2022-01-30
La sinistra punta al proporzionale
Il segretario pd e Leu chiedono la riforma elettorale. Obiettivo: allontanare i centristi dai sovranisti blindando la palude parlamentare. Giorgia Meloni reagisce: «Ci opporremo».Il trionfo dei peones che si è consumato ieri sera a Montecitorio, con l’incoronazione di re Sergio, proietta la politica italiana in una nuova fase. Mentre i capigruppo della maggioranza, in processione al Quirinale, incassavano la disponibilità del presidente della Repubblica a concedere il bis, le parole del segretario del Pd, Enrico Letta (subito corroborate da quelle del ministro della Salute, Roberto Speranza), tracciavano quella che potrebbe essere la via maestra dei prossimi mesi di governo. «La legge elettorale», ha affermato Letta, «deve essere oggetto di discussione. Sicuramente», ha aggiunto, «bisogna cambiarla ma non sto qui a indicare una strada». Ma nella determinazione del leader dem a imporre la questione nell’agenda politica c’è quello che molti non faticano a intuire: l’accondiscendenza alla voglia di proporzionale di settori molto ampi di questa maggioranza, per preservare quel potere di condizionamento e di interdizione sublimato nella vicenda dell’elezione presidenziale. Non è un caso che Giorgia Meloni, nelle more della sua polemica nei confronti degli alleati per la resa al Mattarella bis, abbia riservato il primo ragionamento politico alla battaglia che il suo partito intraprenderà contro ogni ipotesi di ritorno al proporzionale. «Tenteranno di cambiare la legge elettorale», ha detto, «di cambiarla in senso proporzionale, probabilmente è uno degli elementi su cui si ritrovano. Si sappia fin d’ora che non siamo d’accordo. Il sistema proporzionale è il pantano della Repubblica italiana», ha aggiunto, «è garantire che gente che non prende i voti possa rimanere al governo e chi lo fa non è amico dell’Italia». L'impressione che è venuta fuori da questa settimana di passione, respirando gli umori del corpaccione dei parlamentari in pascolo nel Transatlantico, è però che l’operazione sia già ben avviata: nelle alleanze che si sono formate per fare da sbarramento ai candidati per il Colle proposti da Matteo Salvini c’è già molto di quello che sarà in ottica riforma elettorale. Nel mezzo della palude parlamentare, Matteo Renzi, Giovanni Toti e altri cespugli hanno già fatto la loro mossa, sapendo di poter contare sui centristi del centrodestra e su una parte cospicua di Forza Italia. E il Pd ha colto la palla al balzo, consapevole che staccare Silvio Berlusconi da Salvini e dalla Meloni e far crescere un polo di centro può rappresentare la chiave per sventare quella vittoria del centrodestra alle prossime elezioni che tutti i sondaggi danno come probabile. In quest’ottica, il Pd potrà contare sulla non ostilità di un M5s in caduta libera di consensi. L’unico argine a questa prospettiva potrà offrirlo la coppia Salvini-Meloni, nella misura in cui riuscirà ad assorbire le tossine accumulate in questi giorni di caos presidenziale. Fa ben sperare l’immediato altolà a Letta lanciato da Salvini, per il quale «sicuramente la priorità della Lega e degli italiani non è una legge elettorale proporzionale». Una volta calmatesi le acque, dovrebbe prevalere la consapevolezza che la priorità è preservare la possibilità di dare vita, nella prossima legislatura, a un governo con una solida base parlamentare. Le simulazioni degli addetti ai lavori dicono che, seppure con i suoi limiti, la legge elettorale in vigore potrebbe offrire una maggioranza degna di questa nome a un centrodestra compatto. Il proporzionale, calato nella realtà politica attuale, a differenza degli anni della prima Repubblica in cui c’era il partito-Stato Democrazia cristiana, significherebbe, semplicemente, cristallizzare per anni la paralisi cui si è assistito in questi ultimi giorni.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Duilio Poggiolini (Getty Images)