2024-02-15
La spallata della Lombardia all’eutanasia
Il progetto di legge sulla «dolce morte», depositato dall’associazione Luca Coscioni, potrebbe finire affossato per un vizio di legittimità costituzionale. Sarebbe lo stop ai blitz nelle regioni. Il comitato di bioetica si smarca da Bonaccini: torni indietro.stanze della commissione Affari Istituzionali della Regione Lombardia. Lì è infatti approdato il progetto di legge sul fine vita depositato dall’Associazione Luca Coscioni (8181 firme) e portato avanti dal pasdaran della buona morte Marco Cappato. E da lì potrebbe uscire bollato da un pregiudizio di costituzionalità, destinato a diventare un vulnus per tutte le battaglie locali con tattica vietcong di questi mesi. E culminate con la rumorosa bocciatura in Veneto e con l’editto da vicerè delle Indie del governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. La commissione presieduta da Matteo Forte (Fdi, solida appartenenza a Comunione e liberazione) dovrà procedere alla calendarizzazione del progetto di legge, alla discussione, all’integrazione eventuale con emendamenti e alla votazione. Non prima di aver discusso e messo ai voti un «vizio di legittimità» che Fratelli d’Italia è decisa a sollevare in osservanza a un parere dell’Avvocatura dello Stato messo nero su bianco in occasione di un altro tentativo di legiferare regionalmente sul tema, quello del consiglio del Friuli Venezia Giulia.Allora l’organo giuridico della Pubblica Amministrazione sottolineò - come ha ricordato ieri il Corriere della Sera - che «l’eventuale approvazione potrebbe esporsi a rilievi di non conformità al quadro istituzionale di riparto delle competenze legislative fra Stato e Regioni». Fratelli d’Italia è decisa a far suo il dubbio e a portare avanti la strategia, come confermato dal capogruppo al Pirellone Christian Garavaglia con parole inequivocabili: «Manteniamo la nostra posizione sia sulla illegittimità della trattazione di questo argomento a livello regionale, sia sulla contrarietà nel merito. Noi continuiamo a sostenere la cultura della vita».Nel caso in cui la Commissione regionale lombarda dovesse bocciare il progetto di legge perché «non pertinente», i riverberi sulle iniziative delle altre amministrazioni (oggi la proposta è stata depositata in 11 regioni) sarebbero di notevole impatto. A Palazzo Lombardia si fa notare che «anche analoghi tentativi ne uscirebbero ridimensionati, soprattutto nella volontà di premere indebitamente sul Parlamento». Del resto è singolare che il più alto consesso istituzionale venga bypassato proprio sul più sensibile dei temi etici, con il rischio di avere in Italia 20 leggi diverse con 20 decreti attuativi differenti, impattanti sulla Sanità pubblica e sulle ricadute legali e amministrative a carico degli eventuali obiettori di coscienza. «Sarebbe assurdo scatenare», viene rilevato sempre in Regione Lombardia «la corsa al turismo del suicidio assistito da un capoluogo all’altro, neanche fossimo gli Stati Uniti d’Italia, con il Texas che ha regole differenti rispetto alla California. E chi tira in ballo per questa specifica materia l’autonomia differenziata non sa di cosa sta parlando».I blitz regionali orchestrati soprattutto dal Pd per evitare un imbarazzante dibattito interno (fra l’anima materialista e quella cattolica) stanno venendo allo scoperto. L’uscita del presidente della Cei, cardinal Matteo Zuppi, ha ottenuto l’effetto di cementare il sentimento della cultura della vita. «L’umanesimo su cui si basa la nostra società ci porta a concludere che esisterà sempre e solo un diritto alla cura. La sofferenza si affronta cancellando il dolore e non spegnendo la vita», aveva detto Zuppi. Parole condivise dal mondo cattolico, che si sta muovendo con decisione per opporsi alla spallata legittimata furbescamente dalla sentenza della Corte Costituzionale sul caso del dj Fabo.In Lombardia la posizione è rappresentata con forza da un intervento di Raffaele Cattaneo, sottosegretario alle Relazioni internazionali ed europee del Pirellone, sulla rivista Tempi. «Sono fortemente contrario a questa proposta di legge per una ragione di valore e cultura. Desidero uno Stato - e ancor più una Regione Lombardia - che, in linea con la sua storia e visione, voglia sostenere la vita e non favorire la morte. Questa legge contribuisce a creare una mentalità, e come ha detto l’ex presidente della Camera, Luciano Violante (uomo di sinistra da sempre), la morte si presenta come ragionevole alternativa alla vita anche fuori dai casi di gravi intollerabili patologie».Ieri la comunità di CL dell’Emilia Romagna è scesa in campo per aggiungere la propria voce: «L’iniziativa dell’Emilia Romagna mina le fondamenta culturali che rendono possibile lo sguardo integrale alla persona. Questa fretta normativa sembra voler imporre una tabella di marcia; rinunciare alla vita non è affermare un diritto bensì rinunciare a tutti i diritti». Lo stesso Comitato di Bioetica citato nella delibera di Bonaccini ieri ha preso le distanze dall’iniziativa sul suicidio assistito (a conferma dell’approccio strumentale del governatore emiliano): «Esprimiamo profonda preoccupazione per la lettura incongrua del documento ed esortiamo la giunta regionale a rettificare l’improprio riferimento».Ora la Commissione lombarda ha sulla scrivania il destino di tutti. È possibile ipotizzare un iter dilatorio almeno fino alle elezioni europee per non creare nella maggioranza le stesse spaccature già in essere nell’opposizione. Per ora l’unica eutanasia all’orizzonte è quella di una legge sbagliata.
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