2021-08-14
La ricetta di Conte per i poveri a Milano: fattorie verticali in tutte le periferie
L'ex premier tace su sicurezza ed edilizia popolare per buttarsi sull'agricoltura. Dimostrando però di non conoscere il tema. Evidentemente Giuseppe Conte, parlando delle periferie di Milano, e quindi riteniamo delle periferie in generale, non sa di che parla. Chissà se in questi anni ne ha mai visitata una, e si è reso conto di quali siano i veri i problemi, tanti e alcuni enormi che affliggono le periferie. A commentare la sua lettera-programma al Corriere della Sera ci ha già pensato Giorgio Gandola ieri su queste stesse colonne, paragonandolo giustamente a Totò Peppino e al loro sbarco nella capitale lombarda. Purtroppo, il suddetto Conte l'ironia e tantomeno l'autoironia non sa neanche dove stiano di casa. Anzi, a dirla tutta, ha sempre dato l'impressione di avere un'alta considerazione di sé stesso, da quando indirettamente si paragonò a Winston Churchill. E gli va dato atto che dette una gran prova di coraggio: quella di esporsi al ridicolo.Ma torniamo alle periferie, delle quali solo sotto elezioni qualcuno, più o meno convintamente, parla, per non parlarne più fino a quelle successive. Questa è stata la volta di Giuseppe Conte, neo presidente dei pentastellati. Dopo una serie di ovvietà impressionanti - tra le quali che Milano e la Lombardia devono tornare a essere la locomotiva d'Italia, sfuggendogli il non trascurabile particolare che lo sono già e da anni. Ma, essendo prevista a settembre la sua prima visita al Nord (la gente si accalca già di notte per prenotarsi un posto per andare a sentirlo), ecco che arriva al tema delle periferie e dei bambini poveri. E qui raggiunge il massimo.Aguzzate bene la vista e leggete quanto segue. Parola di Conte (rendiamo grazie a Grillo). «I quartieri periferici devono però decisamente migliorare l'offerta dei servizi, alleggerendo le pressioni sul centro cittadino». Cioè l'offerta dei servizi in periferia non va fatta perché mancano in periferia, ma per alleggerire le pressioni sul centro. Questa in tanti anni che mi occupo di periferie non l'avevo mai sentita. I servizi nelle periferie ci vanno messi perché non ci sono, non per alleggerire la pressione sul centro, che forse a lui sta più a cuore, un po' come al sindaco Beppe Sala: il sindaco della cerchia, non alla testa ma dei Navigli, o del monopattino che dir si voglia. Alle periferie mancano trasporti adeguati, soprattutto per gli anziani che devono recarsi lontano da casa per questioni di analisi o cure mediche; alle periferie mancano adeguati spazi per le associazioni di volontariato e no profit, che sono talora gli unici operatori seri che danno una mano vera ai cittadini. Alle periferie manca una ristrutturazione importante di tutta l'edilizia popolare. Stia attento Conte a quale palazzo periferico di edilizia popolare sceglierà per la sua visita, e si porti il fazzolettino bianco. Perché in molti casi se vuole andare all'ultimo piano l'ascensore se lo scorda: ci deve andare a piedi. Non ci vuole il Superbonus 110%, ci vuole volontà e capacità politica 110% di occuparsi degli ultimi, dei più svantaggiati, di chi abita in condizioni indecenti, di responsabilità esclusiva del pubblico e dove il privato non c'entra una mazza. È questa la vera emergenza delle periferie: rendere prima di tutto l'edilizia popolare decente, manutenerla, ristrutturarla dove necessario, espellere gli abitanti abusivi, dotarla di verde, di spazi gioco per i bambini e luoghi per gli anziani. Ma, soprattutto, rafforzare la sicurezza nelle periferie e in determinati quartieri dove, dopo una certa ora (più tardi d'estate, prima d'inverno), scatta il coprifuoco. Nessuno può uscire di casa tranquillo per farsi una passeggiata e prendere una boccata d'aria o fare delle semplici e necessarie commissioni. O, più semplicemente ancora, per fare quello che gli pare senza dover temere che qualcuno lo assalti, lo scippi, lo derubi e altro ancora.Ma non è finita qui. «Sarà importante - prosegue il sub Elevato - pianificare la realizzazione di vertical farm nelle periferie per produrre cibo in maniera sostenibile… con l'ambizioso obiettivo di rendere Milano autosufficiente a livello alimentare per il 2050». Ora, le vertical farm sono cose serie, molto serie, ma evidentemente parlando delle periferie Conte non parlava ai loro abitanti, e neanche alla maggior parte degli abitanti di altre parti di Milano, ma a un gruppo ristretto di addetti del settore e in particolare a degli agronomi di un certo livello. Ci domandiamo: come si fa a citare le vertical farm indicando come priorità la riqualificazione delle periferie? L'avete mai visto un menù che parte dal dessert? Sì, quello politico di Conte, che tra l'altro si preoccupa dell'autosufficienza alimentare di Milano, come se in Lombardia l'agricoltura fosse qualcosa di marginale, probabilmente in possesso di informazioni riservate - tanto riservate che albergano solo nella sua testa - di un probabile attacco alieno della città entro quella data del 2050. Non so se ci sarò ancora per quella data, ma appena torno dalle vacanze proporrò al direttore Maurizio Belpietro di mettere su degli orti di proprietà del giornale, in modo da assicurare ai giovani colleghi un futuro certo, almeno dal punto di vista alimentare. Intanto mi faccio un orto sul terrazzino di casa. Noi scherziamo, ma se Conte avesse ragione? Meglio prepararsi per tempo.
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