2018-05-20
La trappola del Quirinale è pronta a scattare
Sergio Mattarella punta su Luigi Di Maio per mettere all'angolo Matteo Salvini con nomi e condizioni indigeribili sui ministeri chiave. Se salta tutto, pronto il «piano B»: un governo neutrale, per sostenere il quale il Colle spingerebbe Silvio Berlusconi a spaccare il Carroccio.Ai gazebo si tifa per l'intesa. Il leader leghista fiuta pericoli («C'è chi rema contro, in Europa e qui») e preme su Fratelli d'Italia Oggi vedrà Di Maio per chiudere il balletto su Palazzo Chigi. Il grillino non si sbilancia: «Il nuovo premier? Amico del popolo».Lo speciale contiene due articoli.Lo sposo, Harry Di Maio, in alta uniforme, circondato dalla famiglia, sorridente e felice. La sposa, Meghan Salvini, sola soletta, senza uno straccio di parente che l'accompagni all'altare, dove l'attende l'arcivescovo, Sergio Mattarella. Tutto pronto per le nozze dell'anno, anzi del quinquennio: domani a Roma, se tutto andrà per il verso giusto, Lega e M5s, siglando l'intesa di governo, daranno vita al governo gialloverde. Il padre della sposa, Silvio Berlusconi, ha disertato la cerimonia, manifestando tutta la sua contrarietà alle nozze e lasciando Matteo Salvini da solo a pronunciare il fatidico «I will».La notte tra oggi e domani sarà la più lunga e insonne per il leader della Lega: se domani bacerà Di Maio, come da profetico murale dello scorso marzo, dirà probabilmente addio al centrodestra, e non potrà più tornare indietro. Sembra già scritto, il lieto fine, ma non lo è. In realtà, le probabilità che l'intesa M5s-Lega salti in extremis ci sono ancora. Matteo Salvini potrebbe essere costretto a scappare dall'altare. La Lega in queste ore è sottoposta a un vero e proprio assedio, c'è aria di trappolone. Predisposto, manco a dirlo, dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che i leghisti non solo non li ama, ma non li sopporta proprio, e dunque al governo non li vuole se non in posizione talmente minoritaria da farli diventare praticamente irrilevanti. Sergio Mattarella, in queste settimane, ha avuto modo di stringere una intesa fortissima con il Movimento 5 stelle, e in particolare con Luigi Di Maio. Giggino da Pomigliano è estremamente sensibile ai suggerimenti di Mattarella: il Colle ordina, lui esegue. Lo si è visto in mille occasioni: dalle giravolte sull'euro e sul rapporto con Bruxelles a quelle sull'alleanza atlantica. Di Maio, il cui unico obiettivo è sedersi sulla poltrona di palazzo Chigi, si è affidato totalmente a Mattarella, che ne apprezza non solo l'estrema malleabilità ma anche le solide relazioni con gli Stati Uniti e con i circoli internazionali, più o meno riservati, che contano. Al Colle, però, sono ore di grande fibrillazione, perché mentre il più giovane dei «ragazzi», Di Maio, è totalmente gestibile, l'esatto contrario Mattarella pensa di Salvini. Matteo rispetto a Giggino la politica la conosce bene: se messo in condizione di far valere le ragioni della Lega, potrebbe far sudare freddo Mattarella, che ha già fornito - forse un po' troppo frettolosamente - ampie rassicurazioni a Bruxelles, Berlino e Washington. Il Carroccio vuole spostare l'asse della politica estera italiana, riequilibrando il rapporto con la Russia di Vladimir Putin ed è pronto a battagliare senza tregua con Bruxelles e Berlino sui vincoli europei: per Re Sergio, degno successore di Re Giorgio (Napolitano), tutto ciò è semplicemente inaccettabile. Dunque, domani, Mattarella tenterà di far saltare tutto imponendo a Salvini condizioni irricevibili su premier, ministri e programma.Mattarella innanzitutto potrebbe spingere su Di Maio premier, spiegando a Salvini che «c'è bisogno di un presidente del Consiglio autorevole, il leader del partito più forte della coalizione è l'ideale». Di fronte alle prevedibili resistenze leghiste, potrebbe tirare fuori dal cilindro figure «terze» indigeribili per la Lega: un burocrate, un bocconiano, un esecutore delle direttive di Bruxelles. Stesso discorso per i ministeri chiave: Esteri, Economia, Giustizia, Difesa (per non parlare della delega ai servizi segreti). Mattarella, dopo aver incassato l'ennesimo «faccia lei, presidente» da Di Maio, potrebbe servire al tavolo leghista pietanze difficili da digerire. Negli ultimi giorni, si dà per scontato che il capo dello Stato avrà l'ultima parola su queste caselle, che valgono più di mezzo governo. Circolano ipotesi che erano già trapelate come pedine del governo «neutrale». Immaginate Salvini che incontra Mattarella, dopo Di Maio, e si sente dire: «Allora, per i ministri chiave ho già l'assenso del M5s su…» e via con Elisabetta Belloni, segretario generale del ministero degli Esteri, per la Farnesina; Lucrezia Reichlin, figlia di Alfredo Reichlin, ex deputato di Pci e Pds, e di Luciana Castellina, fondatrice del Manifesto, ex direttore generale alla ricerca della Banca Centrale Europea, per l'Economia; Alessandro Pajno, palermitano, presidente del Consiglio di Stato, amico fraterno di Mattarella, per la Giustizia, e magari un bel generalone di piena fiducia del Colle alla Difesa. Salvini potrebbe davvero dire sì a tutto questo, ovvero a tutto ciò che ha sempre combattuto? Per non parlare delle sforbiciate sul «contratto» né degli impegni che il Colle pretenderà sull'europeismo, i vincoli di bilancio, le sanzioni alla Russia da mantenere, e via mattarellando.I bene informati, inoltre, giurano che la mossa di Silvio Berlusconi di «sganciarsi» da Salvini abbia messo allegria al Quirinale, che in questo modo potrà più efficacemente esercitare la sua pressione sulla Lega, ormai socio di minoranza dell'alleanza gialloverde. Stando a fonti molto attendibili, Mattarella in cuor suo spera (e sta anche lavorando nell'ombra per questo obiettivo) che Berlusconi riesca a spaccare il Carroccio, sfilando qualche senatore non fedelissimo di Salvini, e facendo crollare tutta l'impalcatura.Se il piano di Mattarella riuscirà, se il governo gialloverde affonderà prima di uscire dal porto, sbattendo contro l'iceberg del Quirinale, via libera al governo «neutrale», con l'orizzonte di almeno due anni, con il pretesto delle riforme: a quel punto anche per Di Maio sarebbe impossibile negare al capo dello Stato una astensione benevola, mentre Silvio Berlusconi e il Pd non vedono l'ora di imbottire l'esecutivo «del presidente» di ministri di area, e di spartirsi nomine e poltrone.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-trappola-del-quirinale-e-pronta-a-scattare-2570281148.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="salvini-ci-prova-fino-allultimo-con-la-meloni" data-post-id="2570281148" data-published-at="1758081312" data-use-pagination="False"> Salvini ci prova fino all’ultimo con la Meloni L'alleanza fra Lega e 5 stelle è già operativa. Se non altro ai gazebo del Carroccio, dove fino a stasera si raccoglieranno i voti dei cittadini sul contratto di governo. E dove, almeno a Verona, i militanti leghisti sono stati affiancati dai simpatizzanti grillini: al mercato davanti allo stadio Bentegodi il deputato veronese Mattina Fantinati del M5s ha fatto volantinaggio insieme con i suoi sostenitori per spiegare le ragioni del sì. D'altra parte, la base vuole l'accordo senza se e senza ma: sulla piattaforma Rousseau il sì è arrivato al 94%. I due leader si incontreranno entro oggi per sciogliere l'ultimo nodo, il nome del presidente del Consiglio, e lunedì dovrebbero andare al Quirinale per chiedere a Sergio Mattarella l'incarico. «Le idee le abbiamo, ma per rispetto diremo il nome del candidato prima al presidente», ha detto Matteo Salvini, che ha poi aggiunto: «Né io né Di Maio saremo premier. Questo mi sembra chiaro fin dall'inizio». Il premier quindi dovrebbe essere «una figura che vada bene a entrambi, con un'esperienza professionale incontestabile e che abbia contribuito alla stesura del programma». Ma il presidente della Repubblica potrebbe avere in mente un piano diverso. Secondo alcune indiscrezioni, Mattarella potrebbe proporre inizialmente come presidente del Consiglio proprio Di Maio. Per il Quirinale il leader pentastellato sarebbe più facile da controllare rispetto a Salvini, e Di Maio potrebbe capitalizzare l'offerta (che prevedibilmente sarebbe rifiutata dal leghista), per contare poi sulla sponda del capo di Stato. In ogni caso Salvini ha mostrato ottimismo: «Sono fiducioso, abbiamo già fatto un lavoro che non è mai stato fatto nella storia della Repubblica italiana, ossia definire un programma punto per punto da rispettare mese per mese. E se qualcuno non rispetterà questo programma, salterà tutto. Speriamo che in Europa e in Italia nessuno ci metta i bastoni fra le ruote». Il segretario della Lega è anche tornato sulle tensioni interne al centrodestra. Riguardo alle critiche del Cavaliere, ha detto: «Conto di dare risposte non solo agli elettori della Lega ma anche di centrodestra. Silvio Berlusconi premier? In democrazia decidono gli italiani». Su Giorgia Meloni invece si è mostrato più morbido: «Ho parlato con lei tanto e parlerò ancora». La Meloni non ha ancora chiarito se appoggerà o no il governo. In una diretta su Facebook ha spiegato che si fiderebbe di un esecutivo guidato dal Carroccio, ma avrebbe difficoltà ad appoggiare un premier pentastellato: «Non potrei condividere ad esempio l'introduzione del reddito di cittadinanza, perché sono contraria all'assistenzialismo». Ha poi lanciato una stilettata a Salvini: «Non ho potuto fare a meno di notare che in questi giorni non ha detto una parola sul nostro ruolo». Fra i punti contestati da Fdi c'è anche lo stop alla Tav. Ieri Di Maio, a Ivrea per incontrare Davide Casaleggio prima degli incontri decisivi, è tornato ad attaccare la linea ad alta velocità: «La Torino-Lione non serve più, poteva servire 30 anni fa, ora è inutile. Andremo a parlare con la Francia». Sul governo ha spiegato: «Ci sono stati momenti in cui pensavo di non farcela, adesso sono ottimista». «Alle europee, alle amministrative noi e la Lega continuiamo a essere alternativi, non è un'alleanza. Nelle prossime ore lavoreremo per una squadra di governo». Sul nome del futuro premier, solo una slogan: «Si parla di una persona che debba essere amica del popolo». Meno sibillino Davide Casaleggio, che ha detto: «Non mi sto occupando di questo argomento. Spero comunque che l'incarico vada a Luigi Di Maio». Emanuela Meucci