2022-01-24
Ignazio La Russa: «Ci dispiace per Berlusconi ma la sua lettera non ci piace»
Il senatore Fdi: «La frase sulla legislatura che deve proseguire con Draghi non c’entra nulla. E qualcuno teneva il filo diretto con i giornalisti per mettere noi in cattiva luce».Ignazio La Russa, senatore di Fratelli d’Italia, è dispiaciuto per il passo indietro di Berlusconi?«Temevamo fin dall’inizio che l’epilogo sarebbe stato questo, perché sapevamo che avere i numeri sarebbe stato molto improbabile. Siamo gli unici davvero dispiaciuti». Strano che Berlusconi non si sia presentato alla riunione decisiva via Zoom?«Mi dicono che davvero non stesse benissimo…».Però c’è stato uno scontro con gli alleati sul comunicato finale. «Più che scontro, c’è stata una sorpresa che non ci aspettavamo. Mentre discutevamo, abbiamo scoperto che in questo comunicato, oltre al ritiro della disponibilità di Berlusconi, c’era questa frase sulla legislatura che doveva andare avanti con Draghi…».È quella la frase che non avete digerito?«Non potevamo condividerla. Come tutti sanno, noi pensiamo che questa legislatura prima finisce meglio è». E allora lei che ha detto?«Ho chiesto di levare di torno quella frase. Che c’entra con Berlusconi la durata della legislatura? Sono due argomenti diversi». E Antonio Tajani le avrebbe risposto: «E allora vuoi Draghi al Quirinale!».«Ma Draghi non c’entra nulla, io parlo della legislatura. Come se non bastasse, Giorgia Meloni, che come sempre controlla le agenzie, si accorge che a vertice in corso stavano uscendo agenzie di stampa che ne rivelavano i contenuti. E questo per noi è gravissimo. Tanto più che queste notizie fuoriuscite davano una versione della riunione difforme dalla realtà. Anzi, opposta alla realtà». Cioè?«Trovo scritto nelle agenzie che La Russa avrebbe escluso Draghi dal Quirinale. Ma quando mai. Noi non mettiamo veti su nessuno. Più che veti, abbiamo obiettivi. E l’obiettivo principale è far sì che il presidente della Repubblica questa volta sia un uomo o una donna espressione della cultura di centrodestra. Non necessariamente un politico». Insomma ci sono state scorrettezze tra alleati?«Abbiamo temuto la furbata. Quella di addossarci un problema che è tutto della maggioranza: non compete a noi stabilire cosa dire a Draghi, che peraltro non mi sembra disdegni di voler fare il presidente della Repubblica. È un problema che si devono smazzare loro, e non possono addossarlo a Fratelli d’Italia». Com’è finita, insomma?«La discussione è finita subito, perché giustamente Giorgia Meloni ha detto: non posso partecipare a una riunione in cui qualcuno tra i presenti tiene aperto contemporaneamente un canale con la stampa». Non rischiate di dare ragione a Letta, che ha subito puntato il dito sulle divisioni del centrodestra? «Più che diviso, è un centrodestra che si presenta semmai troppo allargato in questi momenti di riunione. Chi partecipa deve rispondere a dei requisiti, deve condividere i capisaldi della coalizione. Per dire, la volta scorsa Brugnaro ci è venuto a dire che era contro il maggioritario: ora, la ragione del centrodestra è quella di essere una coalizione che si presenta insieme. Se arriva il proporzionale non esiste più il centrodestra. Ci sarebbero soltanto dei partiti che vanno ognuno per i fatti loro». Diciamo che questo passaggio delicato poteva essere gestito in maniera migliore?«Intanto per il futuro riunioni online non ne faremo più. Però insomma: tutto è recuperabile. Ricordiamoci la stella polare: trovare uno o più nomi - meglio partire da una rosa, ma alla fine si stringe su una persona - da offrire a tutto il Parlamento. Uomini e donne di centrodestra: prevalentemente di area culturale, non pensiamo a persone che abbiano attualmente ruoli politici. Questo perché si possa partire dai nostri numeri per poi verificare la possibilità di condividerli con altri. Quello che per noi conta è che questa persona abbia a cuore gli interessi nazionali e che rispetti la volontà popolare». Il famoso presidente patriota?«Intanto una battaglia culturale l’abbiamo vinta noi della destra. Mentre i termini populismo e sovranismo sono stati ammantati di valenza negativa, adesso tutti fanno a gara ad appropriarsi della parola “patriota” per il nuovo presidente. È un segnale importante: chi vince la guerra delle parole è già a metà dell’opera». Il Pd dice che comunque il centrodestra non ha diritto di prelazione.«Una cosa è sicura: Fratelli d’Italia non voterà un uomo della sinistra. Il Parlamento ha scelto ripetutamente per il Colle persone espresse dalla sinistra, e a volte ci è sembrato giusto approvare quelle proposte. Stavolta, siccome non ha i numeri per dare le carte, la sinistra accampa ogni genere di pretesa. Vorrebbero un presidente eletto con il massimo dei voti, ma non è mai successo tranne che in due occasioni. Poi ci mettono fretta come avessero le fregole, vorrebbero un presidente che venga scelto nelle prime due sedute, e anche questo è successo molto raramente. Ricordo poi che nella storia repubblicana tutti i presidenti, anche quelli eletti con pochissimi voti, poi nei comportamenti possono essere presidenti di tutti». Comunque potrebbe venir meno quell’anomalia di un Paese per metà di centrodestra che tuttavia non riesce a esprimere un capo dello Stato affine a quell’area politica…«Sì, ma non abbiamo mai pensato che il presidente possa essere eletto con i soli voti del centrodestra. Ripeto, noi offriremo uno o più nomi agli avversari, nella concreta possibilità che convergano su una persona. Come avvenne per Carlo Azeglio Ciampi: proposto dalla sinistra e votato da noi». Conferma che sarebbe meglio avere un non politico sul Colle?«Certamente è più difficile raccogliere consensi intorno a una persona che si trova in Parlamento in questo momento, se escludiamo i ruoli istituzionali. Maggiori probabilità potrebbero spingere verso un uomo dell’area culturale di centrodestra. Detto questo, non escludo nessuno, ma nella rosa dei nomi che proporremo, la maggioranza sarà costituita certamente da non politici». Quindi escludiamo subito Pierferdinando Casini?«Veda lei. Non è che lo escludiamo solo perché è un politico, ma Casini è di destra? Di sinistra? Boh, non lo so. Comunque, ribadisco che non poniamo veti su nessuno. Però abbiamo delle nette preferenze». La prima persona su cui non ponete veti è Mario Draghi. «Non porre veti non significa che votiamo chiunque. Vuol dire che nessuno può nascondersi dietro veti di Fratelli d’Italia». Voterete Draghi al Colle dietro garanzia che si vada alle elezioni, anche se questa garanzia è difficile averla? «Diciamo che Draghi non è in cima ai nostri pensieri. Senta, mi fa strano che chiediate a noi di Fdi come voteremmo: è una questione che attiene alle forze che sostengono il governo del presidente del Consiglio. Se queste forze sono d’accordo a eleggere Draghi al Quirinale, non hanno bisogno dei nostri voti. Se invece non sono d’accordo, allora non bastano i nostri voti. Quindi di cosa parliamo?». E voi non c’entrate nulla con l’eventuale discussione sul sostituto di Draghi a Palazzo Chigi? «Noi daremo la fiducia solo a un governo scelto dal popolo. Fino a quel momento, noi non entreremo in nessun governo, men che meno assieme alla sinistra. Poi potremo fare anche un’opposizione patriottica, come stiamo facendo da mesi: ma non vogliamo avere commistioni nel governo, neanche dall’esterno. A noi non capiterà di ritrovarci costretti a ingoiare leggi che non ci piacciono». L’ipotesi più grave sarebbe ritrovarsi due tecnici ai vertici dello Stato, uno a Palazzo Chigi e l’altro al Quirinale?«L’ipotesi più orrenda è che la sinistra, che governa da tempo senza avere la maggioranza del Paese, esprima ancora una volta il presidente della Repubblica. Senza avere, questa volta, neanche la maggioranza del Parlamento». Che cosa succederà nelle prime votazioni? «È probabile che ci orienteremo per la scheda bianca o per un voto di bandiera. È ancora tutto aperto». Difficile eleggere il capo dello Stato prima della quarta votazione? «Chi vivrà, vedrà. Oggi come oggi non vedo convergenze per le prime tre votazioni. Ma in questi frangenti può cambiare tutto molto velocemente. E attenzione: ricordo ancora che rarissimamente il voto del presidente avviene in tempi ristretti. Inoltre, la normalità è che fino all’ultimo il nome del presidente eletto non rientri tra i favoriti della vigilia…».Ma lei ce l’ha un suo nome personale per il Colle?«Certo che ce l’ho. Una persona che stimo e considero all’altezza. Conta anche la conoscenza e l’amicizia personale».Ci dà un aiuto in più?«No, no, niente aiutini. Mi fermo qua».
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)