2021-08-28
La Puglia crea la lista dei bimbi «rinunciatari» all’iniezione
Dopo la norma che consente di eliminare le mascherine se in classe sono tutti immuni, i plessi intimano ai genitori di prestare il consenso per le somministrazioni ai figli. Altrimenti, gli alunni finiranno schedatiLa circolare ha tono perentorio. È stata inviata ai genitori degli studenti pugliesi, alunni di medie e superiori, dai dirigenti scolastici. L'inizio delle lezioni si avvicina. Urge serrare i ranghi. Il piano straordinario anti Covid della Regione ferve. Va quindi restituito «il consenso per la vaccinazione» dei pargoli il prima possibile. Per l'esattezza: «Entro e non oltre le ore 12.00 di lunedì 30 agosto 2021», dettaglia la comunicazione. Altrimenti «coloro che non consegneranno entro la suddetta scadenza il modulo, risulteranno rinunciatari alla vaccinazione». Dietro la lavagna. Per tutto l'anno scolastico. Additati dai brufolosi compagnetti delle secondarie o dai marcantoni di licei e istituti tecnici come inguaribili renitenti. Del resto il generalissimo Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario all'emergenza, da settimane prova a mettere tutti in riga: «Bisogna coinvolgere i giovani anche in modo attivo e mirato, con iniziative quali corsie preferenziali presso gli hub, senza prenotazioni». E la Puglia si porta avanti. I genitori si affrettino, intanto, a firmare l'apposito consenso. Poi, verranno comunicati data e luogo della vaccinazione: «Saranno resi noti con successiva circolare pubblicata all'albo online della scuola». A quel punto, nel giorno stabilito, l'alunno dovrà essere accompagnato da «almeno un genitore». E l'altro? Basterà, si fa per dire, consegnare una copia del documento dell'assente. Non si sa mai: magari è uno scettico, meglio prevenire casini. messaggio minatorioFin qui, la circolare dei presidi è pure condivisibile: bisogna organizzare le scorte, scongelare le fiale, reclutare i medici. Peccato per il conclusivo messaggio minatorio: chi non riconsegnerà il modulo risulterà «rinunciatario alla vaccinazione». Reietto, insomma. Da inserire filato nell'elenco dei cattivi. Capirete: parliamo di minorenni. Milioni di adolescenti. Che colpe hanno se sono nati in una famiglia di refrattari? Magari hanno già imparato a memoria il giuramento di Ippocrate, mentre la madre sfila scatenata in piazza con i no mask. Eppure per i recalcitranti, dopo aver vissuto l'incubo della Dad, l'anno scolastico si annuncia ugualmente angosciante. Insegnanti maldisposte, scatenate chat di classe, compagni di classe pronti a sbertucciare. Che poi, resta sempre il solito problemino: la privacy. L'elencone dei disertori è contrario al diritto alla riservatezza. Invece, così ogni ragazzo sarà indirettamente costretto a dichiarare all'universo scolastico pure il suo stato di salute: se ha già avuto il Covid, ad esempio. O eventuali esenzioni per malattie, magari volutamente sottaciute. Avanziamo un sospetto: non è che queste circolari discutibili e un po' sfrontate dipendono dall'articolo 1, comma 3, del decreto governativo licenziato all'inizio di agosto? Ovvero quella surreale norma, svelata dalla Verità, che recita: si può fare a meno delle mascherine in classe «qualora alle attività didattiche e curriculari partecipino esclusivamente studenti che abbiano completato il ciclo vaccinale o che abbiano un certificato di guarigione». Insomma, a scuola si potranno togliere le mascherine, ma solo a patto che tra i banchi regni assoluta unità d'intenti. Se anche un solo bambino rifiuta l'iniezione, tutti a volto coperto. E se la suddetta pecorella nera non può essere vaccinata perché affetta, per fare un esempio, da atroce leucemia infantile? Fa niente. Doppiamente sfortunata. Malata e mazziata. Per colpa sua, i compagni classe dovranno indossare il dispositivo d'ordinanza. E si fa per dire, viste le inservibili e puzzolenti mascherine mutanda che l'ex commissario, Domenico Arcuri, ha inviato nelle scuole di ogni ordine e grado lo scorso anno scolastico. Comunque sia: l'odiosetta norma, o tutti vaccinati oppure tutti mascherati, è stata seguita a ruota dalla circolare minatoria, o si firma il consenso alla svelta oppure si entra nell'infernale girone dei «rinunciatari». Riformulando il celebre adagio investigativo, due indizi fanno una prova. Dura la vita dei giovani figli di chi è perplesso o restio. Certo, almeno la norma approvata dal governo potrebbe cambiare. Ma, intanto vige il discriminatorio decreto. E in Parlamento se ne ridiscuterà, nel migliore dei casi, quando le lezioni saranno già cominciate. E con il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, fiero sostenitore del precetto: «Invitiamo sempre a tenere la mascherina, ma se in classe sono tutti vaccinati sarà una gioia toglierla». Eppure nello stesso decreto, appena due righe più in alto, viene chiarito che queste decisioni servono «ad assicurare il valore della scuola come comunità e tutelare la sfera sociale e psicoaffettiva della popolazione scolastica». Provate a raccontarlo a uno di quei ragazzi che si vedranno, incolpevolmente, trattati da untori. usare i sensi di colpaPeggio del green pass, che protegge comunque la riservatezza: vaccino o tampone, in quel caso, poco importa. Anzi «una sorta di green pass surrettizio», come l'ha definito il nostro direttore, Maurizio Belpietro. Già. Piuttosto che imporre l'obbligatorietà vaccinale a un ragazzino, si cerca in ogni modo di farlo sentire in colpa. E poi, magari, sarà lui stesso a implorare mamma e papà: vi prego, immunizzate anche me. Potrebbe non riuscire nell'intento. Così, allo sventurato dodicenne non resterà che fronteggiare l'avverso destino: lista nera e mascherine per tutti.