
I leader atlantici riuniti in summit a Madrid hanno deciso «un pacchetto rafforzato di sostegno» all’Ucraina. Gli Usa schiereranno più militari in Europa. Si guarda a Est e rimane in secondo piano la minaccia dal Sahel.Svezia e Finlandia sono state formalmente invitate ieri ad entrare nella Nato. «Oggi i leader della Nato hanno preso la decisione storica di invitare Finlandia e Svezia a diventare membri della Nato. L’accordo concluso ieri sera da Turchia, Finlandia e Svezia ha aperto la strada a questa decisione», ha dichiarato il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, nel corso del summit Nato di Madrid. Un invito formale, quello a Svezia e Finlandia, che è stato salutato con estremo favore dal ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. Ricordiamo che, a seguito di un’intesa raggiunta due giorni fa, la Turchia ha ritirato il proprio veto sull’ingresso di Helsinki e Stoccolma nella Nato. Un’intesa, in base a cui i due Paesi scandinavi hanno rimosso l’embargo sulle armi precedentemente imposto alla Turchia, promettendo inoltre il loro impegno nel riconoscere le preoccupazioni di sicurezza avanzate da Ankara. In tal senso, ieri il ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag, ha reso noto di voler chiedere a Svezia e Finlandia l’estradizione di 33 sospetti terroristi curdi. «Se la Turchia presenterà una richiesta di estradizione, la esamineremo, ma rispetteremo sempre la legislazione svedese e la convenzione europea sulle estradizioni: è molto importante sottolineare questo», ha replicato la premier svedese, Magdalena Andersson. Ma il semaforo verde all’allargamento dell’Alleanza non è l’unica novità del summit. I leader atlantici hanno infatti deciso «un pacchetto rafforzato di sostegno» all’Ucraina, che «accelererà la consegna di equipaggiamento di difesa non letale, migliorerà le difese e la resilienza cyber dell’Ucraina e sosterrà la modernizzazione del suo settore della difesa». Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno annunciato un aumento di forze militari in Europa: nel dettaglio, un battaglione di 65 soldati sarà schierato in Italia. In tutto questo, Stoltenberg ha auspicato un incremento delle spese militari da parte dei Paesi aderenti all’Alleanza. «Per difenderci di più è necessario spendere di più», ha detto. Nel corso del summit, è intervenuto anche Volodymyr Zelensky in videoconferenza. «La guerra non dovrebbe trascinarsi. Abbiamo bisogno di sistemi molto più moderni, di artiglieria moderna», ha dichiarato. «Non c’è un rischio di escalation, però bisogna essere pronti», ha affermato per parte sua Mario Draghi. «Noi abbiamo assunto il comando Nato in Bulgaria, e aiutiamo anche la Romania, c’è un pattugliamento aereo dei Baltici in corso già da vari mesi. Le forze che verranno mandate in Bulgaria e in Ungheria sono circa duemila soldati, ottomila sono invece di stanza in Italia, pronti, eventualmente fosse necessario», ha proseguito. Ma ieri la Nato ha anche approvato il nuovo strategic concept. Un documento interessante sotto svariati punti di vista. L’Alleanza ha messo nel mirino innanzitutto la Russia, definita come «la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza degli alleati e alla stabilità dell’area euroatlantica». Inoltre viene menzionata la minaccia cinese. «Le ambizioni e le politiche coercitive della Repubblica popolare cinese», si legge nel documento, «sfidano i nostri interessi, sicurezza e valori». Viene inoltre denunciato il legame sempre più saldo tra Pechino e Mosca, per quanto - nel paragrafo successivo - si registrino toni più morbidi, con l’auspicio di «costruire una reciproca trasparenza» con la Repubblica popolare. Il che evidenzia come alcuni Paesi -probabilmente a partire proprio dalla Germania- non vogliano guastare troppo i rapporti col Dragone. Il problema è che auspicare «trasparenza» dal Partito comunista cinese suona un tantino paradossale. Come se poi la Cina non stesse agendo per costruire un nuovo ordine internazionale, di cui essere il perno. Per quanto riguarda specificamente l’Italia, l’aspetto forse più interessante del documento riguarda l’attenzione riservata ai Balcani e al Mediterraneo. «Lavoreremo con i partner per affrontare minacce e sfide alla sicurezza condivise nelle regioni di interesse strategico per l’Alleanza, compreso il Medio Oriente e il Nord Africa e le regioni del Sahel», si legge nel documento. Sarebbe del resto auspicabile che gli Usa procedessero urgentemente a un rafforzamento del fianco meridionale della Nato: contesto, questo, in cui l’Italia dovrebbe insistere per ottenere un ruolo di leadership (facendo leva sulle pericolose ambiguità di Francia e Turchia). Tutto questo, sempre considerando un fattore fondamentale: gli avversari che l’Alleanza deve fronteggiare a Est - Russia e Cina - sono gli stessi che deve fronteggiare a Sud. Non va infatti trascurato che Pechino sta rafforzando la propria influenza sul Nord Africa, mentre il peso politico e militare di Mosca sta crescendo nel Sahel. Proprio il Sahel è un’area delicata, perché crocevia di rilevanti flussi migratori diretti verso l’Europa: flussi che Mosca potrebbe machiavellicamente usare per mettere l’Ue sotto pressione. Ecco perché tra le nuove minacce ieri la Nato ha evidenziato soprattutto quella della «strumentalizzazione dei flussi migratori». Del resto, proprio Russia e Cina hanno mostrato significativa irritazione per il summit di Madrid. Il viceministro degli Esteri russo, Serghei Ryabkov, ha definito «destabilizzante» l’allargamento della Nato. Dal canto suo, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, ha detto che l’Alleanza atlantica continua a «sostenere lo scontro di gruppo e la comunità internazionale dovrebbe mantenere un alto grado di vigilanza». Il duello tra Occidente e asse sino-russo è sempre più uno scontro sull’ordine internazionale.
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






