2023-02-13
La rete pubblica non può fare share con le volgarità
Amadeus e i dirigenti Rai si nascondono dietro lo share. «Abbiamo fatto il migliore ascolto di sempre» è la frase con cui replicano a chi li critica e ne chiede le dimissioni per il peggior Festival di sempre. «Se mi mandano via me ne vado», ha detto il conduttore dei Soliti ignoti, salvo poi precisare che gli ascolti sono dalla sua parte. «Nella vita, al di là dei festival, dipende tutto da un risultato: se avessi fatto il 15 o il 20 per cento in meno sarei un allenatore esonerabile». Ma siccome ho fatto il 10 per cento in più, è il ragionamento sottinteso di Amadeus, nessuno mi può toccare. È vero, erano anni che l’edizione canora di Sanremo non registrava simili percentuali di ascolto. Nonostante la contro programmazione di alcune reti, a seguire le ultime puntate di Sanremo è stato più del 60 per cento degli italiani. L’Auditel, come si sa, è un sistema imperfetto, che sulla base di un certo numero di rilevazioni stima la percentuale di spettatori che segue un determinato programma, e nella settimana appena trascorsa il settantatreesimo appuntamento con la canzone italiana avrebbe raggiunto picchi del 66 per cento. Fin qui nulla da dire: in percentuale, il Festival appena concluso è stato uno dei più visti della storia. Anche se in valori assoluti non si può dire la stessa cosa. Infatti, nel 1995, quando lo spettacolo raggiunse il 65 per cento di share, gli italiani davanti alla tv per seguire Sanremo erano 15 milioni e 602.000, mentre nei giorni scorsi, nonostante una percentuale maggiore, non si è arrivati neppure a 11 milioni. Nelle passate edizioni, anche con uno share appena sopra il 50 per cento, i televedenti erano almeno 12 milioni, e dunque in valori assoluti lo spettacolo era visto da un italiano su cinque, mentre ora siamo a uno su sei. Tuttavia, si giustifica Amadeus, anche con sei spettatori ogni dieci, abbiamo fatto il record. Giusto, ma come è stato raggiunto questo risultato? Il primo giorno con uno spettacolo intorno alla Costituzione, che è parso un messaggio trasversale contro la riforma presidenziale, a cui è seguito un attacco alla maggioranza politica che ha vinto le elezioni, con Fedez a provare e riprovare prima di strappare in diretta la foto di un viceministro. Uno spettacolo che dunque, fino nelle sue battute iniziali, aveva il preciso intento di innescare una polemica. Il secondo giorno si è parlato delle condizioni delle carceri italiane, mentre è in atto uno scontro sulla detenzione al 41 bis di un terrorista. Il terzo giorno, gli italiani si sono sentiti dire che l’Italia è un Paese razzista dalla figlia di immigrati che nel nostro Paese ha trovato l’America. Il quarto giorno è arrivato un inno alla liberalizzazione delle droghe e il tutto è proseguito con un bacio in diretta fra due cantanti maschi. Infine, il quinto giorno, dopo polemiche montate ad arte sulla partecipazione di Volodymyr Zelensky, alle due di notte è stato letto un messaggio del presidente ucraino, quasi a lasciar capire che qualcuno abbia cercato di ridurre al minimo la solita richiesta di armi da parte del governo di Kiev.Nessuno ha evidentemente intenzione di minimizzare i dati d’ascolto conseguiti dal programma Rai. Ma il problema non è dato dal numero di italiani che hanno seguito Sanremo, bensì da come Amadeus e compagni hanno ottenuto quei risultati. È probabile che se domani qualcuno facesse pipì sul palco dell’Ariston gli ascolti schizzerebbero alle stelle. E se un cantante pronunciasse un turpiloquio le polemiche divamperebbero, con inevitabili influssi sullo share. Dunque, nessuno ha intenzione di discutere di percentuali, semmai di come si è arrivati al 66 per cento e soprattutto se questa sia la funzione del servizio pubblico. Lo sanno anche i sassi che per fare ascolti bisogna fare scandalo, distruggere i fiori e la sceneggiatura sul palco, fare finta di essere fluidi, twerkando e baciando un altro uomo in bocca, e inneggiare alla droga libera o accusare gli italiani di razzismo. Ma è questa la funzione del servizio pubblico? Gli italiani pagano il canone per sentirsi derisi, insultati e vedere scene da locali vietati ai minori? Oppure vogliono avere informazioni equilibrate, programmi rispettosi di tutte le idee e non solo di quelle di sinistra? Non so cosa ne pensiate, ma io so che il festival delle canzoni è diventato il festival dell’Unità e della trasgressione, un raduno politicamente corretto e sessualmente scorretto, dove la politica ha prevalso sulla musica, la volgarità sul buon gusto. Infatti, dei brani in gara si è parlato poco o nulla, mentre molto si è discusso di Fedez, Egonu e Rosa Chemical. La musica è finita in secondo piano, mentre in primo è passata la politica. Amadeus può nascondersi dietro lo share fin che vuole, ma visto che la Rai è del contribuente e non sua, e nemmeno del Pd o di Fedez, se ne deve andare. E insieme a lui devono fare le valigie il direttore di Rai uno che ha organizzato questo indegno spettacolo e pure l’amministratore delegato che lo ha consentito.
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