2019-05-15
La Rai sponsorizza (ancora) il festival delle Ong che propaganda l’invasione
A Lecce nuova edizione di Sabir, evento che incensa gli attivisti pro migranti e spinge per le frontiere aperte. Nonostante le proteste leghiste, ha il patrocinio istituzionale. Dicono che i pericolosi sovranisti al potere abbiano instaurato un regime, che minaccino quotidianamente la libertà perseguitando gli oppositori. Eppure non sembra proprio che nel triste salottino della cultura italiana sia cambiato molto rispetto al passato. Anche quest'anno, per esempio, va in scena il Festival Sabir, un gigantesco baraccone il cui scopo è quello di propagandare l'immigrazione di massa e l'accoglienza senza limiti. Le precedenti edizioni si sono tenute in luoghi simbolo dell'invasione: Lampedusa (2014); Pozzallo (2016); Siracusa (2017) e Palermo (2018). Ora tocca a Lecce, che ospiterà la pregevole kermesse dal 16 al 19 maggio. Come scrivono gli organizzatori sul sito ufficiale dell'evento, scopo dell'iniziativa è quello di riflettere sulla «necessità urgente di una reale alternativa politica, culturale e sociale nel bacino del Mediterraneo, rimettendo in discussione alcuni pilastri promossi dalle istituzioni di tutta Europa, centrati sul controllo e la criminalizzazione dell'immigrazione, senza alcun interesse per i diritti delle persone e la giustizia sociale». Sempre la stessa solfa migratoria, insomma. E infatti a mettere in piedi il festival sono Arci, Caritas, Acli e Cgil, con la collaborazione di Asgi (l'associazione di giuristi appoggiata da George Soros), A buon diritto e Carta di Roma. Tra i profeti dell'accoglienza non manca nessuno. Liberi di organizzare tutto quello che vogliono, per carità. Il, però, è che la manifestazione gode di sponsor importanti: la Regione Puglia, l'Università del Salento, il Comune e la Provincia di Lecce, l'Associazione nazionale dei Comuni. E, soprattutto, la Rai. Già: la parata pro Ong gode del patrocinio dell'emittente pubblica italiana. Molto interessante: se a Verona si tiene una manifestazione a favore della famiglia e il ministero apposito la supporta, scoppia un putiferio che coinvolge addirittura il presidente del Consiglio. Se, invece, a Lecce si svolge un festival in cui vengono celebrati i taxisti del mare, allora nessuno si scandalizza se le istutizioni collaborano alla propaganda. La vicenda merita un piccolo approfondimento. Dopo la denuncia del nostro giornale, lo scorso anno due esponenti della Lega - Daniele Belotti e Simona Pergreffi, chiesero alla Commissione di vigilanza Rai di ritirare l'appoggio a Sabir. «Quando si parla di servizio pubblico radio televisivo, si dovrebbe parlare anche di imparzialità, cosa che in questa manifestazione proprio non è prevista», scrissero i due. I leghisti notavano che, nel programma dello scorso anno, erano «previsti persino convegni sulla campagna elettorale per le Europee 2019 contro movimenti politici definiti “regressivi"», e spiegavano che «offrire il patrocinio Rai a una manifestazione in cui si analizzano forme per denunciare i vertici del governo italiano legittimamente eletto, promuovere strumenti di contrasto alle sue politiche sugli hot spot, definire razzisti e populisti milioni di elettori che in Europa sostengono determinate forze politiche, organizzare etichettare come “reazionari e oscurantisti" determinati governi di paesi europei, non è dunque una svista, ma un grave errore cui rimediare con urgenza». A un certo punto, sembrava che la richiesta di Belotti e Pergreffi fosse stata accolta. A metà aprile, gli organizzatori del Festival Sabir si sono lamentati con la stampa di aver perso il patrocinio Rai: «Il sospetto», dissero, «è che ci siano temi di cui non si vuole parlare: i flussi migratori, l'Europa, le frontiere e l'informazione». La protesta non durò molto: il 14 aprile l'ufficio stampa di viale Mazzini inviò una rettifica: «L'azienda sta vivendo un momento di rinnovamento anche sul piano del protocollo che regola questo settore», spiegava la nota Rai, «a causa di un difetto di procedura la concessione non ha seguito il consueto iter». Insomma, la Rai ha concesso il patrocinio e si è pure scusata. Infatti, sul manifesto della nuova edizione di Sabir campeggia il logo di viale Mazzini assieme a quello di tutti gli altri enti pubblici coinvolti. Il cartellone è piuttosto ricco. Spettacoli teatrali, concerti, proiezioni cinematografiche. Il pubblico potrà vedere il film Libero di Michel Toesca, un documentario dedicato a Cédric Herrou, l'attivista-agricoltore noto per aver trasportato illegalmente migranti oltre il confine francese e divenuto un idolo dei «no borders» di tutto il pianeta. Ci sarà anche Dove bisogna stare, film di Daniele Gaglianone che racconta le vite di donne dedite all'accoglienza. E poi Styx, di Wolfgang Fischer, altra pellicola pro accoglienza. Non mancheranno nemmeno i temi gender grazie allo spettacolo teatrale Le spose di Bb, il cui obiettivo è quello di «eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra pratica basata su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini». Questo per quanto riguarda l'aspetto «culturale» della faccenda. C'è poi tutta la parte pratica, che prevede laboratori e lezioni a cura dei vari attivisti pro invasione. Si passa dalla formazione per «operatori dell'accoglienza» gestita da Arci e Caritas ai corsi per giornalisti. La sorosiana Asgi, invece, si occupa della «formazione giuridica», con lezioni molto interessanti tipo quella intitolata «Dal decreto Minniti al decreto Salvini: una lettura d'insieme di un progetto di progressiva erosione del diritto di asilo». L'Arci, poi, ha allestito la presentazione di un libro intitolato Il razzismo è illegale. Strumenti per un'opposizione civile. «Il razzismo», scrivono gli attivisti nel programma, «è illegale eppure, negli ultimi anni, si è assistito a una sua istituzionalizzazione, con emanazione di leggi sempre più restrittive e lesive nei confronti dei diritti umani: da fenomeno di cui vergognarsi è diventato un pericoloso strumento del potere per poi divenire programma di governo. È quindi necessario stimolare la coscienza dei cittadini e approfondire le basi etiche e legali con cui affrontare attivamente i fenomeni discriminatori. Il volume si propone come uno strumento per comprendere l'attuale momento storico e capire come esercitare il proprio lecito diritto di resistenza». Certo, la lezione di resistenza contro il governo cattivo ci voleva proprio, il festival non era già abbastanza schierato. Di manifestazioni simili ne abbiamo viste a decine, negli ultimi anni. Le posizioni che esprimono sono sempre le stesse. E sempre la stessa è la domanda: ma perché la Rai deve patrocinare una cosa del genere?
(Totaleu)
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