2022-07-19
La Rai sveli all’Italia il vero volto dell’aborto
Federica Picchi e la locandina del film Unplanned (Dominus Production)
La produttrice Federica Picchi distribuisce «Unplanned», la pellicola che fa luce sul business di morte di Planned Parenthood. Una realtà nascosta dal mainstream che il grande pubblico italiano meriterebbe di conoscere grazie alla televisione pubblica. Federica Picchi un giorno ha scelto di rendersi la vita difficile. Aveva un impiego molto redditizio, con smisurate opportunità di soddisfazione a livello di crescita professionale. Ma ha mollato tutto per iniziare una sfibrante battaglia culturale. «Ho frequentato la Bocconi e poi ho iniziato a lavorare per le banche d’affari, prima JP Morgan poi Standard bank. Ho passato in questo mondo nove anni della mia vita». Si occupava di rapporti con l’Africa e l’America latina, appartamento pagato nella City, viaggi e alberghi di lusso.Quindi, il dolore per la malattia e la morte della madre e un periodo sabbatico da cui è riemersa convertita e motivata più che mai a incidere sulla mentalità italiana. «Soprattutto lavorando con l’Africa mi sono resa conto che la cultura è il motore fondamentale delle nazioni. E in fondo anche qui da noi non è che a livello culturale si stia proprio benissimo...».Federica ha fondato la casa di produzione Dominus, che ha iniziato le attività con la distribuzione italiana del film Cristiada, interpretato da Andy Garcia ed Eva Longoria. Della vicenda di questo lungometraggio La Verità si occupò nel primo numero arrivato in edicola. La pellicola racconta il coraggio dei cristeros e dei contadini messicani che si rivoltarono contro il regime para comunista e massonico di Plutarco Elias Calles, nel 1924. Negli anni appena successivi, in Messico furono macellati circa 85.000 cattolici: fu una delle pagine più orrende del libro nero della Storia sudamericana, su cui ancora oggi troppo spesso viene imposto il silenzio.Nel 2016 raccontammo come Cristiada, nonostante oltre 45.000 biglietti venduti in 140 sale, fosse stato ripetutamente rifiutato dai dirigenti Rai. Ora, diversi anni dopo, possiamo raccontare una piccola, grande vittoria e una nuova sfida. Il film, alla fine, sulla tv pubblica è passato. «Lo scorso 8 settembre Cristiada è stato trasmesso su Rai 2», dice Federica Picchi. «Poi è stato reso disponibile su Rai Play. Con la Rai abbiamo un contratto per cinque anni, e il film dovrebbe essere trasmesso due volte l’anno». Niente male, viste le premesse. Ovviamente, però, ci sono i lati negativi. «Cristiada è stato trasmesso alle 23.45, una scelta che di certo non dipende dai contenuti violenti. Per dire: Gomorra viene trasmessa in pausa pranzo... Il problema sono sempre stati i contenuti di altro tipo, che non erano graditi ai vertici dell’emittente pubblica». Il film cristiano, anche se di qualità, interpretato da attori di primo piano e totalmente compatibile con i canoni tecnici del mainstream, viene sempre guardato con sospetto. O addirittura con avversione. Sorridendo, la Picchi snocciola qualche cifra. «Per Cristiada con Andy Garcia a Rai ha speso appena 30.000 euro. Tenete conto che solo per la distribuzione nelle sale io investo tra i 200.000 e i 300.000 euro».Grazie al cielo, a garantire la sostenibilità economica provvede il successo di pubblico. «A ogni proiezione le sale si riempiono. Un tempo i cinema erano diffidenti o non mi consideravano. Oggi invece mi cercano, soprattutto da quando c’è stato il Covid. Oggi anche i grandi blockbuster fanno meno spettatori, noi invece ne abbiamo sempre centinaia, in alcuni casi migliaia».E qui arriviamo alla nuova sfida con cui Federica ha deciso di misurarsi: la distribuzione di Unplanned, il più clamoroso ed efficace dei film sull’aborto, che Federica definisce con convinzione «femminista, poiché parla davvero di tutela della donna». Questa pellicola, firmata da Cary Solomon e Chuck Konzelman, si basa sulla vera storia di Abby Johnson, ex-dipendente dell’organizzazione Planned Parenthood, la più grande organizzazione abortista al mondo, che negli anni grazie alle sue numerose cliniche ha sviluppato un giro di affari miliardario. Assieme alla vicenda biografica di Abby Johnson, Unplanned mostra anche parecchie verità sottaciute o negate a proposito dell’aborto, e tanto basta a rendere il film non gradito alla grande distribuzione.Federica Picchi ha deciso di sostenerlo impegnandosi di persona. Organizza proiezioni e dibattiti. Subisce le contestazioni delle organizzazioni femministe davanti alle sale e ogni volta, con pazienza e pacatezza, cerca di dialogare, invita chi contesta a entrare e guardare. E spesso ottiene risultati sorprendenti. «Molte ragazze, dopo le polemiche iniziali, rimangono colpite. Iniziano a riflettere, cercano più informazioni». È un lavoro duro ma importante.Il prossimo 29 luglio Unplanned sarà proiettato all’Ariston di Sanremo. Un evento in grande stile che potrà contare anche su diverse adesioni istituzionali. Sarà l’ennesima piccola, grande vittoria. Ancora non basta, però.Il punto è che un film del genere dovrebbe essere visibile dal vasto pubblico della televisione. Dovrebbe essere trasmesso dalla Rai, per vari motivi tutti importanti. Intanto, si tratterebbe di una operazione culturale notevole e necessaria per garantire la pluralità del dibattito pubblico. Sulla televisione di Stato vediamo prodotti di ogni sorta, spesso passano film di scarsa qualità e di dubbio contenuto. Non ci sono mai problemi quando si tratta di dare spazio all’ideologia liberal. E allora, perché non si dovrebbe consentire anche a una visione del mondo differente di trovare rappresentanza? C’è, insomma, un tema ineludibile di pluralismo.Ma non è solo questo. Qui ci sono anche motivazioni più strettamente commerciali. Per settimane si è discusso con foga della decisione della Corte suprema americana sull’aborto. Tutti i talk show se ne sono occupati (con faziosità, chiaro, ma lo hanno fatto). E allora, perché perdere l’occasione di mandare in onda il film più forte sull’argomento? Che la si pensi in un modo o nell’altro, abbiamo un documento di grande impatto, che può attirare spettatori anche solo grazie al suo contenuto esplosivo. Perché non approfittarne? La Rai potrebbe fare precedere o seguire la messa in onda da un confronto aperto, attorno al film si potrebbe costruire un piccolo evento mediatico: sarebbe profittevole, utile e giusto. La spesa sarebbe bassa, il ritorno enorme.Esiste a viale Mazzini qualcuno dotato di un pizzico di coraggio che abbia voglia di dare voce a posizioni condivise da una bella fetta di cittadini? Unplanned merita di andare in tv, gli italiani meritano di vederlo. E questo è il momento giusto.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)