2019-12-16
La Procura di Milano scalda i motori su Salvini?
Sebbene Matteo Salvini sia emerso come leader del primo partito italiano da appena un anno, ha già fatto in tempo a collezionare un certo numero di avvisi di garanzia. Quasi tutti i fascicoli aperti sul suo conto dalla magistratura riguardano l'attività di ministro dell'Interno. In massima parte si tratta di questioni legate agli sbarchi di immigrati dalle navi delle Ong. Secondo il Viminale, non esisteva un automatico diritto di ingresso nei porti italiani delle imbarcazioni con a bordo extracomunitari recuperati al largo della Libia. Per alcuni pm, invece, lasciare alla fonda una nave carica di stranieri potrebbe addirittura costituire reato di sequestro di persona. Tuttavia, finora quasi tutte queste indagini sono finite nel nulla ed è probabile che anche le altre che sono ancora aperte facciano la stessa fine. Ad ogni modo Salvini non deve rispondere solo delle navi delle Ong, ma anche dei voli di Stato. Nonostante la Corte dei conti abbia stabilito che l'uso di alcuni velivoli della polizia non ha provocato alcun danno erariale, la Procura ha comunque spedito un avviso di garanzia all'ex ministro per aver volato a bordo di elicotteri o aerei in occasione di appuntamenti istituzionali. L'accusa, par di capire, è di aver abbinato agli incontri ufficiali, legati al suo mandato di capo dell'ordine pubblico, anche appuntamenti di partito o di natura elettorale. Andava sì a un vertice di pubblica sicurezza o a inaugurare una caserma, ma non rinunciava a un comizio. Questioni di lana caprina insomma, di cui il leader della Lega non credo abbia molto di che preoccuparsi.Né immagino ci sia da allarmarsi per un'altra inchiesta della magistratura che in qualche modo lo ha lambito. Si tratta di alcuni finanziamenti ricevuti da una associazione vicina a Roberto Maroni ai tempi della campagna elettorale per le regionali. I soldi, che dovevano sostenere la lista che portava il nome del futuro governatore, sarebbero stati impiegati anche per altre iniziative politiche e perciò un assessore lombardo è finito nel mirino dei pm. Infine c'è l'indagine su una fondazione che avrebbe ricevuto fondi da un costruttore romano poi finito al gabbio. I soldi, oltre che per iniziative culturali, sarebbero stati impiegati anche per sostenere Radio Padania: di qui l'accusa di finanziamento illecito al tesoriere della Lega.Niente di tutto ciò, nemmeno il famoso processo per i 49 milioni di finanziamento pubblico ricevuti dal Carroccio all'epoca di Umberto Bossi e di Francesco Belsito, sono argomenti che possono davvero impensierire Salvini. Un po' perché, come detto, sia le accuse per le navi fermate sia quelle per i voli presi paiono un po' fragili, e un po' perché le altre indagini, quelle sulla lista Maroni e i milioni, non lo riguardano, in quanto risalgono al passato.Dunque l'ex ministro può dormire sonni tranquilli, nonostante l'insistente ronzare attorno a lui delle Procure? Non lo consiglio. Perché se è vero che finora si è visto poco o nulla che lo possa impensierire, è altrettanto vero che negli ultimi giorni girano strane voci e, soprattutto, si agitano strani personaggi. In alcune redazioni si parla infatti di imminenti iniziative della Procura di Milano, quella presso cui è incardinato il procedimento aperto dopo le rivelazioni dell'Espresso su una presunta trattativa di petrolio all'Hotel Metropol di Mosca. Sono passati mesi da quando, poco prima delle elezioni europee, la faccenda deflagrò sulle prime pagine. Da allora nessuna traccia dei bidoni di greggio è stata trovata, e nemmeno si sono individuati i milioni che avrebbero - secondo una banda di scombiccherati mediatori - dovuto finanziare la campagna elettorale leghista. Tuttavia la Procura starebbe per prendere qualche clamorosa decisione. Così dicono le voci. La faccenda, che ebbe un'eco internazionale perché a un certo punto un audio dell'incontro del Metropol fu messo online su un sito americano, avrebbe attirato l'interesse di diversi cronisti d'oltreoceano, che - interessati a vicende che riguardano Mosca, ma anche ai fatti di casa nostra - avrebbero già piantato le tende a Milano, in attesa delle rivelazioni. Le notizie, si dice, dovrebbero arrivare dopo Natale, ma i cronisti del New York Times, e di altre testate blasonate, si sa che le cose le fanno con largo impiego di mezzi. Dunque meglio prepararsi in anticipo, soprattutto meglio muovere le pedine. Certo, un'inchiesta che azzoppasse un po' Salvini, anche se non dovesse concludersi con risultati sconvolgenti, avrebbe l'effetto di blindare il governo Conte. Con Matteo Renzi messo come è messo e Salvini magari sotto schiaffo di qualche Procura, Giuseppi potrebbe vedersi garantito il futuro da qui al 2023. Insomma, la sua minaccia di rimanere a Palazzo Chigi per altri tre anni potrebbe perfino realizzarsi. Perché non c'è meglio di niente di un'inchiesta per incollarlo alla sedia.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.