2020-08-26
La scomunica di don Accoglienza: no alla movida, sì ai migranti
Il vescovo di Noto boccia l'ordinanza di sgombero dei centri emanata da Nello Musumeci: «Inaccettabile». Un prete di Siracusa contro i fedeli: «Se siete d'accordo con il governatore, non vi presentate a messa».Nella complicatissima giornata di ieri sul fronte siciliano dell'immigrazione, con l'ordinanza del governatore Nello Musumeci che comincia a ottenere i primi risultati con lo svuotamento dell'hotspot di Pozzallo dagli immigrati contagiati, aumentano le pressioni. L'interferenza più pesante proviene dalla Cei. E più precisamente da uno dei colonnelli siciliani della Conferenza monsignor Accoglienza, al secolo Antonio Staglianò, vescovo di Noto, in qualità di delegato della Conferenza episcopale siciliana per le migrazioni, in passato grande accusatore di Matteo Salvini e dei decreti Sicurezza. Che pontifica: «Non si giustifica un agire di alcuni politici, tendente a usare la paura per un facile, immediato, consenso. Chi governa deve piuttosto aiutare la comunità a fronteggiare pericoli e paure con senso di grande prudenza e proporre soluzioni ispirate ai grandi valori della nostra Costituzione». Un predicozzo che è andato dritto dritto al nocciolo della questione: l'ordinanza Musumeci. «Preoccupa», sostiene il monsignore, «e non appare accettabile, dal punto di vista razionale ed evangelico, quanto si prevede con l'ordinanza 33 del 22 agosto emanata dal presidente della Regione Sicilia, onorevole Musumeci, con cui si semplifica la complessità dei problemi relativi al Covid individuando la loro soluzione nella chiusura ai migranti e rischiando uno scontro tra istituzioni, che solo può disorientare e accrescere un clima emotivo e superficiale, indurito e non temprato dalla prova. Chiediamo allora in tanti, credenti e uomini di buona volontà, vie e provvedimenti che permettano alla politica di essere l'arte del bene comune. Ricordiamo che l'uomo, ancor più l'uomo debole come il migrante e il povero, deve restare fine e mai essere ridotto a mezzo». Parole che sembrano più adatte agli scafisti trafficanti di esseri umani e ad alcune Onlus, alcune delle quali si muovono anche sotto l'ombrello della Chiesa, che sul business dell'accoglienza tirano su milioni di euro. E infine tira fuori la classica storiella dell'immigrato «capro espiatorio» per arrivare alla questione politica: «Il pericolo vero è un movimento incontrollato, e forse poco controllabile, a motivo del turismo e della movida. Spiegare, ma non giustificare». E con la strada tracciata da monsignor Accoglienza, anche i sacerdoti hanno preso la loro dose di coraggio e hanno mostrato il petto. «Scrivo ai miei parrocchiani, a quanti tra questi oggi gioiscono per l'ordinanza di Musumeci convinti da domani di essersi liberati del problema delle migrazioni, a quanti osannano scelte politiche che non fanno il bene dei poveri di questo mondo ma guardano solo al proprio interesse. A voi dico: non venite a messa». Per il suo sermone don Lorenzo Russo, parroco della chiesa di San Francesco d'Assisi a Siracusa, sceglie la sua pagina Facebook. E con toni da novello Savonarola intima: «Un giorno dovremo dare conto a Dio di tutto, delle parole come dei silenzi! Sull'amore saremo giudicati!». Il tutto mentre Musumeci era alle prese con la delicata operazione svuotamento a Pozzallo, dove alle 11 di ieri la Regione ha inviato il suo team per esaminare l'idoneità dei locali. «I ricorsi notificati a mezzo stampa non producono effetti», afferma il governatore, ma alzare la voce a tutela della salute pubblica, evidentemente sì. Vedremo se in qualche giorno si ristabilirà la legalità». E, così, i 62 positivi al coronavirus che erano a Pozzallo sono stati trasferiti. La lotta ingaggiata dal governatore siciliano contro il Viminale (che non è solo politica, visto che anche i sindaci pentastellati e dem sono sulla stessa posizione) non si ferma. «A questo provvedimento», fa sapere Musumeci, «non si è arrivati senza parlare prima più volte con il ministero. Non sono così sprovveduto. Ma la tensione in Sicilia sta crescendo. Alla scadenza delle 48 ore gli hotspot non sono stati liberati dalle forze dell'ordine. Capisco che possono esserci dei problemi logistici, che devono essere trovati dei luoghi in cui trasferire i migranti, ma per questo Roma avrebbe dovuto contattare la Regione». E invece le comunicazioni sono interrotte. «Se il governo avesse chiesto otto o dieci giorni di tempo», sostiene Musumeci, «non ci sarebbe stato alcun problema. Invece solo silenzio, arroganza, il mostrare i muscoli. Sono pronto anch'io a ricorrere ai giudici». Per il governatore si tratta di una «grave omissione» da parte del governo. «In quelle strutture», secondo il presidente della Regione, «c'è una condizione di promiscuità disarmante». Inoltre gli immigrati continuano a scappare verso le campagne, dove occupano casolari o strutture disabitate, creando non pochi problemi sanitari e di ordine pubblico.