
Se l'attuale presidente del Consiglio garantisse la tenuta del governo dopo le elezioni europee (con l'uscita dei M5s più radicali) potrebbe puntare al Colle. E il 2023 sorriderebbe a Matteo Salvini.Giuseppe Conte al Quirinale. L'avvocato del popolo è andato a consultarsi con il capo dello Stato? No: l'avvocato del popolo è in pole position per diventare il prossimo capo dello Stato, nel 2022, quando scadrà il settennato di Sergio Mattarella. È questa la clamorosa indiscrezione che filtra da ambienti di maggioranza molto bene informati, e che la Verità ha raccolto. Il progetto è chiaro e bene architettato. È assai probabile che le prossime elezioni europee sanciscano un trionfo della Lega e un consistente arretramento del M5s, il che porterebbe a una drastica rivisitazione degli equilibri nel governo, che vede al momento i pentastellati fare la parte del leone. Il M5s, che alle politiche del 4 marzo scorso prese il 32% dei voti, ha il premier (Giuseppe Conte), un vicepremier come Luigi Di Maio a capo di un superministero (Lavoro e Sviluppo Economico) e dicasteri pesantissimi, tra i quali, considerando solo quelli con portafoglio, che hanno autonomia piena sulle decisioni di spesa, Trasporti e Infrastrutture (Danilo Toninelli); Salute (Giulia Grillo); Giustizia (Alfonso Bonafede); Difesa (Elisabetta Trenta); Ambiente (Sergio Costa); Turismo e Beni Culturali (Alberto Bonisoli). La Lega, che prese il 17%, ha solo tre ministri con portafoglio: Matteo Salvini, vicepremier, all'Interno, Gian Marco Centinaio alle Politiche agricole e Marco Bussetti alla Pubblica istruzione. Se, come prevedibile, la Lega alle europee andasse ben oltre il 30%, il M5s, che scenderebbe intorno al 25%, dovrebbe cedere almeno i ministeri delle Infrastrutture, della Difesa e della Salute: Danilo Toninelli, Elisabetta Trenta (tra i tre la meno traballante) e Giulia Grillo direbbero addio al governo, per essere rimpiazzati da ministri leghisti. A meno che non scatti il Piano B, che è già bello è pronto, e che prevede una crisi di governo pilotata per approdare al Conte bis (ricordiamo che Mattarella è contrario alle elezioni anticipate) . In sostanza: Giuseppe Conte si farebbe garante del sostegno a un nuovo governo da parte dell'ala governista del M5s, ottenendo in cambio da Salvini non solo la permanenza a Palazzo Chigi, ma la possibilità, nel 2022, di giocarsi le carte per il Quirinale. Conte sarebbe il successore di Sergio Mattarella, con il quale tra l'altro ha un asse molto solido. L'ala ortodossa del M5s passerebbe invece all'opposizione, con la regia del presidente della Camera, Roberto Fico. La scissione dei grillini, in buona sostanza, sarebbe ormai una prospettiva concreta, tanto è vero che nelle stanze che contano sarebbe già iniziata la guerra interna per chi manterrà il simbolo originale e chi invece dovrà trovarsene un altro. L'ala governista del M5s conta di limitare la diaspora di «fichiani» a poche decine di parlamentari una ventina in tutto, ma in ogni caso bisognerà rimpiazzarli: sono già pronti a entrare in campo, dopo aver effettuato mesi di «riscaldamento», Giorgia Meloni e Giovanni Toti. La Meloni porterebbe in dote alla maggioranza le sue truppe parlamentari, in cambio probabilmente del ministero della Difesa; al governatore della Liguria spetterebbe invece il compito di traghettare verso le sponde leghiste, o meloniste, il maggior numero possibile di parlamentari di Forza Italia. A questo punto, il lettore si chiederà perché non sarà Matteo Salvini ad approdare a Palazzo Chigi dopo le europee. Semplice: il leader della Lega non vuole assolutamente conquistare la premiership con una «manovra di palazzo», e la sua giovane età (45 anni per la nostra politica sono un'inezia) gli consente di poter aspettare qualche altro anno per completare l'annessione dell'elettorato di Forza Italia e presentarsi alle prossime elezioni politiche come candidato premier di una coalizione formata dalla Lega e dal nuovo contenitore al quale stanno lavorando la Meloni e Toti. Un Conte-bis sarebbe quindi una soluzione assai meno traumatica, avrebbe il pieno sostegno di Mattarella e rassicurerebbe l'elettorato del M5s, che ha piena fiducia nell'«avvocato del popolo». Gli scissionisti di Fico farebbero molta, molta fatica a giustificare agli occhi dell'elettorato grillino una opposizione dura a quel Conte che hanno fino ad oggi idolatrato. Se ,dunque, nel 2022, Conte venisse eletto al Quirinale potrebbe toccare a Giancarlo Giorgetti, il braccio destro di Salvini, l'incombenza di traghettare da Palazzo Chigi la legislatura fino alle politiche del 2023, quando Matteo Salvini sarebbe il candidato alla presidenza del Consiglio di un centrodestra totalmente rinnovato.
Diego Fusaro (Imagoeconomica)
Il filosofo Diego Fusaro: «Il cibo nutre la pancia ma anche la testa. È in atto una vera e propria guerra contro la nostra identità culinaria».
La filosofia si nutre di pasta e fagioli, meglio se con le cotiche. La filosofia apprezza molto l’ossobuco alla milanese con il ris giald, il riso allo zafferano giallo come l’oro. E i bucatini all’amatriciana? I saltinbocca alla romana? La finocchiona toscana? La filosofia è ghiotta di questa e di quelli. È ghiotta di ogni piatto che ha un passato, una tradizione, un’identità territoriale, una cultura. Lo spiega bene Diego Fusaro, filosofo, docente di storia della filosofia all’Istituto alti studi strategici e politici di Milano, autore del libro La dittatura del sapore: «La filosofia va a nozze con i piatti che si nutrono di cultura e ci aiutano a combattere il dilagante globalismo guidato dalle multinazionali che ci vorrebbero tutti omologati nei gusti, con le stesse abitudini alimentari, con uno stesso piatto unico. Sedersi a tavola in buona compagnia e mangiare i piatti tradizionali del proprio territorio è un atto filosofico, culturale. La filosofia è pensiero e i migliori pensieri nascono a tavola dove si difende ciò che siamo, la nostra identità dalla dittatura del sapore che dopo averci imposto il politicamente corretto vorrebbe imporci il gastronomicamente corretto: larve, insetti, grilli».
Leonardo
Il fondo è pronto a entrare nella divisione aerostrutture della società della difesa. Possibile accordo già dopo l’incontro di settimana prossima tra Meloni e Bin Salman.
La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.
Emmanuel Macron (Ansa)
Bruxelles apre una procedura sull’Italia per le banche e tace sull’acciaio transalpino.
L’Europa continua a strizzare l’occhio alla Francia, o meglio, a chiuderlo. Questa volta si tratta della nazionalizzazione di ArcelorMittal France, la controllata transalpina del colosso dell’acciaio indiano. La Camera dei deputati francese ha votato la proposta del partito di estrema sinistra La France Insoumise guidato da Jean-Luc Mélenchon. Il provvedimento è stato approvato con il supporto degli altri partiti di sinistra, mentre Rassemblement National ha ritenuto di astenersi. Manca il voto in Senato dove l’approvazione si preannuncia più difficile, visto che destra e centro sono contrari alla nazionalizzazione e possono contare su un numero maggiore di senatori. All’Assemblée Nationale hanno votato a favore 127 deputati contro 41. Il governo è contrario alla proposta di legge, mentre il leader di La France Insoumise, Mélenchon, su X ha commentato: «Una pagina di storia all’Assemblea nazionale».
Maria Rita Parsi (Imagoeconomica)
La celebre psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi: «È mancata la gradualità nell’allontanamento, invece è necessaria Il loro stile di vita non era così contestabile da determinare quanto accaduto. E c’era tanto amore per i figli».
Maria Rita Parsi, celebre psicologa e psicoterapeuta, è stata tra le prime esperte a prendere la parola sulla vicenda della famiglia del bosco.






