2023-01-25
        La Svezia si arrende ai ghetti islamici. Scuole arabe per i «nuovi» cittadini
    
 
Il Paese è schiacciato dal fenomeno della sostituzione etnica: si calcola che in meno di 100 anni i musulmani supereranno gli autoctoni. Nel frattempo, l’ultima pensata per integrare gli stranieri: corsi di studio separati.«Stiamo vivendo un ricambio di popolazione. Puoi pensare a quello che vuoi... Ma è semplicemente un fatto. Questo è in realtà quello che stiamo attraversando, e in qualche modo dobbiamo affrontarlo». A parlare è Jim Frölander, responsabile dell’integrazione nel comune di Filipstad, appena 7.000 anime nel cuore della Svezia rurale. Qui, nella contea di Värmland, tra il 2012 e il 2018 almeno 640 svedesi nativi hanno lasciato la città, letteralmente rimpiazzati da 963 persone nate invece all’estero, che si sono trasferite esacerbando la crisi finanziaria di una regione dove continuano ad aumentare disoccupazione, dipendenza da droghe e mancanza di servizi essenziali come quelli sanitari e legati all’istruzione. Non sono tanto coloro che se ne vanno da Filipstad a preoccupare ma piuttosto i nuovi arrivi. Si tratta, infatti, quasi sempre di persone senza le qualifiche minime per entrare nel mercato del lavoro: anziani, analfabeti o con un livello di istruzione molto basso, che si portano dietro crescenti richieste di assistenza. Un ulteriore peso sulle casse comunali, già oberate dall’alto tasso di disoccupazione e dai conseguenti esborsi per il welfare. Oltretutto, i nuovi arrivati - da Siria, Iraq, Somalia, Eritrea, Afghanistan - spesso sono musulmani credenti che pretendono maggiori spazi per praticare l’islam. Ciò contribuisce a inasprire il rapporto con la comunità locale e, in passato ha provocato episodi di vandalismo e scontri con la polizia. [...] Quello di Filipstad, infatti, non è certo un fenomeno isolato. Anche a Malmö - la terza città svedese per numero di abitanti (350.000), che guarda Copenaghen da lontano - la maggioranza degli studenti ha un passato o un presente di migrazioni. Secondo il governo della città, del resto, un terzo dei residenti di Malmö è nato all’estero e, anche in questo caso, proviene dal Medioriente e dall’Africa. Ma, a differenza di Filipstad, qui si continua a volere un hinterland del tutto separato dal mondo e dalla cultura scandinavi. Sono gli stessi docenti dell’università di Malmö a ipotizzarlo: «Occorrono nuove strutture educative in cui i migranti possano studiare nella loro lingua madre, in particolare l’arabo, visto che lo svedese ormai è una lingua minoritaria», sostiene Erica Righard, che si occupa di assistenza sociale. E lo stesso vale per le scuole primaria e secondaria: nell’intento di facilitare l’integrazione di tutte le minoranze, si vorrebbero creare dei veri e propri centri arabo-musulmani che facciano sentire a proprio agio i «nuovi» svedesi. [...]Secondo recenti statistiche, la trasformazione socio-culturale in atto pare inarrestabile: gli svedesi saranno meno della metà della popolazione entro il 2065 se gli attuali livelli di immigrazione nazionale rimarranno invariati, e nel 2100 ci saranno tanti musulmani quanti cittadini svedesi. Gli autoctoni diventeranno insomma una minoranza nel proprio Paese in meno di un secolo, con inevitabili conseguenze politiche, culturali, sociali. E religiose.Il dibattito è acceso, però. Perché non tutti si rassegnano. «Il parlamento ha deciso all’unanimità nel 1975 che la Svezia doveva essere un Paese multiculturale» scrive lo storico quotidiano svedese Folkbladet. «A quel tempo, oltre il 40 per cento degli immigrati erano finlandesi. La situazione è cambiata. Nel 2019, l’88 per cento degli immigrati erano non occidentali e il 52 per cento musulmani. Pertanto, si è verificato un enorme cambiamento culturale nella popolazione immigrata, visto che il suo gruppo più numeroso è passato dall’essere finlandesi all’essere musulmani». Riflessioni che sui media si accompagnano a un’altra realtà: la crescita della criminalità. Oltre metà dei reati comuni sarebbero riconducibili a questa parte della popolazione, seguendo le statistiche del Consiglio svedese per la prevenzione del crimine (Brå), dove si scopre che le ondate migratorie hanno avuto un ruolo sproporzionato. E questo purtroppo vale soprattutto nei reati contro la persona, come le aggressioni sessuali: negli ultimi cinque anni il numero di adolescenti d’età compresa tra 15 e 17 anni che ha subìto violenze è aumentato del 51 per cento, mentre i reati sessuali contro donne di età superiore ai 18 anni è cresciuto del 27 per cento. Non c’è solo la televisione di Stato SVT a indicare come il 58 per cento degli uomini con condanne per stupro o tentato stupro sia riferibile a immigrati nati al di fuori dell’Ue; anche l’inglese Bbc ha riferito dati allarmanti, secondo cui la percentuale di uomini nati all’estero condannati per violenza sessuale sarebbe l’80 per cento del totale. Le statistiche choc sugli stupri in Svezia differiscono da quelle di altre regioni d’Europa che si sono rifiutate di accogliere migranti: con 73 cittadini su 100.000 che hanno denunciato un caso di violenza nel 2017, l’aumento dei casi in Svezia si attesta al 24 per cento nell’ultimo decennio. Al contrario, in un Paese notoriamente dai confini chiusi come l’Ungheria il tasso scende al 3,9 per cento ogni 100 mila abitanti. Mentre il tasso della Polonia è ancora più basso, addirittura al 3 per cento. Numeri sovrapponibili anche ad altri reati: in Svezia omicidi, sparatorie, stupri di gruppo e rapine provengono in maggioranza da un contesto migratorio. [...]
        Foto Pluralia
    
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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        Matteo Del Fante, ad di Poste Italiane (Ansa)
    
«Non esiste al mondo un prodotto così diffuso e delle dimensioni del risparmio postale», ha dichiarato Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, a margine dell’evento «Risparmio Postale: da 150 anni la forza che fa crescere l’Italia», a cui ha presenziato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Come l’ha definito il Presidente della Repubblica, si tratta di un risparmio circolare: sono 27 milioni i risparmiatori postali», ha spiegato ai giornalisti Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti.