e scoperte dalle autorità italiane in seguito a un'indagine scattata su segnalazione della Commissione europea». La notizia viene rilanciata dall'agenzia Bloomberg con un cautelativo «La Stampa says…» finendo sui terminali di mezzo mondo. Il sito del Financial Times la mette in apertura, aggiungendo che è stata confermata da un alto funzionario francese: «Milioni di dosi sono state esportate in Gb e nessuna nella direzione opposta. Dobbiamo invocare la reciprocità», riferisce la fonte anonima. I politici vicini al partito di Angela Merkel cavalcano subito l'onda anche per spostare l'attenzione dai guai interni: «Astrazeneca tiene decine di milioni di dosi di vaccino in magazzino, mentre non rispetta i contratti con l'Ue. Questo è inaccettabile, c'è troppa urgenza. Dovremmo rifiutare categoricamente qualsiasi esportazione di Astrazeneca made in Europe. Servono spiegazioni urgenti», tuona sui social il presidente del gruppo del Ppe nel Parlamento Europeo, Manfred Weber. E il caso irrompe, in Italia, anche nel dibattito al Senato dopo l'intervento del premier, Mario Draghi. La bolla, gonfiata e fatta volare in fretta in mezza Europa, comincia però a sgonfiarsi verso ora di pranzo quando cominciano arrivare i primi chiarimenti: «Le dosi stoccate nello stabilimento di Catalent ad Anagni non sono destinate solo all'Europa, ma anche a Covax», ovvero il programma internazionale nato per portare i vaccini ai Paesi poveri o in via di sviluppo», precisa all'agenzia Agi un alto funzionario Ue. Nel frattempo il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, durante una conferenza stampa insiste e non chiarisce: «Spetta all'azienda decidere dove vanno le dosi» stoccate ad Anagni, «ma non possiamo fare a meno di notare che Astrazeneca è molto indietro con le consegne» all'Unione europea. Poco dopo le 14, ecco che a smontare la ricostruzione della Stampa sono anche fonti ufficiali italiane: « Sabato la Commissione Ue ha chiesto al presidente del Consiglio Draghi di verificare alcuni lotti di vaccini presso una stabilimento di produzione ad Anagni. Draghi ha informato il ministro della Salute Roberto Speranza, che ha avviato un'ispezione, tenutasi tra sabato e domenica a opera dei carabinieri Nas. I lotti ispezionati sono risultati con destinazione Belgio». Perché il Belgio? Non per vaccinare la popolazione belga ma perché, nella supply chain del gruppo anglosvedese, in Belgio viene effettuato il controllo qualità finale di tutti i vaccini Az e poi viene fatta partire la distribuzione. Poco dopo le 15 lo spiega direttamente la multinazionale Astrazeneca: «Il processo di produzione dei vaccini è molto complesso e richiede tempo. In particolare, le dosi di vaccino devono attendere l'autorizzazione del controllo di qualità dopo che il riempimento delle fiale è stato completato. Ci sono altri 16 milioni di dosi in attesa che il rilascio del controllo di qualità venga spedito in Europa. Quasi 10 milioni di dosi saranno consegnate ai Paesi dell'Ue durante l'ultima settimana di marzo, il saldo ad aprile poiché le dosi sono state approvate per il rilascio dopo il controllo di qualità». Che vaccini sono quindi quelli fermi ad Anagni? E dove sono diretti? «Non ci sono esportazioni attualmente pianificate se non verso i Paesi Covax. Ci sono 13 milioni di dosi di vaccino in attesa di inviare il rilascio del controllo qualità a Covax come parte del nostro impegno a fornire milioni di dosi ai Paesi a basso reddito, il vaccino è stato prodotto al di fuori dell'Ue e portato nello stabilimento di Anagni per essere riempito in fiale». Quindi, riassumendo: le dosi non sono nascoste, non erano destinate al Regno Unito ma in parte ai Paesi poveri e in parte ai Paesi dell'Unione europea, sono state prodotte fuori dalla Ue (non nel sito di produzione olandese di Astrazeneca) ed erano ad Anagni per la procedura di infialamento. E lì dove dovevano essere sono state trovate dai Nas. Che, ricordiamolo, hanno ancora in frigorifero 643.200 dosi del vaccino di Astrazeneca fatte sequestrare nelle settimane scorse dalla Procura di Siracusa e dalla Procura di Biella. Alle 18 ecco che arriva la versione di Draghi: «Sabato sera ho ricevuto una telefonata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen» che segnalava la presenza di lotti di vaccino Astrazeneca «che non tornavano nei conti della Commissione e che sarebbero stati» infialati ad Anagni, «mi si suggeriva di ordinare un'ispezione. La sera stessa ho chiesto al ministro Speranza di mandare i Nas: sono andati immediatamente e la mattina hanno identificato quei lotti in eccesso. I lotti sono stati bloccati e oggi ne sono partiti due per il Belgio, diretti alla casa madre. Dove andranno non so, intanto la sorveglianza continua per i lotti rimanenti nello stabilimento di Anagni», ha spiegato il premier nelle sue repliche alla Camera. Il mistero dei vaccini scomparsi non era un mistero. La vera notizia di ieri? In mattinata sono state consegnate oltre 270.000 dosi del vaccino Astrazeneca nell'hub nazionale della Difesa di Pratica di Mare. E la fornitura è «in linea con le previsioni del piano vaccinale anti Covid», ha specificato la struttura commissariale. Ma la querelle sembra non essere finita: ieri in serata lo stabilimento di Anagni sarebbe stato presidiato dalle forze dell'ordine.