La Svezia, dove si vive (e si muore) da soli

Prendi un welfare che pensa a ogni necessità del singolo cittadino, casa, reddito e servizi sociali; favorisci le condizioni economiche e culturali per rendere tutti gli individui perfettamente autonomi e indipendenti; abolisci ogni forma di dipendenza materiale, sociale, psicologica e persino biologica, che lega gli individui gli uni agli altri; mescola per oltre quattro decenni il tutto, e otterrai il popolo più depresso, annoiato e solo sulla faccia della Terra.

Non sono i risultati di un esperimento di qualche facoltà di sociologia, ma quelli del più grande piano di destrutturazione antropologica eseguita su vasta scala in un Paese occidentale: la Svezia.

Il lato scuro dell'efficiente modello scandinavo viene raccontato nel documentario di Erik Gandini, La teoria svedese dell'amore, uscito nelle sale italiane da pochi giorni e distribuito da Lab 80. La pellicola di circa un'ora è narrata dalla voce dello stesso regista nato e cresciuto a Bergamo da padre italiano e madre svedese, residente nel Paese scandinavo, già autore di Videocracy, la videoinchiesta su Fabrizio Corona e Lele Mora, sul ruolo della tv in Italia e sui modelli femminili proposti dalle reti di Silvio Berlusconi.

la teoria dell'amore

Gandini ha voluto esaminare a fondo il Paese nel quale ormai vive, ha messo su famiglia e lavora da anni, interrogandosi sul fatto che l'ossessione per l'autosufficienza e l'autonomia personale si sta rivelando la strada più veloce per raggiungere gli abissi della disperazione.

Che cos'è allora la teoria svedese dell'amore? Come accennato inizialmente, questo trend inarrestabile che sta portando alla completa incapacità di socializzare non è la conseguenza imprevista di stili di vita modellati da una società fondata sul benessere e la soddisfazione personale, o almeno non solo. La genesi di questo buco nero che ha risucchiato l'anima degli svedesi può essere fissata nel 1972, quando il Partito socialdemocratico svedese mise nero su bianco il manifesto La famiglia del futuro. Lo spirito che sottostà a questo documento è che ogni relazione umana autentica si basa sull'indipendenza. Le donne dovevano quindi essere indipendenti dai mariti e viceversa, gli adolescenti dai genitori, gli anziani dai figli, i malati dai loro parenti. Per ogni tipo di necessità avrebbe garantito lo Stato con la compilazione di un apposito modulo, anche per sbrigare le pratiche dopo la propria morte. Contatti umani e relazioni, secondo i governi socialisti degli anni Settanta, sarebbero stati così liberati da qualsiasi sovrastruttura socio-culturale che ne determinava le dinamiche.

il paradiso è un inferno

Ma chi mirava a creare il paradiso in terra ha posto le basi per un inferno con tutti i comfort. Gandini ha posato il suo obiettivo su quello che è il tessuto umano della Svezia a 44 anni di distanza dal varo del programma per La famiglia del futuro, mentendo a fuoco una popolazione di individui soli, in cui nessuno ha bisogno di chiedere sostegno ad altri e ogni minimo senso di comunità è stato spazzato via in nome dell'autonomia dell'individuo.

Parlando in termini statistici tutto ciò ha comportato che, ad oggi, oltre la metà dei cittadini svedesi vive da sola (il tasso più elevato del mondo); circa un quarto delle donne concepisce un figlio senza un partner fisso e tramite l'inseminazione artificiale per evitare «inutili» relazioni sentimentali con l'altro sesso; mentre un altro quarto della popolazione muore in completa solitudine, spesso senza che neanche un solo parente ne richieda la salma.

Tutti questi fenomeni vengono esposti da una narrazione scevra da ogni giudizio morale, lo sguardo laico di Gandini inquadra la cruda realtà di alcune fattispecie non condizionate dal bisogno di relazioni.

Ecco allora passare in rassegna la donna single che vuole un figlio in fecondazione assistita e che ordina il seme come si fa con un paio di scarpe su Zalando e i giovani donatori di sperma che si masturbano nelle cliniche della fertilità convinti di fare un'opera di bene nei confronti dell'umanità. Ci sono poi delle scene dedicate alla banca del seme più grande del mondo, che detiene 170 litri liquido seminale in attesa di essere consegnato a migliaia di donne. Il film poi segue la consegna a domicilio della dose di sperma a una richiedente, che sfila la provetta dal ghiaccio secco e legge le istruzioni sull'inseminazione.

L'UFFICIO STATALE SALME

Il documentario prosegue con una mediatrice culturale che fa da tramite per i rifugiati siriani, educandoli a essere puntuali e a scambiare meno parole possibili con i locali: «Loro non amano perdersi in chiacchiere». E ancora c'è tutta una parte dedicata all'ufficio statale incaricato di recuperare le salme delle persone di cui nessuno s'interessa. Gli addetti di questo servizio mostrano il caso di un suicida che lascia i soldi per saldare il debito con l'ufficiale giudiziario e di un anziano che si è spento da solo lasciando 100.000 euro di risparmi pur non avendo nessun erede. «L'ambizione per l'indipendenza ci ha accecati», commenta tristemente l'impiegata che cataloga i beni non reclamati da parenti.

Il contraltare a queste vite in porzione singola, che lasciano tutto in ordine anche da morte, lo fa un medico chirurgo svedese emigrato di Etiopia con la moglie. Il quale esercitando la professione in una delle aree più depresse del Paese africano mostra come la felicità sia proprio nell'impegno per risolvere i problemi di tutti i giorni.

l'indipendenza fa male

Ogni tipo di commento e analisi è rimandato alla parte finale del documentario, impreziosita dal contributo del sociologo e filosofo novantenne di origine ebraiche polacche Zygmunt Bauman, il quale sentenzia senza molti giri di parole: «La felicità non è nell'indipendenza ma nell'interdipendenza». Il teorizzatore della «società liquida» spiega che la completa indipendenza priva l'uomo della necessaria capacità di socializzare. «Lo stile di vita che evita le relazioni sociali», aggiunge Bauman, «può essere comodo, ma non porta alla felicità: solo a una vita vuota e a una noia assoluta».

Certo l'individualismo e l'anelito a non dipendere dagli altri sono comportamenti diffusi in tutto il mondo occidentale. Che le relazioni umane debbano basarsi sull'essere liberi gli uni dagli altri è un assunto irrinunciabile in qualsiasi Paese europeo e nordamericano.

Ma la società svedese è all'apice di questa tendenza perché è quella che ha più pervicacemente inseguito questo obiettivo.

A MISURA DELL'IKEA

Anche l'immaginario collettivo è permeato da questo spirito individualista. Non caso l'ultimo spot della svedese Ikea, Every other week, mostra due genitori separati e un figlio unico costretto a fare avanti e indietro tra la casa della mamma e del papà. La soluzione che trova il padre è quella di arredare la cameretta del bambino nella nuova casa esattamente allo stesso modo di quella che nell'abitazione della madre, in modo tale che il piccolo si senta sempre a casa.

Per tutta la durata della pubblicità le uniche parole pronunciate sono quelle della mamma per esortare il bambino ad andare con il papà, poi nemmeno un fiato, silenzio assoluto anche nel palazzone di 14 piani dove vive il giovane uomo tornato single. D'altra parte l'agenzia di Stoccolma che ha curato la realizzazione dello spot ha detto chiaramente che è la vita quotidiana delle persone reali ad accendere la loro ispirazione. Camerette tutte uguali in porzione singola, in case di genitori single.

Eppure tanta attenzione per i diritti individuali non si traduce nemmeno nella società aperta e priva di violenze di genere,per decenni additata ad esempio dai progressisti di mezzo mondo. Il pregiudizio positivo che ammantava la Svezia è infatti stato smantellato anche dai dati forniti da alcune agenzie dell'Unione Europea.

L'Agenzia della Ue per i diritti fondamentali (Fra), che fornisce assistenza e consulenza basata su prove e ricerche in materia di diritti alle istituzioni e agli Stati membri, è infatti intervenuta sulle vicende avvenute a Colonia, In Germania, lo scorso capodanno ricordando che il circa il 70% delle violenze subite dalle donne europee sono commesse da familiari o conoscenti delle vittime.

La nota pubblicata sul sito dell'agenzia Fra rimandava a uno studio condotto nel 2014 sulla violenza sulle donne nei 28 Paesi membri dell'Ue: 42.000 intervistate circa le loro eventuali esperienze di violenze fisiche e sessuali. Il dato aggregato mostra che il 33% delle donne del Vecchio Continente ha subìto almeno una di queste violenze.

In particolare, i tassi più elevati si registrano proprio nei Paesi scandinavi. Svezia e Finlandia si attestano rispettivamente al terzo e secondo posto con un 46% e un 47% di donne vittime di violenze.

Modigliani, Picasso e le voci della Modernità in mostra a Padova
Gertrude O'Brady.Il chiosco, s.d./LaM, Musée d’art moderne, d’art contemporain et d’art brut de Lille Métropole, Villeneuve d’Ascq© Philip Bernard

Dal Cubismo all’Art Brut, a Palazzo Zabarella di Padova in mostra (sino al 25 gennaio 2026) oltre 60 opere di 30 diversi artisti delle avanguardie del primo e del secondo dopoguerra, tutti provenienti dal LaM di Lille. Fra capolavori noti e meno conosciuti, anche cinque dipinti di Pablo Picasso e sei straordinarie tele di Amedeo Modigliani.

«Il mondo ha cancellato il mistero e si illude di cavarsela con i diritti»
Susanna Tamaro (Getty Images)
La scrittrice Susanna Tamaro: «La società dimentica che la vita non ci appartiene, ma la morte non si affronta con le carte bollate. La lotta con il destino è essenziale perché dalla fragilità dell’esistenza è impossibile scappare».


Il punto di vista di Susanna Tamaro sul tempo presente è sempre originale. Nell’ultimo saggio, intitolato La via del cuore. Per ritrovare senso nella vita (Solferino), sulla scorta dell’inventore dell’etologia, Konrad Lorenz, utilizza le osservazioni sulla natura e gli animali per studiare la società contemporanea. A ben guardare, però, questo memoir può essere letto anche come una lunga preghiera per lo stato del pianeta. «È così», ammette la scrittrice, «non condivido la tendenza all’angelicazione dell’uomo o a vederlo come frutto dell’evoluzione».

Il principale operatore della rete elettrica nazionale registra ricavi pari a 2,88 miliardi (l’8,9% in più rispetto al 2024) e accelera nei progetti Tyrrhenian Link e Adriatic Link, al centro della strategia per la decarbonizzazione. Aumenta il peso delle rinnovabili.


Nei primi nove mesi del 2025 Terna, principale gestore della rete elettrica nazionale, ha consolidato la propria posizione strategica nel settore, segnando un’intensa crescita economico-finanziaria e un’accelerazione significativa degli investimenti a supporto della transizione energetica. Il consiglio di amministrazione, guidato da Igor De Biasio e con la presentazione dell’amministratore delegato Giuseppina Di Foggia, ha approvato risultati che provano la solidità del gruppo e il suo ruolo determinante nel percorso di decarbonizzazione del Paese.

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Tensione alle stelle tra Venezuela e Stati Uniti nel Mar dei Caraibi
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro (Getty Images)

L’operazione Southern Spear lanciata da Washington fa salire il rischio di escalation. Maduro mobilita 200.000 militari, denuncia provocazioni Usa e chiede l’intervento dell’Onu, mentre l’opposizione parla di arruolamenti forzati e fuga imminente del regime.

Nel Mar dei Caraibi la tensione fra Venezuela e Stati Uniti resta altissima e Washington, per bocca del suo Segretario alla Guerra Pete Hegseth, ha appena lanciato l’operazione Southern Spear. Questa nuova azione militare è stata voluta per colpire quelli che l’amministrazione Trump ha definito come i narco-terroristi del continente sudamericano ed ha il dichiarato obiettivo di difendere gli Stati Uniti dall’invasione di droga portata avanti da questi alleati di Maduro. Intanto è stata colpita la 21ª imbarcazione, accusata di trasportare droga verso il territorio statunitense, facendo arrivare a circa 80 il numero delle vittime.

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