2019-09-18
La Ocean Viking ora ci ha preso gusto. Le Ong caricano altri 109 migranti
Ulteriori 90 consegnati alla Guardia costiera: Malta prima rifiuta di mandare una nave per il recupero, poi si piega e fa il trasbordo.Un'altra notte buia e tempestosa. Gli indomabili vichinghi continuano a salpare il Mediterraneo a caccia di disperati. Tre giorni fa, la nave di Sos Mediterranée e Medici senza frontiere aveva già fatto sbarcare 82 migranti a Lampedusa. Ieri è andato in scena identico copione: la Ocean Viking ha soccorso 48 profughi a 53 miglia dalle coste libiche. Nel primo pomeriggio ne ha caricati altri 61, per un totale di 109. Intanto la Guardia costiera italiana recuperava un centinaio di persone. A due settimane dalla tormentata nascita del governo, i giallorossi fanno i conti con la nuova politica sull'immigrazione, imposta dal Pd e avallata dai 5 stelle. Tutto previsto. L'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini, era stato facilissimo profeta: «Scommettiamo che, dopo più di un anno, la Ocean Viking sarà la prima nave Ong che entrerà in un porto italiano senza che nessuno si opponga?». La profezia s'è avverata. Il primo sbarco è filato liscio come l'olio. L'ex nave oceanografica è diventata un rompighiaccio. I vichinghi sono dunque tornati alla carica. Preceduti da altri due approdi. Dieci tunisini arrivano alle due di notte a bordo di un piccolo barchino. E qualche ora più tardi, Alarm Phone, linea telefonica dedicata al recupero di aspiranti rifugiati, twitta trionfante: «Una barca con circa novanta persone a bordo è stata soccorsa! Dopo che abbiamo allertato le autorità maltesi e italiane, la Guardia costiera ha mandato due barche per il salvataggio, andato a buon fine e confermato alle 4,40. Benvenuti in Europa!». O meglio: benvenuti in Italia. Perché la già strisciante antifona ieri rischiava di essere baldanzosamente reiterata. Il barcone, salpato dalla Libia, era in acque maltesi. Dopo l'intervento La Valletta ha inizialmente rifiutato di recuperare i naufraghi, salvo poi accettare il trasbordo dopo un braccio di ferro con Roma. In ogni caso, ormai i porti sono riaperti. «Giuseppi» Conte è l'acclamato uomo della solidarietà europea. A senso unico, però. Certo, il governo italiano promette sussidiarietà. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, qualche giorno fa, spiegava fiducioso: «C'è un grande equivoco sul fatto che sia stato assegnato un porto sicuro alla Ocean Viking. Lo abbiamo fatto perché l'Europa ha deciso di aderire alla nostra richiesta di prendere gran parte di quei migranti». Il governo fa dunque trapelare il supposto schema: un quarto degli sbarcati rimane in Italia, il resto è ripartito tra Francia e Germania, una mano la danno anche Portogallo e Lussemburgo. Un accordo che però sembra scritto sull'acqua. Manterranno fede agli impegni i nostri diabolici partner? Teutonici e transalpini accoglieranno solo i richiedenti asilo, come sempre sostenuto in passato? Oppure si faranno carico anche dei migranti economici, da sempre confinati nei paesi di primo approdo? Tutti interrogativi che, probabilmente, non troveranno una risposta prima del vertice del 23 settembre 2019 a La Valletta. Quando Malta, Italia, Francia e Germania tenteranno di trovare un'intesa politica per un «meccanismo temporaneo». Consentirebbe di ridistribuire gli immigrati automaticamente, senza dover ogni volta ricorrere a nuovi accordi. Nel drappello di volenterosi di certo non ci sarà l'Ungheria. «È un incentivo per i trafficanti e per i migranti stessi, che potranno arrivare di nuovo in massa» ha già chiarito il ministro degli Esteri di Budapest, Peter Szijjarto. Linea perfettamente sovrapponibile a quella attuata negli ultimi 14 mesi da Salvini. Ma niente è più come prima. I giallorossi hanno già sepolto ogni sovranismo frontaliero: tutti i profughi arrivati in Italia dovranno sbarcare. «Fine della propaganda» gioisce Dario Franceschini, capo delegazione dei democratici nell'esecutivo. «Deplorevole e pericoloso» rintuzza Szijjarto. Nulla di nuovo. Il paese guidato da Victor Orbán è sempre stato un fautore dei porti chiusi. Nazionalista fino al midollo. Discorso diverso per la pattuglia dei volenterosi, bendisposti a parole e ingannevoli nei fatti. Ipocrisia già svelata proprio dagli ultimi salvataggi. Malta voleva persino rifiutarsi di caricare i novanta di ieri. Si tratta del bendisposto Paese che ospiterà, tra qualche giorno, proprio il summit dei volenterosi. Eppure ieri La Valletta non voleva muovere un dito. E i giallorossi? A dispetto dei roboanti proclami, sembrano già costretti a chinare il capo. Un copione che, complice intrinseca debolezza del governo Conte bis, potrebbe ripetersi nelle prossime settimane. Il punto è proprio questo. In attesa di faticose intese, Lampedusa è tornata a essere il porto prediletto da Ong e profughi. Gli hotspot dell'isola già traboccano oltre la soglia di sicurezza. Ogni giorno vengono trasferiti decine e decine di migranti nel resto della Sicilia. La popolazione, passati mesi di relativa calma, è di nuovo in allarme. Al sindaco, Salvatore Martello, dopo i primi sbarchi, non rimaneva che sbraitare: «Accoglienti sì, stupidi no. Chi decide, dovrebbe studiare la geografia: la nave era più vicina a Porto Empedocle che non a Lampedusa». Dovrà farci l'abitudine, Martello. Purtroppo per lui, la Ocean Viking continua a solcare i mari. La nave di Sos Mediterranée ormai batte a tappeto le acque antistanti l'isola. E il destino dei ribaldi vichinghi ora s'incrocia con quello del remissivo premier in pochette. Non fatevi illusioni su chi la spunterà.