2019-07-24
La sentenza che apre al nodo risarcimenti
La Cassazione nel 2015 ha condannato un'amministrazione lombarda a pagare una famiglia alla quale erano stati tolti i figli in modo poi giudicato illecito. Un precedente che legittima eventuali richieste simili da parte dei genitori di Reggio Emilia.Ogni Comune «risponde dell'imperizia dei suoi dipendenti» e pertanto «è tenuto a risarcire ai genitori i danni biologici e morali causati dall'ingiusto allontanamento del minore dalla propria famiglia, operato dai servizi sociali». Parola della terza sezione civile della Cassazione, scritta nel marmo della sentenza numero 20.928 del 9 giugno 2015 con cui condanna il primo cittadino di Nova Milanese, un centro di 23.000 abitanti in Brianza. Parole, anche, che oggi dovrebbero impensierire molti sindaci: quelli che con eccessiva fiducia si affidano a servizi sociali e a psicologi per decidere un troppo facile allontanamento bambini dalle famiglie. Ma se le accuse contro di lui venissero confermate in giudizio, parole che un domani potrebbero riguardare soprattutto Andrea Carletti, il sindaco di Bibbiano finito al centro dell'inchiesta «Angeli e Demoni» della Procura di Reggio Emilia. Nella sentenza di quattro anni fa, la Cassazione disponeva che il nome di tutti gli interessati, e quindi anche quello del sindaco condannato a pagare il risarcimento alle famiglie ingiustamente private dei figli, venisse «coperto» e trasformato in sigla: L. B. Ma la copertura è labile: è evidente che si tratta di Laura Barzaghi, l'unico sindaco con quelle iniziali nella storia di Nova. Come Carletti, anche la Barzaghi è del Partito democratico, ed è stata alla guida del municipio dal 2003 al 2013. A Nova, il 26 maggio 2004 era accaduto che, «basandosi esclusivamente sul racconto di una maestra d'asilo», che aveva avuto «il sospetto di molestie sessuali da parte di un padre sulla figlia minorenne», i servizi sociali avevano deciso l'allontanamento della bambina da casa e l'affidamento era stato ratificato dal Tribunale dei minori il giorno successivo. Per lunghi mesi ai genitori della bimba era stato impedito di vederla, e ancora nel luglio 2004 «i servizi sociali davano parere negativo a un incontro», ritenendolo prematuro e tale da «pregiudicare altre rivelazioni della minore». Sei mesi più tardi, invece, alla fine del novembre 2004, il Tribunale aveva finalmente decretato il rientro in famiglia della povera bambina, stabilendo non esistesse alcun «elemento compatibile con la sussistenza di molestie sessuali ai suoi danni». Insomma, un'altra triste storia di abusi inventati.Inopinatamente, un anno più tardi, i genitori della bimba avevano presentato regolare (e sacrosanta) richiesta di risarcimento dei danni al Municipio. Il sindaco Barzaghi le aveva provate tutte, per non pagare. I suoi difensori avevano sostenuto, per esempio, che «il soggetto responsabile dei danni non è il Comune, ma lo Stato», perché «il sindaco agisce nell'esercizio dei poteri che gli spettano come ufficiale del governo». Bocciati. Avevano poi cercato di sviare il risarcimento sullo psicologo che aveva redatto la perizia. Bocciati. Infine, i legali avevano provato a spostare l'attenzione sulla maestra d'asilo, «presentando l'assistente sociale e la psicologa come vittime del comportamento della maestra stessa». Ma su questo ultimo punto la Cassazione ha confermato che «ciò costituisce un'ammissione (involontaria) del deficit di professionalità degli assistenti sociali di Nova Milanese, evidentemente incapaci di una verifica rigorosa e critica della segnalazione di un soggetto (la maestra, ndr) della cui affidabilità chiunque avrebbe avuto motivo di dubitare», visto che la stessa per mesi aveva «condotto una sua personalissima e assai discutibile istruttoria sull'ipotesi delle molestie sessuali alla piccola da parte del padre», per di più «omettendo di coinvolgere i genitori e d'informare polizia giudiziaria e Procura». Secondo i supremi giudici, il Comune non ha mai spiegato perché della vicenda non fosse stata immediatamente investita l'autorità giudiziaria, cui spetta il compito di procedere alle indagini. E segnalano al sindaco che l'unico soggetto coinvolgibile nel pagamento del risarcimento avrebbe potuto essere proprio il Tribunale dei minori, che all'inizio aveva avallato l'errata tesi colpevolista degli assistenti sociali. Peccato che a questo gli avvocati del sindaco Barzaghi non avessero pensato... La Cassazione chiarisce poi che in base al Codice civile ogni sindaco ha sì «il potere d'intervenire nei casi di abbandono morale e materiale, e per situazioni di palese disagio minorile». Ma nessun Comune può agire «in vicende delicate e complesse come quella in esame», cioè presunti abusi sessuali su un minore, perché in quel caso deve rivolgersi immediatamente alla magistratura penale e al Tribunale dei minori. Alla fine del processo, i genitori di Nova Milanese hanno ottenuto 110.000 euro a risarcimento dei danni morali e materiali. Nemmeno tanto, dopo tutto. Chissà quanto potrebbero ottenere un domani i genitori di Bibbiano, se una sentenza dovesse certificare che quel Comune si è affidato ad assistenti sociali e a psicologi altrettanto «zelanti», «negligenti» e «dotati d'imperizia» di quelli di Nova. Dato che i bimbi affidati ai servizi della Val d'Enza nel luglio 2016 erano 1.900, il Municipio di Carletti rischierebbe un esborso monstre. Auguri!